Il vangelo accende la speranza, la rafforza, ci aiuta a trovarla quando sembra smarrita e troppo debole per metterci in cammino. Il Vangelo, infatti, è la speranza di Dio verso il mondo, che ha fiducia che possa cambiare e risorgere. Una speranza, quella di Dio, irragionevole, contro i giudizi delle persone pieni di scetticismo e paura, mentre Dio sembra non tenere in conto la presunzione e il peccato dei suoi stessi discepoli. Ha ragione Nicodemo, uomo giusto ma senza speranza.
Come può rinascere un uomo quando è vecchio? Non può? Non è soltanto un problema di anagrafe, anche, perché gli anni portano a fare tanta fatica a cambiare, ad accettarci con scontatezza e pigrizia. Può rinascere una persona consapevole dei fallimenti, dei limiti, delle proprie contraddizioni. Certo, è molto facile moltiplicare all’infinito le esperienze. Si affronta il male solo se abbiamo la certezza di combatterlo, altrimenti cerchiamo il modo per evitarlo, per stare bene a qualsiasi prezzo, soddisfazione, per poi abbandonarsi alla rassegnazione senza capire e trovare quello che desideriamo. Non c’è speranza, anzi, non averla sembra addirittura necessario per prevenire le delusioni, motivo per cui la disillusione sembra necessaria, come fosse realismo evitare sofferenze. No! La speranza è realista, perché entra in essa e la cambia! Infatti, in realtà tutti, proprio “Tutti sperano”.
“Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità”, ha scritto Papa Francesco.
Il contrario della speranza, quella che la riduce ad auspicio, a casualità, è la rassegnazione, che la fa sembrare sogno o eccessiva, che smorza i toni, che ha paura dell’entusiasmo, che non fa credere possibile mettendo tanti limiti, per cui siamo fragili, ci mettiamo a cercare una forza impossibile da trovare e non usiamo quella che, al contrario, già abbiamo e che può cambiare tutto: il nostro amore. La speranza accende l’amore e l’amore nutre la speranza. Lo Spirito “la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”. L’amore di Dio non resta di Dio, diventa umano, relazione, storia, legame, presenza. C’è un legame molto stretto tra speranza e pazienza.
Questa non è una virtù praticata, anzi. “Siamo ormai abituati a volere tutto e subito, in un mondo dove la fretta è diventata una costante. Non si ha più il tempo per incontrarsi e spesso anche nelle famiglie diventa difficile trovarsi insieme e parlare con calma. La pazienza è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano infatti l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura”. Aggiungerei anche dalla prestazione, da una grande conoscenza di sé ma poco della propria anima, perché non affrontiamo l’interiorità, restiamo sempre nella psiche, nella superficie delle passioni e dei sentimenti, classificando le continue emozioni, sensazioni, mentre per capirci occorre andare in fondo e non assecondarle all’infinito. La pazienza non smette di cercare, è sempre insistenza.
Speranza è anche guardare la fine, la nostra vita senza illusioni che ci deformano e ci fanno credere quello che non siamo. Ci serve, ci aiuta. La speranza non abbassa gli occhi, li alza. La speranza non evita i problemi, ma li affronta. La nostra speranza non è solo cambiare il mondo, farlo lo stesso anche se tanto dicono che è inutile. Non sé solo credere che un uomo vecchio può rinascere, che non è vero che non cambieremo mai, che il lupo sarà sempre lupo, e che l’amore è inutile, per cui lo tengo per me o lo verifico continuamente perché non ho speranza. La speranza è vincere il male, è non aspettare qualcosa senza iniziarla noi, è vedere già oggi nei germogli quello che sarà il frutto. Anche se mancano quattro mesi alla mietitura, vediamo già le messe. Sono gli occhi le cuore. La speranza inizia se trasformo le armi in strumenti per aiutare e dare vita. Noi per decidere, purtroppo, vogliamo vedere e capire prima tutto. Cerchiamo sicurezza e finiamo ancora più fragili e insicuri. La speranza ha visto e continua anche nel buio a vedere l’amore.
Andiamo anche noi dal Signore come il centurione. Non era un uomo di religione, non sapeva tutto. Non si rassegna. Spera solo che Gesù faccia qualcosa, ne è sicuro. Lo fa per un suo servo, ne soffre terribilmente. Era un uomo vero, duro probabilmente, come un militare, ma umano. Non può accettare che qualcuno soffra. Si lascia commuovere da questo. Gesù non dice: aspetta, non verifica se lo merita, non vuole verificare se è vero, non gli dice “tu non sei dei nostri, vengono prima i nostri perché sei un centurione, uno straniero”.
A Gesù è straniera la divisione, mentre l’amore rende tutti fratelli. “Verrò e lo guarirò”. Il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. Sì, la speranza non delude, ma non perché vedo, anzi proprio perché non vedo. La speranza si misura con la fatica, con l’incertezza, con la notte del dubbio. È mettersi in cammino perché ci dona moltissimo. Come sviluppare uno sguardo positivo sul mondo? Anzitutto facendo nostra la sofferenza dell’altro. Abbiamo bisogno di Gesù, che realizza la temperanza, e abbiamo bisogno dei fratelli e delle sorelle che ci aiutano a cercarla, a non rassegnarci, a non cedere al male. La speranza non è non far nulla, ma mettersi in cammino anche senza vedere nulla. La speranza non ha niente a che vedere con il provvidenzialismo. Crediamo alla Provvidenza, tanto che Gesù ci dice di non affannarci.
Ma dobbiamo metterci in cammino, mettere tutto noi stessi. La Provvidenza richiede sempre la nostra quota parte, altrimenti o non può iniziare oppure non ce ne accorgiamo! La speranza è l’attesa del Paradiso, certo, è vedere la luce alla fine della vita, in quel mistero che non è solo la nostra fine ma anche la fine delle persone care, e sapere che non finiamo. Senza speranza si propone solo una visione negativa del presente, senza futuro e ci si riempie di illusioni. Anzi, più che di illusioni di benessere rapido, da prendere e per star bene senza problemi. Gesù ci insegna a sperare, e anche i suoi fratelli più piccoli che sono lottatori di speranza.
Chi lo ha detto che nel mondo non si possono soddisfare tutte le persone? È l’idea del consumismo che rende avari e diffidenti verso gli altri che vengono eliminati. La nostra idea è la condivisione che moltiplica il poco, il consumismo spreca questo modo. La mia speranza è davvero mia quando fa sue le speranze altrui, non le vive come opposte. Aiutare la speranza degli altri rende vere e piene le proprie. Cosa immagini sia la speranza? Non ho speranza perché ho una casa, ma proprio perché non ce l’ho. Dio ripone speranza in noi, la cerca e ci aiuta a cercarla, sempre, anche quando non troviamo nulla. Bisogna saperla riconoscere.
Vorrei concludere con questo incoraggiamento di Papa Francesco sulla speranza, colloquio personale con il tu che siamo ognuno di noi.
“Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Sempre spera. Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi. Fede e speranza procedono insieme. Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta. Il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione. Non pensare mai che la lotta che conduci quaggiù sia del tutto inutile.
Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio: in noi palpita un seme di assoluto. Dio non delude: se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni. Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera. Anche Dio ci ha fatto per fiorire. Ricordo quel dialogo, quando la quercia ha chiesto al mandorlo: Parlami di Dio. E il mandorlo fiorì. Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto, alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla.
Opera la pace in mezzo agli uomini, e non ascoltare la voce di chi sparge odio e divisioni. Non ascoltare queste voci. Gli esseri umani, per quanto siano diversi gli uni dagli altri, sono stati creati per vivere insieme. Nei contrasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognuno è depositario di un frammento di verità.
Ama le persone. Amale ad una ad una. Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha la sua storia da raccontare. Anche ognuno di noi ha la propria storia da raccontare. Ogni bambino che nasce è la promessa di una vita che ancora una volta si dimostra più forte della morte. Ogni amore che sorge è una potenza di trasformazione che anela alla felicità. Gesù ci ha consegnato una luce che brilla nelle tenebre: difendila, proteggila. Quell’unico lume è la ricchezza più grande affidata alla tua vita.
E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà. La speranza ci porta a credere all’esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti. Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche. Hanno solcato gli oceani, hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai.
Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra. Pensate a questi uomini. Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. Pensa che ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta, e sminuisce la tua stessa dignità. La vita non cessa con la tua esistenza, e in questo mondo verranno altre generazioni che succederanno alla nostra, e tante altre ancora. E ogni giorno domanda a Dio il dono del coraggio. Ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura! La nostra nemica più infida non può nulla contro la fede.
E quando ti troverai impaurito davanti a qualche difficoltà della vita, ricordati che tu non vivi solo per te stesso. Nel Battesimo la tua vita è già stata immersa nel mistero della Trinità e tu appartieni a Gesù. E se un giorno ti prendesse lo spavento, o tu pensassi che il male è troppo grande per essere sfidato, pensa semplicemente che Gesù vive in te. Ed è Lui che, attraverso di te, con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell’uomo: il peccato, l’odio, il crimine, la violenza; tutti nostri nemici. Abbi sempre il coraggio della verità, però ricordati: non sei superiore a nessuno. Ricordati di questo: non sei superiore a nessuno.
Se tu fossi rimasto anche l’ultimo a credere nella verità, non rifuggire per questo dalla compagnia degli uomini. Anche se tu vivessi nel silenzio di un eremo, porta nel cuore le sofferenze di ogni creatura. Sei cristiano; e nella preghiera tutto riconsegni a Dio. E coltiva ideali. Vivi per qualcosa che supera l’uomo. E se un giorno questi ideali ti dovessero chiedere un conto salato da pagare, non smettere mai di portarli nel tuo cuore. La fedeltà ottiene tutto. Se sbagli, rialzati: nulla è più umano che commettere errori.
E quegli stessi errori non devono diventare per te una prigione. Non essere ingabbiato nei tuoi errori. Il Figlio di Dio è venuto non per i sani, ma per i malati: quindi è venuto anche per te. E se sbaglierai ancora in futuro, non temere, rialzati! Sai perché? Perché Dio è tuo amico. Se ti colpisce l’amarezza, credi fermamente in tutte le persone che ancora operano per il bene: nella loro umiltà c’è il seme di un mondo nuovo. Frequenta le persone che hanno custodito il cuore come quello di un bambino. Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore. Vivi, ama, sogna, credi. E, con la grazia Dio, non disperare mai”.
