Messa di suffragio per S.E. il Cardinale Giacomo Biffi

La Chiesa è sempre nostra Madre che di generazione in generazione trasmette il Vangelo e la sua sapienza insieme al bagaglio della storia. Questa è la storia che amiamo, veneriamo e nella quale ricordiamo il Vescovo Giacomo Biffi. Il Vangelo non è mai privo di una storia umana e questa ci aiuta a capirlo, ad ascoltarlo e metterlo in pratica. E’ una storia che amiamo tutta, anche nelle sue pagine più difficili, perché sempre attraverso di essa, anche il suo peccato, ci è giunto il Vangelo. Gesù lo ha affidato ai suoi e arriva fino a noi. Il Vangelo non può diventare un’ispirazione lontana e la Chiesa un’entità solo umana o solo spirituale tanto da perdere i tratti concreti della paternità e della fraternità o renderli simbolici e ineffabili. Non amo della Chiesa solo quello che piace a me. L’unico padre e maestro è Gesù e noi tutti siamo chiamati a servire ed ad amare con tutti noi stessi questa madre che Lui ha affidato ed alla quale siamo stati affidati. La Chiesa dobbiamo difenderla sempre; servirla e mai servirsene, assumerne volentieri gli oneri e non umiliarla cercando gli onori, unendo e mai assecondando la divisione, non scambiando la propria verità soggettiva alla verità trasmessa dagli Apostoli e a questi affidata. Quanto facilmente la indeboliamo! Basta ridurla a sé, dimenticarsi del comandamento dell’amore o renderlo un riferimento lontano, impersonale. Non si può avere Dio per padre se non si ha la Chiesa per madre e una madre non virtuale, ridotta a entità generica, che deve garantire il benessere e assecondare l’io come neppure quella che impone un dovere.
Gesù a chi ha lasciato qualcosa promette la vita che non finisce e cento volte tanto. Sappiamo quanto ci può agitare la domanda: “Che cosa dunque ne avremo?”. Niente è perduto se donato al Signore, regalato in suo nome, per Lui. Affidarsi al Signore, alla sua provvidenza ci libera dagli affanni. L’uomo gioioso sa di avere tanto, è forte perché si sente amato e per questo può rendere ricchi gli altri. Perdere significa trovare e lo capiamo solo vivendolo, non per teoria, ma in maniera concreta, nella nostra esperienza umana.
“Credo che solo il Signore crocifisso e risorto consente di accettare questa strana vita, enigmatica e crocifissa”. Queste parole del Cardinale, scritte a Suor Emanuela Ghini, mi colpirono e credo ci aiutano a comprendere il ricordo che facciamo della sua fede profonda, l’attenzione per l’umano e, con grande libertà, ad ogni uomo, forti come solo l’amore pieno della croce illumina, aprendo una speranza nel buio, senza rifugiarsi in banali e facili risposta. “Vivo in se stesso: non nel suo messaggio, nel suo esempio, nel suo influsso ideale sulla storia umana; non nei poveri, nei fratelli, nella comunità; che sono tutte immanenze di Cristo vere, mirabili, decisive per la vita ecclesiale, ma posteriori alla verità primordiale e sorgiva del Cristo corporalmente vivo nella sua personale identità. Questo evento, che fa di Gesù di Nazareth un caso a sé e una persona imparagonabile e inclassificabile, rende anche un caso unico coloro che accolgono questo annuncio”. Noi siamo già il mondo Nuovo.” Se in Cristo è raccolta ogni ricchezza creata, sicché Egli è la verità, la bellezza, la santità allora ogni valore autentico che si incontra nel mondo è riverbero della sua luce. Ogni valore è nativamente cristiano, anche i non valori, come la sofferenza, la sconfitta, l’insuccesso”. “Se l’uomo è sempre un’iniziale immagine di Cristo, ogni vera e onesta antropologia è anche un’iniziale cristologia. Chi con animo retto e sincero contempla l’uomo e lo ama, conosce un po’ del mistero dell’uomo Dio si dirige verso il Signore Gesù, anche se non lo sa esplicitamente.” Papa Francesco indica proprio la centralità di Cristo e dell’esperienza personale di Lui, libero dai due rischi che giudica più pericolosi per i cristiani, così simili a quelli descritti in tanti modi dal Cardinale Biffi, ironico verso i cristiani alla moda, socialmente appiattiti sul pensiero comune. Biffi parlava dell’illuminismo conservatoristico, radicalistico, marxistico e indicava, da innamorato di Dio, la vera risposta che è Gesù, legato strettamente all’umanità, tanto da essere un unico organismo vivente. Papa Francesco mette in guardia dallo gnosticismo di un cristianesimo ridotto a pensiero, privo di vita e dal pelagianesimo del volontarismo. Non è fede quella rinchiusa nel soggettivismo, “dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti”, così come ridurre tutto alla propria volontà, allo sforzo personale, facendo affidamento unicamente sulle proprie forze senza un riconoscimento sincero e sofferto dei nostri limiti.
Termino con una preghiera del Cardinale Biffi che oggi certamente intercede per noi e per la sua amata Chiesa di Bologna. Ricordo la sua ultima testimonianza, la sua ultima personalissima e convincente lezione: la sofferenza, affrontata con tanta fiducia e abbandono alla volontà di Dio.
“Signore rendici attivi costruttori tra gli uomini di una fraternità nuova; fa che dall’assidua partecipazione al tuo convito d’amore “attingiamo pienezza di carità e di vita”. Così siamo stati amati, così ancora il Signore continua ad amarci. Quando arriva – e presto o tardi arriva per tutti il momento dello sconforto, del pessimismo, delle tentazioni contro la speranza, ricordiamoci di questo amore: chi è stato amato in questo modo dall’Unigenito del Padre non può non avere, dopo ogni prova, un destino di gioia. Quando batte l’ora della solitudine – e tutti a un certo punto hanno l’impressione di essere collocati in disparte dalla vita, di essere relegati ai margini dell’esistenza e soprattutto di essere soli – richiamiamo il pensiero del Giovedì Santo: non è mai solo chi è stato ed è così desiderato e ricercato dal Signore dell’universo, della storia, dei cuori. «Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,15). Insegnaci, Gesù, l’arte di amare; la tua arte di amare davvero: senza egoismi, senza ambiguità, senza calcoli. Aiutaci a restare e a progredire alla tua scuola di servizio e di donazione.

11/07/2019
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