Memoria S. Maria Maddalena – S. Messa in occasione del 100° compleanno del sen. Giovanni Bersani

Bologna, Cattedrale

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di Santa Maria Maddalena, siamo qui riuniti dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, per celebrare con l’Eucaristia il nostro rendimento di grazie al Signore, per il dono di Giovanni Bersani e del suo 100° compleanno. L’Eucaristia, infatti, è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i benefici ricevuti. Per questo  l’Eucaristia significa prima di tutto: «azione di grazie» (Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1360).

É in questa consapevolezza ecclesiale che il Comitato promotore delle Celebrazioni Bersaniane ha voluto proporre questa Messa, e offrire un sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto a Bologna, in Europa e nel mondo, attraverso il carisma laicale e cattolico di Giovanni Bersani.

Il Cardinale Arcivescovo, assente da Bologna per un periodo di riposo, è presente spiritualmente e si unisce alla nostra preghiera, in attesa di poter rendere omaggio al Senatore, nel contesto dei due giorni di festa, programmati in suo onore il 17 e 18 ottobre, in coincidenza con la “Giornata mondiale dell’alimentazione”, nella prospettiva, oggi fondamentale, di un «nuovo umanesimo» (Cf. Caritas in veritate, nn. 21, 78).

Il 100° anniversario della nascita di Bersani si compie, dunque, nel giorno della Memoria di Santa Maria Maddalena, la prima testimone di Cristo risorto. Oggi, la grazia ricevuta da questa discepola del Signore è disponibile per noi nell’Eucaristia che ci pone in comunione con la realtà totale di Cristo morto e risorto. Gesù, infatti, nell’ultima cena ha lasciato ai suoi il «memoriale» della sua totale donazione di sé a beneficio dell’umanità: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19); «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51).

San Gregorio Magno, commentando il testo del Vangelo che abbiamo ascoltato, mette in evidenza la diversità di atteggiamento di Maria Maddalena e dei due discepoli accorsi anche loro sul luogo dell’evento: Pietro e Giovanni, visto che il sepolcro era vuoto «se ne tornarono di nuovo a casa» (Gv 20, 10), mentre la Maddalena rimase sul luogo e, con le lacrime agli occhi, continuò a cercare il suo Signore scomparso. Gesù stesso, allora, le andò incontro e la chiamò per nome «Maria!» e incaricò lei di dare l’annuncio ai fratelli: «Ho visto il Signore!» (Cf. Gv 20, 11-18).

In questo fatto – osserva ancora San Gregorio Magno – emerge la forza di chi si lascia travolgere dall’amore di Cristo, un amore che porta a vedere il volto del Risorto. Ciò dimostra che la forza dell’opera buona sta nella perseveranza come afferma il Vangelo, la voce della verità: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 10, 22). Infatti, i santi desideri crescono quando si protraggono, se invece affievoliscono significa che non erano veri desideri (Omelia 25,1-2,4-5). Oggi, purtroppo – lo diceva anche don Giuseppe Dossetti – coltiviamo dei piccoli desideri, mentre il credente ha davanti a sé un vastissimo orizzonte di traguardi “alti” da raggiungere.

Sull’esempio di questi nostri grandi padri e maestri – vivi come Giovanni Bersani o defunti come tanti altri – tutti siamo chiamati a recuperare una forte persuasione: ogni grande riforma è legata, in qualche modo alla riscoperta della fede nella presenza eucaristica del Signore in mezzo al suo popolo, perché l’Eucaristia, quando dà forma alla vita personale e all’azione della Chiesa, diffonde la verità e la carità dentro la storia (Cf. Sacramentum caritatis, nn. 6-7).

Questa è anche la persuasione teologica soggiacente alla Dottrina Sociale della Chiesa, che ebbe il suo colpo d’ala con l’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII, promulgata nel 1891, proprio nel contesto del primo Congresso Eucaristico Nazionale a Napoli. Anche in tale prospettiva emerge la convinzione profonda che da sempre accompagna la Chiesa, tra le alterne vicende della storia: l’aver ricevuto nell’Eucaristia il codice genetico della sua identità e l’inesauribile sorgente della sua potenzialità, cioè un dono pieno ed esclusivo, che la pone di fronte al mondo come «sacramento universale di salvezza» (Lumen gentium, n. 48).

Da questo risveglio ecclesiale, anche il mondo cattolico bolognese ricevette un forte impulso all’impegno nella società, impulso che diede vita ad una consolidata tradizione. Lo dice lo stesso Giovanni Bersani nella deposizione resa nel contesto del processo di Beatificazione del Servo di Dio Giuseppe Fanin. «Posso affermare – dice il Senatore – che era ormai una provata tradizione del mondo cattolico bolognese mantenere un continuo riferimento con i principi della Dottrina sociale della Chiesa. La nostra ispirazione si originava attorno all’Altare e si nutriva col cibo dei Sacramenti, sotto la guida di Sacerdoti che hanno lasciato una profonda impronta nella vita spirituale diocesana» (Cf. Positio, Summarium testium, p. 70).

Attorno all’Altare, dunque, si coltivava la crescita delle nuove generazioni, per introdurle – con cognizione di causa – nella dinamica della vita. In questo giardino ecclesiale, negli ultimi cento anni – per fermarci solo al periodo dell’esperienza vitale di Bersani – sono sbocciati tantissimi fiori, che oggi andrebbero tutti “rivisitati” e riavvalorati, ricollocandoli sul piatto di una bilancia che oggi rischia di pendere da una parte sola: quella delle ideologie sconfitte dalla storia, ma vincenti nella prassi, perché inebriate dall’autoreferenzialità egostica e smarrite nei meandri del pensiero unico e politicamente corretto, pronte a rottamare ogni principio morale.

Di questi fiori, oggi – data la circostanza – ne  mostriamo solo due, perché strettamente accomunati nella testimonianza cristiana dentro una forte e drammatica esperienza di vita: Giuseppe Fanin e Giovanni Bersani.

Giuseppe Fanin, oggi Servo di Dio, autentico evangelizzatore del mondo del lavoro, interprete coraggioso delle ansie e delle attese del mondo operaio e del proletariato agricolo. Per incarico di Bersani, ha partecipato, con forte determinazione, al movimento operaio e sindacale cristiano, nella consapevolezza che il discernimento evangelico è un apporto indispensabile per la giustizia sociale e la vera crescita dell’uomo. Ma il Signore aveva su di lui un disegno più alto: associarlo a sé nel sacrificio cruento della Croce, mettendo sulla sua testimonianza cristiana il sigillo dell’autenticità e facendo di lui un nostro intercessore in Cielo.

Giovanni Bersani, invece, è ancora qui, a ringraziare con noi il Signore, per tutti i benefici ricevuti e per il traguardo dei suoi 100 anni. Il Signore ha voluto che rimanesse in mezzo a noi come «segno dei tempi» (Cf. Presbyterorum ordinis, n. 1272) e, come tale, va interpretato alla  luce del Vangelo. Durante la sua lunga vita egli ha tessuto un filo conduttore, un vero cordone ombelicale che lo tiene ben stretto al Magistero dei Papi – durante la sua vita ne sono stati eletti dieci: da San Pio X a Papa Francesco – facendo tesoro di un orientamento dottrinale e pastorale indispensabile per illuminare la propria libertà laicale. Ecco il «segno dei tempi!». Il Senatore Bersani è per tutti noi un maestro di autentica laicità, perché l’ha vissuta senza cacciare Dio dalla storia, anzi facendone il punto di Archimede per riscattare il mondo dalle miserie umane, spirituali e materiali, “in nome di Cristo Salvatore”, proprio come fece il libero Comune con il “Liber Paradisus” e la liberazione dei servi della gleba a Bologna nel 1257.

Oggi si continua a parlare molto di laicità, non sempre in termini coerenti. Per esempio, si dà per scontato il binomio “laici e cattolici”, come se i laici dovessero occuparsi della società e i cattolici di Dio. In realtà, il termine “cattolico” significa “secondo il tutto“, perciò il laico credente, in forza della sua fede è in grado di guardare il mondo a 360° e soprattutto di «Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»(Mt 22, 21). Le due sfere sono distinte, ma sempre in relazione reciproca (Cf. Deus caritas est, 28, EV/23, 1579). Se la giustizia è lo scopo e la misura di ogni politica, essa ha bisogno dell’uso della ragione. Ma la ragione, per i suoi limiti ha bisogno di essere purificata, perché il prevalere dell’interesse e del potere produce in essa un “accecamento etico” (Cf. Deus caritas est, 28, EV/23, 1580).

Bersani ha sempre saputo che la Chiesa riconosce la laicità come un valore. Essa va intesa come “autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non da quella morale” (Cf. Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, n. 7, EV/21, 1426). I valori morali, infatti, non sono «confessionali», perché “le esigenze etiche sono radicate nell’essere umano e appartengono alla legge morale naturale (Cf. n. 5, EV/21, 1420). Pertanto, su questo orizzonte, il Senatore ci ha insegnato che “laicità” e “cattolicesimo” stanno dalla stessa parte della barricata (Cf. S. Ferrari, Il Regno, 16/2003, 528-530).

Ne consegue che il binomio da mettere in campo oggi è: «credenti e non credenti», cioè uomini e donne di buona volontà, capaci – come Giovanni Bersani – di trasparenza argomentativa, per raccordare in modo costruttivo il rapporto tra fede e ragione, a servizio di un’autentica prassi democratica. Ma tutto questo costa fatica, impegno e talvolta emarginazione. Per questo Paolo VI ha detto che la politica è una tra le forme più esigenti della carità, perchè è al servizio del bene comune e non di strategie personali o di parte. Anziché orientare il confronto alla ricerca della verità, ai nostri giorni, si lascia filtrare la persuasione che non c’è niente di assolutamente vero, perciò tutti hanno ragione e tutti hanno torto, ognuno a modo suo: chi ha più “potere contrattuale” vince e oggi, a Bologna, come altrove, si lascia campo libero alla libertà senza verità.

Ma Giovanni Bersani continua a dimostrare il contrario: la verità esiste, perché lui, come Maria Maddalena, l’ha vista in faccia con gli occhi della fede in Gesù Cristo, il Lògos – “la ragione primordiale” – che si è fatto uomo per amore dell’umanità. Da ciò possiamo comprendere il senso della prima lettura, il Cantico dei Cantici: Dio con l’Incarnazione del Figlio ha in certo modo “sposato l’umanità” e questo poema biblico canta l’amore tra Dio e il suo popolo, tra Cristo e la sua Chiesa. Infatti, la verità cristiana non opprime e non divide, ma è “lògos” che crea “dialogos” e, quindi, comunicazione e comunione (Caritas in veritate, n. 4).

Da queste persuasioni è sbocciata la vita piena di Giovanni Bersani: il suo essere “cattolico” sine glossa; il suo vivere la politica come atto d’amore; la sua dedizione globale al riscatto dei più deboli. Per questo nel 1997, nel contesto del 23° Congresso Eucaristico Nazionale di Bologna, per dare continuità all’azione del CEFA ha dato vita alla Fondazione NORD-SUD per la solidarietà internazionale e che oggi porta il suo nome. È stato un gesto concreto per dire che Gesù Cristo è sempre lo stesso: ieri, oggi e sempre (Cf. Eb 13, 8) e per dimostrare a tutti che la fede in Gesù Cristo non è il problema per la nostra democrazia, ma la soluzione, purché – come dice S. Ignazio di Antiochia – non ci limitiamo a professarci cristiani, ma ci impegnamo a divenirlo veramente, sulle orme di Papa Francesco, che sta guidando la Chiesa verso una nuova primavera.

Caro Senatore, grazie di tutto! Sono certo che anche Mons. Luigi Dardani, dal Cielo oggi esulta e partecipa, nella comunione dei Santi, a questa Eucaristia, che è la festa di nozze tra il Figlio del Re e l’umanità riscattata (Cf. Mt 22, 2). La Madonna di San Luca, “nostra difesa e nostro onore”, continui a starle vicino e conceda a questa nostra Chiesa di veder crescere nel suo giardino vocazioni laicali robuste e perseveranti come la Sua.

 

22/07/2014
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