Novena in tempo di epidemia – Sesto giorno

Bologna, Cattedrale

Una delle virtù cardinali, cioè quelle che sono il cardine che permettono di aprire e chiudere il nostro cuore e le porte della vita, è la temperanza. Certo, ci servono tanto tutte e quattro! La prudenza, ben diversa dalla paura, anzi che la vince, ci permette di affrontare le situazioni senza diventarne vittime e senza causare noi rischi agli altri perché non ne abbiamo; la giustizia, che vuole per tutti, senza preferenze, quello che gli è dovuto e difende per tutti il bene comune, responsabilità di tutti e dal quale nessuno deve essere escluso, specie i più deboli; la fortezza, frutto del digiuno di abitudini e modi di vivere, per cui siamo noi a dominare i nostri istinti e possiamo così rispondere al desiderio che abbiamo nel cuore.

La temperanza ci spinge a cercare l’essenziale, rende la necessità uno stile di vita sobrio e quindi non eccessivo, usa la ragione e il cuore per affrontare il lungo combattimento con il male. Ecco, anche la nostra stessa preghiera del Rosario ci aiuta: è insistente, ripetuta, concede poco all’enfasi e alle sensazioni superficiali che invece ci attraggono e ci fanno credere profondi. Con la temperanza diventiamo finalmente interiori, cioè uniamo il profondo del cuore e tutta la nostra mente. L’uomo interiore è colui che ha trovato in sé la sorgente di acqua viva, perché, come la Samaritana, ha ascoltato la Parola di Gesù.

Oggi meditiamo i misteri dolorosi. Tanti di noi vorrebbero seguire la pia tradizione della Via Crucis. Con Gesù crocifisso ricordiamo i più di mille fratelli che hanno perso la vita in questi giorni con il virus. Spesso erano soli. E con la loro morte ricordiamo anche il dolore dei loro parenti, che non hanno potuto accompagnare negli ultimi momenti la persona amata e anche affidarli a Dio con l’ultimo saluto con il funerale. Chiediamo per loro la consolazione di Gesù e anche di Maria, che è nostra Madre Chiesa, che rimane sempre sotto la croce, che non va via perché suo figlio abbia almeno la consolazione della sua presenza. I misteri dolorosi ci ricordano la preparazione del male ultimo che è la morte, perché anche il male è un seme che cresce e da piccolo diventa tempesta che travolge gli uomini o li rende come lupi per gli altri uomini. Quando il male si mostra rivela le conseguenze di tante inedie, di egoismi, di corruzione, di odi, di pregiudizi, di sicure presunzioni che si rivelano essere tutti alleati con il male.

Sotto la croce preghiamo anche per quanti sono crocifissi colpiti da armi micidiali, quanti scappano dalla guerra, i profughi che si ammassano al confine tra Turchia e Grecia o quanti sono ammalati del nostro stesso virus ma non hanno le cure. Ecco, la sofferenza ci renda sensibili a chi soffre e sviluppi in noi un’umana solidarietà, quella che si chiama pietà e che non deve mai mancare. Siamo sotto la croce, con Maria e come Giovanni. Ecco la Chiesa, la famiglia di Gesù.

13/03/2020
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