giubileo dei malati

Bologna, Cattedrale

“Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (cf Mt 11,28). Sono parole di Gesù, e sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo.

Oggi queste parole arrivano a voi, carissimi fratelli, rese ancora più dolci dalla voce di Maria. E’ lei oggi a ripetervele con cuore di madre, perché vi sia più facile ascoltarle con animo aperto e siate sollecitati a cercare nel Signore crocifisso e risorto – il grande Festeggiato di quest’anno Duemila – il conforto ai vostri disagi e ai vostri mali.

Quest’anno il vostro tradizionale incontro con la Madonna di San Luca è particolarmente significativo e prezioso, perché si inserisce in questo straordinario Anno Santo e si impreziosisce dell’esperienza giubilare. In questa vostra partecipazione al Giubileo voi chiederete la grazia di una più approfondita intelligenza d’amore di Gesù, l’unico e necessario Salvatore di tutti; voi chiederete la grazia di una sincera e più radicale conversione interiore, della quale abbiamo tutti sempre bisogno; voi chiederete la grazia che ogni vostra pena si trasformi in un’occasione di carità apostolica a vantaggio dell’umanità intera.

La Patrona e Signora della nostra Bologna oggi affettuosamente vi accoglie e vi presenta al suo Figlio onnipotente e misericordioso, perché vi rassereni lui e vi soccorra con la sua grazia.

Nei momenti di desolazione e di tormento interiore – che accompagnano spesso i mali fisici e gli stati infermità – non è semplice rispondere alla domanda pungente che nasce spontaneamente in chi soffre: “Perché sono sottoposto a questa prova?”. Oggi però la Madre del Signore vi aiuta; vi aiuta non tanto a trovare risposte umane convincenti (che non ci sono), quanto a conformarvi per quel che è possibile alla volontà di Dio, a persuadervi che c’è sopra di voi un disegno di benevolenza paterna (anche se a noi appare ancora misteriosa), a lasciarvi investire e permeare della energia ineffabile del suo amore.

E provvidenzialmente la parola di Dio che adesso abbiamo ascoltato ci ha proposto soprattutto il tema dell’amore.

Dell’amore come comandamento nuovo, anima e compendio di tutta la legge, ci ha parlato Gesù nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato. E sull’amore come ragione esauriente dell’iniziativa salvifica del Padre, ci ha intrattenuto l’apostolo san Giovanni nella seconda lettura (cf 1 Gv 4,9).

Siamo dunque venuti, per così dire, a una scuola d’amore. E la lezione ci è impartita sotto lo sguardo di colei che più di ogni altra creatura è capace di amare, perché il suo affetto nasce limpidissimo dal suo cuore di vergine e al tempo stesso riceve il calore e la passione del suo cuore di madre. Avendo amato a questo modo il suo Figlio e Signore, ama a questo modo anche coloro che col suo Figlio e Signore formano una sola realtà vivente nel mistero bellissimo della Chiesa, sposa e corpo di Cristo.

“Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima” (1 Gv 4,10), ci ha detto l’apostolo. Come vittima: cioè come qualcuno che ha accolto volonterosamente una pena straziante, perché sapeva che sarebbe servita all’amore divino per riscattare dalla sua miseria l’intera famiglia umana.

Da allora ogni sofferenza accettata nella fede, assimilando l’uomo al Crocifisso, non soltanto lo purifica e lo arricchisce personalmente ma anche lo rende attivamente partecipe della redenzione del mondo.

Non solo nella scuola dell’amore, ma anche in quella del dolore fecondo di salvezza la Vergine Maria ci è maestra.

Dietro al suo Unigenito, sulla “via dolorosa”, ci ha preceduti tutti: la spada dei tormenti del Figlio ha trapassato anche la sua anima, come le era stato profetizzato (cf Lc 2,35).

La cara effigie della Madonna di San Luca, che ha rianimato generazioni e generazioni di bolognesi nei momenti più aspri del loro cammino terreno, è ora qui a dare fiducia anche a voi, che con filiale tenerezza le rivolgete i vostri sguardi imploranti.

Il suo volto amabile è qui a ricordarci che il suo destino di letizia e di gloria sarà anche il nostro, se non ci allontaneremo dal suo insegnamento di vita.

Al cospetto della sua e nostra Madre, il Salvatore ci dice: “Tutto ciò che vi ho insegnato alla difficile scuola dell’amore e del dolore, ve l’ho insegnato ‘perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’ (Gv 15,11)”.

28/05/2000
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