Festa della Sacra Famiglia

1.         Cari fratelli e sorelle, vorrei iniziare la nostra meditazione sulla Parola di Dio dalla considerazione del fatto che la Chiesa nella celebrazione del mistero natalizio, ha voluto inserire la memoria della Santa Famiglia di Nazareth.

            Il Verbo facendosi carne, ha voluto entrare nella vicenda, nella storia umana attraverso la famiglia. Egli infatti volle avere una madre: essere concepito nel grembo di una donna. Volle avere un padre legale. Nasce dunque e cresce dentro quelle fondamentali relazioni famigliari di cui ci ha parlato la prima lettura.

            Il Concilio Vaticano II afferma del Figlio di Dio, che nell’Incarnazione «si è unito in certo modo ad ogni uomo» [Gaudium et spes 22]. La Chiesa quindi non può non considerare il servizio alla famiglia uno dei suoi compiti essenziali, poiché la famiglia è stata la via che il Verbo ha percorso per venir ad abitare in mezzo a noi; perché la famiglia è la prima e più importante via che ogni uomo percorre.

            La pagina evangelica appena ascoltata narra precisamente le prime vicende della famiglia del Verbo incarnato.

            L’inizio però di questa singolare storia è segnata misteriosamente dalla nascita del Bambino e dal pericolo che Egli deve subito affrontare. Il Neonato deve subito essere salvato da un potere che voleva ucciderlo. L’annuncio della vita – «oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore» – è subito fortemente contrapposto ad una minaccia di morte: «Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».

            Questa pagina non è solo la narrazione di una storia; è anche un annuncio profetico: dentro alla storia umana esiste un conflitto fra il dono della vita e la minaccia della morte: la vita è insidiata dalle forze del male. E questo conflitto ha in primo luogo come “oggetto” la persona umana già concepita e non ancora nata.

            La minaccia alla vita concepita non dimora solo nella coscienza di singoli, ma nel nostro tempo si è concretizzata come contenuto di una cultura che non è ingiusto chiamare «cultura della morte», come ideologia, come ordinamento giuridico. L’affermazione centrale di questa cultura ed ideologia è la seguente: il concepito non ancora nato non ha un diritto assoluto e incondizionato alla vita. In linea di principio oggi ogni concepito è così esposto alla minaccia di morte. Come il neonato bambino Gesù nel Vangelo.

            Due sono le vie principali attraverso cui si cerca di entrare nelle coscienze per persuaderle a fare propria questa cultura di morte.

            La prima è la negazione della dignità di persona al concepito, non ancora nato, contro ogni evidenza originaria e le più avanzate acquisizioni della scienza. La seconda, più subdola, è un fenomeno linguistico: evitare di chiamare  le cose col proprio nome, così da esimersi dal coraggio di  guardare in faccia la verità.

            Cari fratelli e sorelle, la pagina odierna del Vangelo ci invita a stare dalla parte non del potere che uccide ma della vita che nasce, senza ambiguità. La soppressione deliberata di un essere innocente, e tale è senza dubbio il concepito, non può mai essere giustificata.

            Come, allora, si possono moralmente accettare leggi che permettono di uccidere la persona già concepita e non ancora nata? Il diritto alla vita non è appannaggio solo di persone adulte e sane.

            Ma fra le minacce alla vita, fra le espressioni della cultura della morte non posso tacere tutte quelle condizioni obiettive, strutturali che rendono difficili e perfino ostacolano l’apertura al dono della vita: le difficoltà economiche; una politica della casa progettata a misura dell’egoismo di singoli; la difficoltà dei giovani nel mercato del lavoro.

2.         «Al di sopra di tutto» ci ha appena detto l’Apostolo «vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione».

            Queste parole ci indicano la via percorrendo la quale diamo vita ad una vera cultura della vita: la via della carità. è percorrendo questa via, ci dice l’Apostolo, che si costruisce una società nella quale ogni persona, anche la più debole, è accolta.

            Accenno solamente, e termino, ad alcuni passi necessari per percorrere la via della carità.

            Il primo e fondamentale consiste nella formazione di una retta coscienza morale circa il valore assoluto ed incondizionato di ogni vita umana.

            Il secondo consiste nel riscoprire il legame fra la libertà e la verità: sradicare la libertà dalla verità delle cose e delle persone è la premessa della tirannia, anche se mascherata dal conteggio di maggioranze e minoranze.

            Ma soprattutto, ed infine, al centro di ogni cultura, di ogni civiltà sta l’atteggiamento verso il mistero di Dio. Togliete dal cuore dell’uomo il timore di Dio e renderete possibile ogni prevaricazione dell’uomo sull’uomo.

            La santa Famiglia è l’esemplare del vero amore. Protegga essa le nostre famiglie e le custodisca nella carità.

26/12/2010
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