mercoledì delle ceneri

Bologna, Cattedrale

Oggi partiamo per un’avventura: un’avventura dello spirito, che può essere più emozionante ed è certamente più seria e decisiva di ogni avventura esteriore. Proprio in questi termini va affrontata l’esperienza quaresimale, che ancora una volta ci viene proposta dalla Chiesa a cominciare da questo mercoledì delle ceneri.

La Quaresima – abbiamo detto nella orazione di apertura – è un “cammino”: un cammino che prende le mosse dall’oscurità e arriva alla luce; un cammino che inizia con i pensieri melanconici della morte e della distruzione apparente dell’uomo (“ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”) e approda all’annuncio della vita risorta che illuminerà di letizia e di speranza la notte di Pasqua; un cammino che in partenza ci offre il programma aspro della penitenza per farci poi raggiungere la serenità di una nostra trasformazione interiore, come riverbero del grande rinnovamento dei cuori e dell’universo ottenutoci dal sacrificio e dal trionfo di Cristo.

Questo è il “cammino di Dio”, e va nel senso opposto a quello cui tenta di sedurci il “mondo”; il “mondo”, si capisce, inteso come “principato di Satana” (cf Gv 12,31).

Il Nemico dell’uomo e della verità – “omicida” e “menzognero”, come lo chiama Gesù (cf Gv 8,44) – prima ci fa balenare i miraggi appetibili del piacere senza legge, della prevaricazione che pare volersi assimilare all’onnipotenza del Creatore, di insoliti e innaturali paradisi terrestri. Ma poi ci avvìa e ci sospinge verso il disgusto, la disperazione, il disfacimento fisico, la morte senza consolazione: dall’illusione alla delusione, questo è il suo percorso.

Il Dio che ci ama, invece, ci porta dal nostro buio alla sua luce; ci fa muovere dalla considerazione amara delle nostre colpe, da confessare e da piangere, e dalla incontestabile labilità della nostra esistenza, per condurci alla pace gioiosa di chi sa che l’attende uno stato di felicità senza fine, verso il quale con la vita cristiana siamo incamminati.

A ben guardare, questo “passaggio” dalle tenebre allo splendore, dal rammarico per il nostro male alla gratificante certezza del perdono ottenuto, dai pensieri di morte all’esultanza di poter raggiungere la vera vita, coglie e riproduce il dinamismo che è proprio del sacramento del battesimo.

E per la verità noi sappiamo che la Quaresima è appunto un itinerario “battesimale”: anzitutto per coloro che in essa si preparano di fatto a essere rigenerati dall’acqua e dallo Spirito Santo nella notte di Pasqua (e sono i catecumeni, per i quali innalziamo particolari preghiere); ma poi anche per tutti noi, che in queste settimane dobbiamo riscoprire la nostra storia di redenzione.

Il battesimo è un tema perenne nella spiritualità dei discepoli di Gesù, così come incancellabile e sempre attiva è la sua ricchezza, che custodiamo nelle profondità del nostro essere. Ma in questo nostro tempo questo argomento assume un’attualità nuova.

Noi siamo chiamati, come non mai prima d’ora, al confronto con tanti fratelli in umanità che non sono cristiani; ed è importante che abbiamo a far emergere e a rinvigorire la nostra identità. Più ancora, siamo avvolti da una mentalità illuministica che tutto riduce alla pura natura, e così non lascia più spazio a Cristo e alla sua azione di riscatto e di rinnovazione. Abbiamo spesso a che fare addirittura con il ritorno della vecchia mentalità pagana, sicchè non si distingue più il credente dal non credente, e adesso arriva perfino a non far tanta differenza tra gli uomini e gli animali.

È urgente allora che abbiamo a ritornare alla piena consapevolezza della nostra dignità e delle nostre fortune.

Il battesimo ci dà una nuova nascita da Dio, che così possiamo riconoscere come un padre desideroso di metterci a parte della sua eredità di amore, di luce, di gioia.

Il battesimo, incorporandosi in Cristo, ci consente di ripercorrere il suo stesso itinerario vittorioso e vivificante: “Per mezzo del battesimo – ci dice san Paolo – siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4).

Il battesimo ci investe del “sacerdozio regale”, ci aggrega alla “nazione santa”, ci immette nel “popolo che Dio si è acquistato” (cf 1 Pt 2,9); perciò deve essere sempre chiara e intensa in noi la gratitudine, l’esultanza, la fierezza della nostra appartenenza alla santa Chiesa Cattolica.

Siamo invitati a metterci su questa strada anche dalla saggezza pastorale del papa Giovanni Paolo II, il quale propone per il 1997 – primo dei tre anni di preparazione al Giubileo del 2000 – unitamente alla meditazione su Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, che sarà il tema del nostro Congresso Eucaristico, la riscoperta del battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana (cf Tertio millennio adveniente n. 41).

Ecco dunque il programma di questa Quaresima.

Si tratta di mettere a nuovo il nostro battesimo, in tutta la sua verità e in tutta la sua bellezza. Dobbiamo detergere ciò che l’offusca e togliere ciò che lo imprigiona e gli impedisce di fruttificare.

La superficialità e l’assenza di cultura religiosa o almeno catechistica, nascondendo al nostro sguardo le sublimi realtà battesimali, l’offuscano.

Le incoerenze, i compromessi, le infedeltà lo tengono vincolato nell’inerzia.

Sia in questa Quaresima più assidua e più impegnata la contemplazione della parola di Cristo, perché il battesimo rifulga come merita davanti alla nostra mente. Convertiamoci da una condotta colpevole o anche soltanto mediocre, perché il battesimo possa davvero sviluppare tutta la sua splendida efficacia di grazia, di carità operosa, di letizia dell’anima.

12/03/1997
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