Messa di ringraziamento per l’elezione di Papa Leone XIV

«Ubi Petrus, ibi Ecclesia; nulla mors, sed vita aeterna», così si esprimeva Sant’Ambrogio nel suo commento al Salmo 40 (41). Dove c’è l’uno c’è anche l’altra e viceversa, perché sulla pietra che è l’Apostolo si edifica la Chiesa. La Chiesa è comunione, cioè piena relazione dell’uno con l’altro, insieme. Il Primato di Pietro è così distante dal vivere senza legami, come suggerito dall’individualismo, che porta esattamente al contrario, cioè a ridurre tutto a sé. Il Primato non è un ruolo, ma un amore in più che aiuta a vivere quello del vero pastore che è Cristo e che libera dalla tirannia del soggettivo. La comunione ha bisogno della paternità, del pensarsi totalmente per gli altri tanto che presiede ma nella carità, non sopra, non senza, ma insieme. Il servizio di Pietro ispira chi per ministero presiede le nostre comunità, sempre l’uno per l’altro. La Chiesa è anche umana e quindi segnata dalla debolezza e dalle contraddizioni della nostra fragilità, ma pure dalla bellezza che portiamo dentro di noi. Non guardiamo la Chiesa da lontano, parlando con malevolenza come se non fosse nostra madre e la nostra casa, come se un modo ipercritico non avesse delle conseguenze, discutendo di lei ma senza aiutare a costruirla, come se non ci appartenesse! La Chiesa non è un’idea ma fraternità, con i tratti delle persone e nella storia vissuta, frutto di Colui che si è fatto fratello della nostra umanità per ricostruire quello che il male aveva rotto, per renderci suoi perché amati e stringere un legame di amore che ci unisce. A volte pensiamo che la Chiesa non abbia bisogno di noi, non la difendiamo credendo che sia forte e dimentichiamo che è sempre minacciata dal nemico. Aiutiamola amando anche le sue ferite e rughe, senza far finta ma anche senza puritanesimi ipocriti, rendendola bella donando la nostra vita, cercando di essere santi, cioè pieni dell’amore di Dio perché sia come Dio la vuole: una famiglia e una famiglia vera, senza confini, pur con tutti i suoi limiti. Si ama la Chiesa non perché perfetta, ma perché lo sia piena dell’amore di Dio che diventa amore umano in un mondo impietoso e così sofferente. Papa Leone XIV ha detto di sé, senza nessuna retorica, che è solo un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Ciò aiuta a metterci noi a servizio, ad essere umili, a non cercare la nostra considerazione ma a servire come possiamo il prossimo, a non aspettare che siano gli altri a fare il primo passo. Ricordiamo che il male, il divisore, minaccia sempre la Chiesa e le persone, insinuando la divisione, la logica di potere, rendendoci come il mondo, cioè invitando quelli che possono invitarci, giudicando, passando dall’altra parte, avendo attenzione per chi è ricco e trattando male il povero o non considerandolo affatto, facendo preferenze di persone. Il mondo convince che il mio è contrapposto al nostro, che l’io sta meglio senza il noi o in un noi senza legami, sempre in funzione del personale star bene, come se l’altro fosse una limitazione o un concorrente, e così non pensiamo più che stiamo bene solo quando facciamo stare bene il prossimo.

Ho sperimentato nel Conclave e nelle Congregazioni che lo hanno preceduto – piene di differenti sensibilità, preoccupazioni e provenienze diverse, a volte anche distanti – la forza della comunione, l’armonia di doni che, liberati dal banale e rozzo protagonismo, diventano una ricchezza e una vera forza per una realtà davvero universale, cattolica, senza confini, che rende il mondo una casa. Interpretare le differenze come divisioni o conflitti, correnti, calcoli o politica, significa non comprendere la bellezza della Chiesa, famiglia di Dio, ignorare la scelta di amore che unisce e la centralità del vero unico Pastore che è Cristo, la cui voce è sempre di amore e richiamo ad amare. La comunione – che deve sempre crescere e che spesso consideriamo poco – non cancella le differenze ma le armonizza. La Chiesa accoglie tutti non perché ridotta ad albergo, ma perché tutti si sentano a casa, perché tutti sono figli di un Padre che non è un giudice o un portiere ma ha cura di ognuno di loro, non tratta da estranei perché sono figli ed è la sua e la loro casa, non perché accetta tutto, ma perché cambia tutti e tutto, rendendo tutti figli e amati. Amore e verità e la verità è l’amore. Una lettura soltanto umana non comprende la dimensione spirituale, così come questa, senza la nostra umanità, diventa inafferrabile, priva di vita, angelica e ipocrita.

Ringraziamo Papa Leone XIV per il dono del suo servizio e della sua serena disponibilità. Con gioia e convinzione piena ringraziamo Papa Francesco. Lo faccio proprio con le parole di Papa Leone XIV che ha ricordato “il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre”. Papa Leone XIV ha ringraziato per come Papa Francesco ha richiamato e attualizzato magistralmente “il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio; la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana” e, tra l’altro, “la cura amorevole degli ultimi, degli scartati; il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà”. Papa Leone XIV si è impegnato a raccogliere questa preziosa eredità, per riprendere il cammino “mano nella mano” e ha scelto il nome di Leone perché come Leone XIII affrontò la prima rivoluzione industriale oggi la Chiesa offra a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere ad un’altra rivoluzione, quella digitale, e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale che comporta nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro. Lasciamoci confermare nella via della gioia del Vangelo, che è quella di imitare Cristo, di seguirlo e di chinarci con Lui nel servizio al prossimo, ad iniziare da chi è povero, sofferente, solo. Impareremo a conoscere Papa Leone XIV, già lo amiamo per il suo ministero. Non facciamo i confronti (ognuno è diverso e per fortuna!) per poi non stare a sentire nessuno ed essere attenti alle classifiche, finendo così per dare importanza a caratteristiche spesso esteriori, invece di obbedire al Primato che significa anche aiutarlo, difendere l’unità e capire il dono che porta con sé. Abbiamo visto evidente, fisica, la sua mitezza e umiltà, da figlio di Sant’Agostino che faceva dell’amore tra i fratelli la Regola, quell’amore che supera ogni regola perché la regola stessa è l’amore. In un mondo pieno di arroganza, di esibizione di sé, di forza che umilia l’altro per esistere e per vincere nella prestazione, in un mondo che non sa amare perché riduce questo a possesso, che accetta la guerra e sceglie il riarmo invece di rafforzare la via del dialogo, che ha paura di pensarsi insieme, che grazia grande è poterci stringerci al Buon Pastore e a questo Pastore che lo rappresenta! Ringraziamo di far parte di questa Chiesa che è anzitutto comunità, cioè legame di amore in tanta solitudine e nel deserto di vita. Il suo inizio sia anche il nostro, di un rinnovato amore e soprattutto impegno a costruire, come possiamo e secondo la nostra personale vocazione, questo edificio spirituale e umano, la comunità dei fratelli e delle sorelle.

Papa Leone XIV ha chiesto “una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”, una pace che “inizia nel parlare con tutti e costruire ponti”. Lo ha chiesto a tutti perché “l’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore”. “Aiutateci anche voi, gli uni gli altri, a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”. Non facciamo mancare il nostro amore, amiamo e difendiamo sempre l’unità tra i fratelli, perché come dice Sant’Agostino “quello che avranno i singoli sarà comune a tutti”. Gli auguriamo di essere pieno dell’amore che “rende leggere le cose pesanti e facili le cose difficili”, perché “quando una cosa la si fa per amore o non si sente la fatica o si ama di sentirla”. E Sant’Agostino aggiungeva che “l’amore rende sempre nuove, e perciò sempre affascinanti, le cose abituali, le cose di ogni giorno”.  È questa la nostra preghiera per Papa Leone XIV, ma anche per il nostro impegno personale e come comunità, per amare la Chiesa e il mondo, perché il nostro amore e la nostra preghiera sostengano il suo ministero. Grazie Signore per Papa Leone XIV.

Cattedrale di San Pietro, Bologna
11/05/2025
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