Natale del Signore

“Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra”. Sì, “Oggi è nato per noi il Salvatore”. Natale non è una vaga e indistinta presenza, ma Dio uomo in mezzo agli uomini, Cristo. Non è un futuro lontano, indeterminato: inizia oggi, il giorno da cui impariamo a contare i nostri giorni, calcolo che dobbiamo sempre imparare di nuovo perché pensiamo che tutto inizi e finisca con noi, mentre è Gesù che dona senso al nostro presente, spiega il passato perché ci mostra la speranza verso la quale andiamo. Dal “principio” alla fine di tutto. Natale è sempre un evento gratuito, di sola grazia che come tutti i doni li capiamo per davvero se facciamo lo stesso, cioè mostriamo la luce del Natale attraverso la nostra santità. L’amore che Lui ci dona diventa parola, gesti, intelligenza, cuore, passione, benignità verso tutti. In un mondo ostile, difensivo, a volte disumano, non smettiamo mai di cercare il bene, non per fare finta che il male non ci sia, ma proprio perché lo vediamo non ci abituiamo alla sofferenza che questo provoca (il male non è mai indolore e sentire come nostra la sofferenza degli altri è l’inizio della compassione, è l’umanità del Natale di Dio che insegna ad essere umani facendo sua la nostra condizione). Combattiamo il male con la forza di Dio: l’amore.
La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Ecco perché Natale non invecchia. Dio non si nasconde e il Verbo si fa carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Perché? Ci interroghiamo di fronte all’epifanie del male e restiamo in silenzio, a volte attoniti di fronte alla crudeltà del male, inquieti per l’abilità dell’Avversario, per come l’uomo sembra non imparare mai, tanto da assistere indifferente al dolore di un altro uomo o ne è causa diretta lui stesso. Perché il Verbo si fa carne? Solo per amore. Qualcuno deve dire il nostro nome, parlarci per capire chi siamo. Non basta che qualcuno ci voglia bene: abbiamo bisogno di sentircelo dire, di vederlo nella vita! Chi ama non sopporta la distanza dall’amato, vuole essere unito a lui, mostrare i suoi sentimenti, donarli e sapere che diventano dell’amato. Dio ha creato Adamo e nel Natale cerca definitivamente ogni uomo come il suo Adamo, solo per amore. Quando l’uomo pensa di essere se stesso facendosi lui Dio, da solo per affermarsi, senza l’amore da cui viene, imponendosi, rubando e vendendo l’amore, pensandosi libero perché non di nessuno; quando l’uomo vuole dire solo “io” e non sa più dire noi; quando esiste solo quello che possiede, ecco che l’uomo si perde. Natale inizia la nuova creazione, mia, di ognuno, del mondo intero.  “L’essenziale è invisibile agli occhi” ma solo l’invisibile ci permette di capire il visibile. L’energia non la vediamo eppure senza non possiamo vivere, come quelle forze che tengono in equilibrio l’universo, “sì come rota ch’igualmente è mossa l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Ecco il Verbo che si fa carne nella storia si rende visibile e ci aiuta a vedere con gli occhi della fede la nostra vita, il creato e le creature. Siamo redenti, amati, fatti suoi, santi.
Ecco allora chi sono i suoi? Non quelli che credono di appartenergli ma per abitudine, per diritto, senza scegliere e senza amarlo con il cuore e quindi con la vita. A volte ci sentiamo esclusi per il nostro peccato, per l’indegnità, per le scelte della nostra vita. Per il Signore nessuno sarà mai il suo peccato perché nasce per liberarci dal male, facendosi come noi, amandoci fino alla fine! Noi siamo suoi quando ci lasciamo finalmente amare e quando lo accogliamo. Tutti abbiamo e tutti hanno bisogno del Natale, che è davvero necessario perché tutti cercano e cerchiamo l’amore, anche se a volte in maniera davvero complicata. Dopo il Natale possiamo dire che tutti, quindi, hanno diritto all’amore. “Lo cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; lo cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; lo cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena” diceva Papa Benedetto. Per questo il Verbo si è mostrato, bussa alla porta del nostro cuore, dobbiamo aprirgli perché dipende da noi, non può amarci se non è amato! Accogliere il Verbo significa anzitutto ascoltare, regalare tempo da trascorrere con Dio nella lettura della Parola perché sia deposta nella mangiatoia del nostro cuore e nella preghiera, dove impariamo a fare la sua volontà, non ad imporre la nostra! Accogliere il Verbo significa anche regalare tempo e cuore al prossimo, vincendo l’insipienza dei sentimenti frutto del pensare a sé! Accoglie il Verbo e diventa figlio di Dio chi rende un estraneo il suo prossimo, perché ha compassione di lui e gli regala quello che ha di più umano e divino, l’amore, cioè la vita. Non si ama Dio senza amarlo nella concretezza dell’umanità! Abbiamo amore per chi soffre ed ha bisogno di aiuto? Lo abbiamo per il profugo o il rifugiato che cerca asilo? Gli facciamo posto nelle nostre preoccupazioni o abbiamo occupato tutto con i nostri pensieri, con gli affanni, con l’ego centrismo, per cui esiste tutto solo in funzione di noi e non viceversa? Abbiamo amore oppure solo un po’ di sopportazione che ci fa sentire subito in diritto di non fare più niente, di arrenderci, di smettere?
Siamo santi, come i pastori. Essi sono i primi ad essere chiamati intorno a Lui, a incontrarlo e, non a caso sono anche i primi testimoni, che parlano di Lui. “Pace in terra agli uomini che egli ama”. La nuova creazione è compiuta! L’uomo è di nuovo unito a Dio, Adamo non ha paura e non scappa più. Il mistero del cielo si è rivelato sulla terra. Il cielo entra nel nostro cuore e noi sentiamo di fare parte del cielo. Se andiamo incontro al Signore vivendo la sua umiltà e abbassandoci verso il prossimo, allora anche noi tocchiamo il cielo e “tutto ciò che è mio è tuo”, quello che è suo è mio, quindi!
Il Natale ha suggerito tante raffigurazioni, davvero tradizionali. In realtà ognuno di noi prepara il suo presepe, con la vita di tutti i giorni. Ho contemplato recentemente in una bellissima esposizione la Madonna petroniana del presepe. Essa è modellata in un solo pezzo col bambino, la mangiatoia e il fieno. Maria è ricurva, piegata in un atteggiamento di evidente protezione del bambino. Sì, questa madre che è la chiesa non si pensa mai senza Gesù, lo difende e si pensa con lui, verità perché amore. Il bambino è deposto dove gli animali si nutrono perché Lui stesso è destinato lui a diventare nutrimento per gli uomini. Maria non guarda il figlio e ha una espressione pensosa, quasi addolorata, perché medita in cuor suo la spada che le trafiggerà l’anima, a soprattutto preoccupata che la debolezza del bambino non sia minacciata dalla forza inquietante dell’uomo che si fa Dio e diventa lupo per gli altri uomini, dell’Erode che spegne la vita come sempre suggerisce l’orgoglio tiranno dell’uomo. Ecco, la Chiesa è e sarà sempre questa madre che vuole solo proteggere la vita, la persona, chiunque essa sia, dall’inizio alla fine, con i sentimenti di una madre che sceglie l’unica parte, quella del figlio, di Cristo. Aiutiamola. Quante tenebre nascoste nei cuori, quanta sofferenza, quanta fragilità che confonde e rende tutto incerto.
Ecco la nostra gioia: luce per le tenebre. “Sì dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia” e Dio ce le ha affidate per regalarle a tanti che la aspettano.

25/12/2018
condividi su