Novena in tempo di epidemia – Ottava giorno

Bologna, Cattedrale

Terminiamo con la dolce protezione di Maria questa seconda domenica senza eucarestia. Ha detto Papa Francesco: “Siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo.

È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti, specialmente per le persone che vivono sole”.

Una preghiera è stata questa: “Gesù mio, credo che Tu sei nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te; non permettere che io mi abbia mai a separare da Te.” E continuiamo a pregare che possiamo tornare presto a spezzare il pane del cielo di cui abbiamo bisogno, per imparare a spezzare con ancora più amore quello della terra. 

La situazione è sempre molto grave e l’intercessione è ancora più insistente. Siamo come la povera vedova del Vangelo che vuole giustizia da un giudice davvero iniquo com’è sempre il male e questo virus. 43 nuovi decessi in Regione solo ieri, 2 a Bologna e sempre solo in un giorno17 persone in più in terapia intensiva e 230 nuovi contagiati, 1200 persone in isolamento a casa, 145 in più rispetto a ieri.

Preghiamo per loro, per i loro parenti che spesso non hanno potuto e non possono accompagnare la sofferenza dei loro cari. L’isolamento porta delle conseguenze in ognuno di noi, maggiormente in chi è fragile. “Sono giorni di incertezza e timore dell’ignoto. Gli spigoli dell’angoscia vengono ammorbiditi da un forte senso di comunità” ha scritto una delle maggiori responsabili dell’assistenza sanitaria di Bologna.

Quanti spigoli di angoscia in chi deve curare e in chi è curato, in quanti non possono stare vicino come desiderato e in quanti debbono dare le indispensabili carezze di protezione ai “nostri” cari. Perché sono tutti “nostri”. Del senso di comunità, della difesa della vita e del prossimo ne abbiamo sempre bisogno tutti e lo capiamo in questa situazione, che ci aiuta a tirare fuori il meglio di ognuno di noi. 

Al termine di questa domenica che ci parla di Gesù assetato per rispondere alla nostra sete, in questo tempo sete di speranza, di protezione, di sicurezza, siamo invitati ad alzare lo sguardo che come sempre nel pericolo tende ad abbassarsi, per guardare i campi che già biondeggiano.

Vediamo oggi la luce che illumina le tenebre e quindi lavoriamo con la passione che deriva dal sapere che ci sono i frutti anche se siamo ancora in un inverno così duro.

Ci uniamo nella preghiera come il suono delle campane che ci richiamano a stare assieme e comunicano a tutti speranza, la serena certezza, che niente ci può separare tra noi e con il Signore. Quando vidi per la prima volta i campanari in azione rimasi ammirato per come erano in sintonia tra loro.

L’armonia è frutto di tanto esercizio, di pensarsi l’uno in funzione dell’altro. Infatti devono andare a tempo e con grande perizia il suono delle diverse campane si sintonizza alle altre. La piccola propone mezzana e mezzanella variano il tema e sempre la più grossa conclude. E’ quello che vuole la nostra Madre Chiesa, che non si stanca di armonizzare i nostri diversi suoni per comporre un unico richiamo al Padre, con la sua intercessione, perché il fragilissimo dono della vita sia protetto dal male. 

15/03/2020
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