Novena in tempo di epidemia – Settimo giorno

Bologna, Cattedrale

Concludiamo questa settimana che ci ha visto camminare insieme a Maria, contemplando, e davvero non si finisce mai di farlo, i misteri dell’amore di Dio che si è fatto uomo.

Quanto ci è dolce la sua compagnia, che ci fa essere insieme, perché una madre raduna i suoi figli. E quando abbiamo paura la sola presenza della madre ci dona sicurezza. E’ compagnia dolcissima in un momento così difficile, per certi versi frastornati in una realtà che sembra davvero irreale, come le nostre città deserte.

Siamo tutti come malati, realmente purtroppo alcuni – e preghiamo per loro, per chi li cura, per i loro parenti che non possono assisterli – potenzialmente tutti. Questa condizione di debolezza (chi credevamo di essere?) ci fa capire la protezione di questa madre che non ci abbandona, non ha per noi un pensiero tra tanti altri, ma si pensa per noi, perché madre; non ci rimprovera come una maestra o non ci lascia fare come un’estranea. Maria ci stringe a sé e ci affida a Gesù, suo figlio e nostro fratello. Viviamo come se tutti abbiamo ricevuto una sentenza di malattia possibile, che rivela che non siamo invincibili. Cambia tutto. E’ cambiato tutto.

L’apostolo Giacomo scrive: “E ora a voi che dite: «Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo»; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Dovreste dire invece: «Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest’altro”. Ecco: se Dio vuole. Non è fatalismo ma consapevolezza e fiducia nella volontà di Dio, che realizza in realtà il nostro desiderio e che ci è affidata.

Qualcuno si interroga su qual è la volontà di Dio. Anzi, pensa di saperla: è castigare i peccatori, quelli che non lo stanno a sentire, che così imparano e rigano dritto”. Il nostro Dio non castiga, ma abbraccia! Ci lascia liberi, anche se questo è pericoloso, ma non si ama se non liberamente. E Dio vuole essere amato, non obbedito ma senz’amore.

Forse è anche lui preso dalla melassa buonista? Pensa così il fratello maggiore della parabola che ci è stata letta oggi, arrabbiato non tanto con il fratello, che proprio non sente più tale, ma con il padre che fa festa per lui. Scambia la misericordia per inettitudine. La volontà di Dio è quella di un padre: ritrovare suo figlio! Non la morte, ma la vita; non il castigo, la salvezza.

Questo ci fa cambiare. Il fratello maggiore deve capire che anche lui è distante dal padre perché per lui il capretto vale più del fratello. E fratello piccolo cambia ritrovando la casa, consapevole della grazia che ha di starci. Senza merito. Questa è la gioia! Se Dio vuole. Dio vuole che siamo felici. Oggi contempliamo i misteri gaudiosi, della gioia. Essere suoi, amati anche se ridotti male, abbracciati da un Padre che ci corre incontro. Cambiare è farci abbracciare da Lui e metterci a servire questa casa di fratelli, non di estranei. Ecco la quaresima e questa quaresima che ci fa attraversare il deserto.

14/03/2020
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