Festa di San Petronio

La Basilica di San Petronio è la casa di tutti i bolognesi. Come a Betania, anche noi, famiglia di Dio, accogliamo Gesù e scopriamo che in realtà è il Signore ad accogliere noi. Lui si fa ospite nei nostri poveri tetti per ospitarci nel suo cuore. Noi gli abbiamo costruito un edificio magnifico, lui ha costruito per noi un Regno. Noi gli diciamo le nostre parole di ansia e sofferenza, lui ci dice la sua Parola di verità e di amore. Gesù è la verità, luce nel buio che a volte la avvolge, via che si apre camminando, vita che trasmette forza per combattere il male che vuole spegnerla. Noi al Signore offriamo spesso il superfluo e ci ricordiamo di Lui quando siamo in difficoltà. Lui ci dona tutto se stesso, non si stanca di venirci a cercare finché non ci trova o ci aspetta ansioso non per giudicarci ma per buttarci le braccia al collo. Come Maria, sorella di Marta, mettiamoci ai suoi piedi, perché i nostri tanti affanni non perdano la parte migliore, quella che non ci sarà tolta, che è il legame con Lui e con il prossimo.

Ringrazio tanto per questa celebrazione. Ne abbiamo bisogno: riconoscere il padre comune ci aiuta a sentire vicino l’unico Padre nel quale siamo Fratelli tutti. Nessuno di noi è una casualità che inizia e finisce con sé! Abbiamo un padre, che ci fa capire chi siamo e chi saremo, e questo non ci fa sentire perduti proprio perché qualcuno ci ama e ci amerà. Il nostro é un Padre che per questo non ci possiede: ci vuole e ci lascia liberi. Amore è libertà: non si compra e non si vende, non si possiede ma si regala, è senza calcoli e convenienze. Non si ama se non si è liberi di farlo e noi non siamo schiavi di Dio, ma figli. Gli uomini spesso riducono il prossimo a possesso, a oggetto, amano se conviene e non amano quando è esigente o gratuito, senza ricompense, rimborsi. Abbiamo tutti bisogno di andare a scuola da Gesù, lasciarci amare da lui come Maria, aprendogli il cuore, ascoltandolo, pregando, lasciandogli spazio per poi fare tante cose, ma con amore, non per abitudine o per sacrificio! Gesù non ci affida una regola o offre una spiegazione: ci ama, per primo, senza alcuna convenienza. È il primo e l’ultimo amante della nostra vita, fino alla fine, perché la vita non abbia fine.

Sento l’oroglio di fare parte di questa famiglia, che non è certo perfetta, segnata com’è dai nostri limiti e dal nostro peccato, ma è sua, generata da Lui. È una famiglia senza confini, che si sente a casa ovunque proprio perché ha una casa per tutti. È una famiglia dove il più grande è colui che serve perché grande è chi ama. E amore è servire. Seguiamo il consiglio dell’apostolo: non valutiamoci più di quanto è conveniente. Capiamo chi siamo pensandoci in relazione a questo corpo, che é la Chiesa e che sono, quindi, anche le nostre concrete persone. Non é un corpo virtuale, tutt’altro. Non lo potrà mai diventare, perché l’incarnazione continua con ognuno di noi, corpo e spirito. “Abbiamo doni diversi”. La diversità é un dono, non un pericolo. Non possiamo tenerceli per noi nè singolarmente nè come comunità. La Chiesa é per il mondo, cioé per la città degli uomini. Quanti doni sprecati perché usati per sè e che quindi diventano inutili o addirittura divisivi! È il corpo che mi fa capire il dono che sono. L’apostolo si raccomanda di fare tutto con semplicità, con diligenza, con gioia. Andiamo incontro a tutti con semplicità, diligenza e gioia. Cristo si é fatto servo e noi facciamo da padroni?

Il vescovo Petronio é raffigurato con la città tra le mani. Non la possiede, la custodisce. È come sua figlia e la solleva come un padre fa con il suo bambino. Ce la mostra tutta insieme, perché non siamo isole ed è la nostra prima casa comune, inserita in quella più larga del mondo. È il primo luogo dove vivere da fratelli tutti. Oggi penso che ce la faccia vedere per affidarcela. Amiamola e rendiamola una casa iniziando da noi, diventando noi i patroni di chi non ha nessuno, dei più fragili, di chi si sente senza protezione. Ci aiuta San Francesco, abbiamo ricordato gli 800 anni dalla sua predica davanti a “quasi tutta la città”. “Molte persone dotte che l’ascoltavano furono piene di ammirazione per quel discorso di un uomo illetterato. Non aveva stile di uno che predicasse, ma di conversazione”. Non parliamo una lingua da iniziati, ma quella che tutti comprendono. Se il Vangelo é complicato o lontano dalla vita il problema non é il Vangelo, ma siamo noi! “In realtà, tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace”. Il Cristiano é artigiano di pace, può vincere le inimicizie, i pregiudizi, l’odio che cresce e inaridisce il cuore e lo inclina alla violenza. Ecco, San Petronio ci mette tra le mani la nostra città, come a dire di prenderla e non viverci da estraneo. E noi non possiamo proprio vivere il messaggio di Gesù in maniera individualistica! La salvezza dell’anima non fugge dalla responsabilità per l’insieme. “Si può considerare il programma del cristianesimo come ricerca egoistica della salvezza che si rifiuta al servizio degli altri?”, si domandava Papa Benedetto. Per questo la città é tua. Consacrati nel battesimo mettiamoci anche noi a custodire la nostra città e a tessere in essa le relazioni di fraternità, di amicizia con tutti. Non guardiamo l’altro con fastidio, con sospetto, in maniera arrabbiata. Scopriamo quello che c’è di bello in ognuno! Rendiamo la città vivibile per i più fragili, luogo di incontro, di solidarietà, di conoscenza che diventa cultura.

Sono passati cinque anni dalla visita di Papa Francesco, quando proprio qui visse con i fratelli più piccoli di Gesù quel sacramentale del banchetto del cielo, la festa più bella, il meglio che deve venire, la pienezza di quello che viviamo. Disse subito dopo: “A me oggi è piaciuto il pranzo, non tanto perché la lasagna fosse molto buona, ma mi è piaciuto perché c’era il popolo di Dio, anche i più poveri, lì, e i pastori erano lì, in mezzo al popolo di Dio”. Qui ricordò come la Chiesa accoglie specialmente quanti hanno bisogno di un posto: “La Chiesa vi vuole al centro. Siamo tutti dei viandanti, dei mendicanti di amore e di speranza, e abbiamo bisogno di questo Dio che si fa vicino e si rivela nello spezzare del pane”. Sento ancora così vere queste parole, ancora di più oggi che le difficoltà rivelano quanto siamo vulnerabili, e il pane diminuisce a causa delle terribili conseguenze della guerra in Ucraina, create e accentuate da tanta speculazione. La povertà che la guerra genera a distanza ci aiuta a capire quanta sofferenza c’è tra le persone coinvolte direttamemente.

In questi giorni abbiamo visto una realizzazione sulla facciata di San Petronio che mostra i vari progetti per completarla. In fondo la Chiesa e la città sono proprio questo: bellissime ma sempre incompiute e possiamo noi completarle, renderle belle, più belle, con l’impegno, possibile a ciascuno, che rende preziosa la vita degli altri amandola, come fa Gesù con noi. Fratelli tutti. La nostra patria è nei cieli (Fil 3, 20) e cercarla ci fa amare questa nostra casa sulla terra, ci obbliga alla solidarietà e ci rende tutti uguali, fratelli e sorelle. Sia così.

Bologna, basilica di San Petronio
04/10/2022
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