messa funebre di mons. Vittorio Gardini

Bologna, Chiesa dei SS. Gregorio e Siro

La provvidenza di Dio ha disposto con amabile sapienza che il termine della lunga vita di Monsignor Vittorio Gardini e la conclusione del suo prezioso ministero fossero, per così dire, incastonati entro la Pasqua del Signore; cioè, entro quel mistero di sofferenza e di salvezza, di umiliazione e di gloria, di morte e di risurrezione, che egli aveva fedelmente e operosamente annunciato e servito, per il bene dei fratelli, in tutti i molti anni del suo sacerdozio.

Don Vittorio è morto di Venerdì Santo, nell’ora in cui la Chiesa stava rievocando, nel rito, l’estremo anèlito del Figlio di Dio immolato sul Golgota. E riceve il nostro affettuoso e commosso commiato in questi giorni, in cui la Sposa di Cristo si allieta per la vittoria del suo Capo e Signore.

Niente è fortuito nella vicenda umana, che obbedisce sempre e in tutto a un disegno divino. Noi in questa coincidenza leggiamo un messaggio di consolazione e di speranza, inviatoci ad alleviare la nostra naturale tristezza e a dare serenità a questa celebrazione di suffragio.

Anche don Vittorio, come Gesù, ha potuto dire al Padre: “Tutto è compiuto” (cf Gv 19,30); tutto è compiuto della santa missione che gli era stato affidata nel lontano 1935 dal cardinal Nasalli Rocca. Il suo è stato un buon lavoro, che si è concluso proprio perché è arrivato al suo culmine: un lavoro ben rifinito, cui non mancava più niente per ottenere la piena approvazione e il premio del Signore.

Anche a suo riguardo l’angelo della Pasqua (cf Mc 16,6) può dire a quanti oggi lo rimpiangiamo: “Non abbiate paura! Voi non lo vedete più solo perché se ne andato a ricevere la ricompensa promessa ai servi attivi e fedeli”.

“Tutto è compiuto!”. Nella vigna della nostra Chiesa è stato tra gli operai più solerti, più lucidamente motivati, più soprannaturalmente efficaci nell’azione pastorale.

Davvero Monsignor Gardini, come il suo Maestro “è passato beneficando…perché Dio era con lui” (cf At 10,38). E a tutti, come un buon testimone, sull’esempio di Pietro e degli apostoli, ha recato “la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti” (cf At 10,36).

Dopo un apprendistato pastorale di soli diciotto mesi a San Giorgio di Piano, gli viene riconosciuta la maturità e l’energia necessaria per reggere una parrocchia. Ed egli sarà parroco per l’intera sua esistenza, appagato e gioioso di esserlo nella perfetta comunione col vescovo e con tutta la nostra Chiesa.

Ogni comunità che gli è stata affidata ha percepito senza fatica la totalità e la cordialità della sua dedizione.

Quattordici anni a Sant’Antonio della Gaiana, dove ha dovuto affrontare (e subire anche fisicamente) la tremenda prova della guerra, arrivata imprevedutamente fino al nostro territorio.

Vent’anni a Molinella, dove ha lasciato – monumento perenne del suo zelo, della sua avvedutezza, della sua tenacia – la bella e ampia costruzione della nuova chiesa parrocchiale.

E infine quasi trent’anni qui, ai Santi Gregorio e Siro, attento custode e saggio animatore di questa casa di Dio, che egli ha amato, ha difeso, ha reso sempre più bella, a vantaggio di questa famiglia di credenti dalla quale fino agli ultimi giorni non si è mai allontanato col ricordo, colla preghiera, con l’intenso affetto del cuore.

Don Vittorio è stato un pastore esemplare, pieno d’amore per il Signore Gesù, il principe dei pastori, di cui voleva essere quasi l’icona viva e il vicario della sua presenza di salvezza; e pieno d’amore per il gregge che gli era stato affidato.

Ha insegnato la verità di Dio senza sconti e senza alterazioni, ma sempre rendendola accettabile con la dolcezza di una carità vera.

Non solo questa comunità, che oggi lo piange, ma tutta la Chiesa di Bologna gli deve molto. Perciò con animo fraterno oggi lo raccomandiamo al Salvatore e Giudice dei vivi e dei morti, certi di essere da lui benevolmente ascoltati e di ottenere per questo servo buono e fedele il tranquillo ingresso nella “gioia del suo Signore” (cf Mt 25,21).

25/04/2000
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