Giornata del ringraziamento

Bologna, Cattedrale

E’ la giornata del Ringraziamento. Riconosciamo i doni e i benefici ricevuti dalla Provvidenza divina. E’ curioso: riceviamo dei doni e non ce ne accorgiamo: pensiamo siano merito nostro (quindi non più doni, ma guadagno) oppure non capiamo proprio che siano doni, tanto da disprezzarli in modo pratico.

Abbiamo doni e non li apriamo! Ci fa bene ringraziare! Diciamo che è un po’ come quando, da bambini ricevevamo un dono e ce ne appropriavamo rapidamente, senza gentilezza o riguardo, immancabilmente i nostri genitori ci dicevano: “Ringrazia!”. Così, forse, dobbiamo tutti imparato a ringraziare, anzitutto riconoscendo chi ci vuole bene e capiamo quanto siamo amati. In realtà ogni giorno dobbiamo ringraziare Dio, anche nelle difficoltà, quando sembra che tutto sia complicato o avvolto dall’oscurità.

Non ringraziamo per queste, ma per il suo amore che ci permette di vincerle e per i tanti segni della sua presenza. Lo capisce bene chi è sopravvissuto a qualcosa e valuta diversamente il valore di quello che prima era scontato. L’orgoglio fa credere vero e nostro solo il frutto delle nostre mani, dimenticando che tutto è grazia e che tutto è nostro nell’amore.

San Francesco lodava il Signore ed era pieno di gioia perché sentiva quanto era amato da Dio che aveva trasformava sempre quello che gli appariva amaro in dolce. Il suo canto di ringraziamento, anzi di lode, “Laudato sì” si conclude proprio con un invito: “ringraziate e servite con grande umiltà”. L’umile ringrazia e serve, regala a sua volta. L’egoista, che si fida solo di sé, possiede, esibisce, misura, calcola, si lamenta, si fa servire, usa per sé. Finisce scontento e vorace chi non si sente amato e deve cercare la droga del possedere oppure si lascia andare alla rassegnazione che cancella di gusto la nostra vita.

La provvidenza è la fedeltà di Dio, quella che si rivela pienamente nella croce: Dio dona tutto se stesso per noi, per me. E’ questa la sapienza che non “sfiorisce”, come abbiamo ascoltato, quella che “facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano”.

Infatti è quella che i piccoli comprendono, mentre i dotti e gli intelligenti non la sanno riconoscere. Hanno orecchie e non odono, hanno occhi e non vedono. “Lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro”. Essere degno non è questione di meriti, ma di fiducia.

I farisei si reputavano giusti e condannavano i peccatori invece di amarli! Degni sono i bambini che si affidano al padre, il peccatore che si lascia abbracciare da un padre incredibilmente più grande del suo peccato e il giusto che, lo speriamo, alla fine entra anche lui alla festa e ritrova quel fratello che era tornato in vita! Abbiamo tanto bisogno di questa sapienza in un momento come quello che stiamo vivendo, nel quale facciamo fatica ad affrontare le difficoltà, al dire il vero previste.

Siamo così poco abituati alla povera e semplice perseveranza, quella che alcuni oggi chiamerebbero resilienza, senza la quale non si vince il male, che è molto più insistente del nostro facile ottimismo e di un amore superficiale e senza prezzo. La vita vera, come quella dei campi, sappiamo che richiede sforzo, tempo, pazienza, tanto lavoro.

Il male, infatti, non si sconfigge come una certa pigrizia suggerisce, con un grande gesto come si schiaccia un tasto, ma con tanta ordinaria e umile perseveranza. Lo sapete bene voi, che vi misurate con i tempi dei campi, così diversi dalla rapidità illusoria cui siamo abituati, che poi finisce per scappare ai primi problemi e ai secondi si sente perduta o piena di rabbia.

Voi sapete aspettare, sapete cosa significa volere quello che ancora non c’è fidandosi che ci sarà, faticando perché questo avvenga. E’ il segreto del seminatore. Dio lo fa continuamente seminando il suo amore nel campo del mondo e dei nostri cuori, sperando che dia il frutto desiderato, che in fondo è proprio la nostra riconoscenza, perché amore chiede solo amore.

E che anche noi impariamo da Lui a donare gratuitamente. Non ringraziamo perché non abbiamo problemi o lo facciano solo dopo averli risolti tutti! Ringraziamo perché abbiamo Lui con noi, perché è venuto ed è in mezzo a noi, perché sappiamo che il suo amore ci aiuterà sempre.

Questo anno riflettiamo e ringraziamo per nostra sorella acqua, “la quale è molto utile, umile, preziosa e casta”, senza la quale non c’è vita e non c’è nemmeno l’agricoltura. In Africa quando piove è Dio che benedice la terra. E’ indispensabile e richiede di essere usata con attenzione.

Lo facciamo solo se ci ricordiamo che è per tutti e di tutti. Se nella casa comune pensiamo di essere soli o pensiamo solo a noi finiamo per sprecarla. Se ci ricordiamo che ci sono altri, tanti altri, come me, siamo attenti. Sappiamo come anche nel nostro Paese sperimentiamo il problema della siccità e di come è indispensabile “ottimizzare il consumo di acqua”.

Per fare questo sono necessari investimenti e programmi di lungo periodo” e salvaguardare dall’inquinamento “la qualità delle falde acquifere per il benessere della popolazione”.

Ringraziamo ma consapevoli del dono cerchiamo di essere buoni amministratori di quanto abbiamo, pensando sempre a chi abbiamo vicino e a chi verrà dopo. Nella notte, così difficile, di un’attesa che sembra non trovare mai il suo compimento, chiediamo di avere sempre con noi l’olio che permette di accendere le nostre lampade.

Se manca possiamo anche averle ma diventano inutili. Senza la carità nulla giova. L’olio è sempre e solo l’amore, quello che Dio ci ha affidato e che possiamo disprezzare o portare con noi, fonte di luce per le lampade della nostra vita. Vivere senza amore ci fa restare nel buio; non incontriamo e riconosciamo il volto dello sposo; ci fa arrivare tardi, non essere presenti quando serve; non ci fa trovare la gioia! La lampada della nostra vita attende ed incontra lo sposo se non dimentica l’amore e si fa guidare da questo.

Grazie Signore per i tanti doni e perché ci sei sempre, non vai più via, e non smetti di sperare che i campi del mondo possano dare frutti per noi e per tutti. I più buoni, quelli che durano sempre e danno senso a tutte le cose: i frutti dell’amore. Insegna a compiere ogni cosa seguendo te, Dio di amore grande che non ti stanchi di amare noi, rendendo bellissima ed eterna la nostra povera vita. Insegnaci a compiere le grandi cose di chi è grande perché sceglie l’umiltà e la semplicità. “Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltate”.

08/11/2020
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