Messa del Giorno di Natale

Natale con la sua realtà disarmante, essenziale, semplice, profonda riesce a cambiare i nostri cuori. È occasione – certo non solo per il consumismo – nella quale volentieri scegliamo regali per le persone che amiamo e siamo contenti di fare sentire loro il nostro amore, tanto che offrire un segno di riconoscenza all’altro è un obbligo che rispettiamo volentieri.

È quello che sceglie Dio che a Natale ci regala il suo amore. In realtà ci rendiamo conto che dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, delle quali spesso non ci accorgiamo, pensiamo siano un diritto, un nostro possesso oppure le diamo per scontate, motivo per cui siamo scontenti, perché non capiamo quanto il Signore ci circonda con tanti segni di amore. Dipende da noi capirlo.

Quando accade, siamo liberi dal cercare quello che ci manca e sappiamo godere del tanto che abbiamo.  La grazia basta perché contiene tanto amore. Il consumismo non basta mai. Dio ci regala il suo amore a Natale: non ci compra, non impone, non ci circuisce con l’inganno o, come si direbbe, con l’abuso di potere, non ci possiede: ci ama. Quando anche noi diciamo al Signore: ti amo, voglio essere tuo, ho gioia di stare con te, da quando ti conosco voglio essere migliore, mi sento sicuro perché sei con me, ecc., allora è Natale nel cuore.

Natale, infatti, è la prima prova più grande dell’amore di Dio, il regalo più impegnativo: se stesso. Gesù non regala qualcosa che parli del suo amore, non ci riempie di regali come chi deve convincerci o chi non sa regalare il suo cuore e risolve mandando cose. Gesù dona se stesso e così si espone, si dichiara, corre il facile rischio di essere rifiutato, tradito, male interpretato. Ma ci ama.

Stamane in carcere con i detenuti abbiamo detto che in fondo si fa carcerare proprio per stare insieme a noi, per liberarci dalla condanna della vita prigioniera della terra e aprirci la strada del cielo e per donarci la chiave per uscire. Gesù non ci obbliga ad aprire la cella di cui solo noi abbiamo la chiave, quella del nostro cuore.

Dipende solo da noi. Quando ce ne accorgiamo avviene qualcosa di bellissimo, sempre affidato a noi, ma che ci cambia: dire anche noi al Signore ti amo, ti prendo con me, imparo da te ad amare il prossimo, perché chi ama Dio ama il prossimo. Ama: non svolge un compito. È perché amiamo che affrontiamo i sacrifici, non viceversa. Alla Dozza lo hanno capito i detenuti che hanno spontaneamente raccolto tra loro dei soldi per aiutare i bambini del reparto di oncologia pediatrica. Mi ha molto commosso. Nessuno è tanto povero da non potere aiutare uno che sta peggio di lui.

Ecco Natale, inizio di una vita nuova. Sarà perfetta o sarà la stessa di prima? Non lo sappiamo. La differenza è che c’è Lui e noi siamo gli stessi ma nuovi. Noi avremo sempre bisogno di imparare ad amare e certamente sbaglieremo: ma il Signore non si stancherà di volerci bene, perché la sua è una nuova creazione come descrive il prologo di Giovanni e con Lui inizia anche un uomo nuovo. In principio e poi inizia tanta vita diversa, perché amata.

Forse Dio non si accorge di come siamo? Perché non pensa in maniera scettica che tanto uno resterà sempre lo stesso? Non si fida troppo? Certamente, ma come un padre non si arrende anche Dio ci aspetta sempre, ci cerca, perché sa che vogliamo e possiamo diventare nuovi. Lo sappiamo: la vita non cambia come schiacciando un tasto, in maniera digitale o scavando tanti pozzi in superficie, ma scavando in profondità nel nostro cuore, perché solo così si trova la sorgente che in esso è nascosta. Natale, infatti, non è un’emozione: è carne, un bambino che è nato e ci è affidato, che chiede solo una cosa: mi ami, mi prendi con te, mi fai tuo. Certo, è Lui che ci adotta ma siamo noi che dobbiamo aprirgli la casa del nostro cuore. Perché tutto questo avviene solo per amore.

Natale ci apre al mondo intero, perché è nato per tutti e con Gesù tutti li sentiamo nostri, tutto ci appartiene nell’amore. E questo è bellissimo.  Gesù è una presenza personale, ma non individuale; è privata, ma pubblica, come la nostra vita che è nostra ma trova il suo senso quando la doniamo, diviene di altri. Dio stesso fa così con ciascuno di noi. Viene per me, per entrare nella mia vita e per collegarla al prossimo perché non siamo noi se soli ma siamo noi se stiamo insieme.

Chi sono, però, questi “suoi” ai quali ha dato il potere di diventare figli? Possono essere tutti. È un potere che ha dato Lui a chi lo accoglie: essere come Lui. È questo il potere dell’amore perché l’unica cosa che chi ama desidera è che l’altro dica di sì, corrisponda. I suoi sono quelli che lo accolgono.

Non si appartiene ai suoi per diritto, per eredità, per meriti, credendo di possedere senz’amare. L’hanno accolto, hanno sentito che si è fatto carcerato nella cella di questo mondo e della vita che ha una barriera, un limite invalicabile, che non fa uscire: la morte. Ci cerca e attende che gli diciamo ti voglio bene. Il nostro popolo è libero dai legami di sangue, non perché non valgano ma perché viviamo un legame ancora più forte, che dona senso agli stessi legami di sangue: siamo suoi per amore, quello che il sangue non garantisce.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Perché come nella creazione il divisore lo nasconde agli uomini, lo fa immaginare come un limite e non come libertà. Per questo i “suoi non lo hanno accolto”. Lo riduciamo ad una regola da osservare o da evitare e non lo accogliamo nel cuore come amore da vivere. Se il Vangelo diventa una legge e non spirito ci fa sentire suoi ma non lo siamo.

Suoi lo diventiamo non perché perfetti, ma perché osserviamo i precetti, perché ci sentiamo amati. Questa è la differenza del Natale, quella per cui i perfetti non sono suoi, mentre quelli con una vita sbagliata, rovinata, lo diventano. Ecco perché i primi saranno gli ultimi e i pubblicani e le prostitute ci passano avanti nel regno dei cieli. Non ci costringe: non sarebbe amore. Siamo suoi e amiamo perché liberi. Non ha ragione Nicodemo per cui chi è vecchio resta tale, chi ha sbagliato sbaglierà! Nicodemo non conosce l’amore di Dio e può nascere solo dall’alto. Gesù è amore, è un corpo, concreto non virtuale.

Oggi, Natale del Signore nel mondo, si realizza l’attesa di tutti i poveri e i piccoli. Cantano i bambini dell’Antoniano per rassicurare Gesù perché scenda lo stesso sulla terra: “Forza Gesù, non ti preoccupare se il mondo non è bello visto da lassù, tutto il male che viviamo sulla Terra. Ogni lacrima che scende sale su. Con il tuo amore si può sognare. E avere un po’ di Paradiso. Quaggiù”.

Sì, Gesù non ti preoccupare, vieni lo stesso nonostante tanta violenza e cattiveria, nonostante le tante lacrime che scendono giù. Tu non ti abitui alla sofferenza delle persone e tu le raccogli, asciughi le lacrime apri alla fiducia. Insegnaci Signore ad aiutarti, a prendere sul serio il tuo amore, ad essere umili e pieni di gioia per metterci a servizio, amando tutti perché incontrino il tuo amore. Gloria a Dio e pace in terra agli uomini amati dal Signore.

Bologna, Cattedrale
25/12/2021
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