Novena in tempo di epidemia – Terzo giorno

Bologna, Cattedrale

Siamo assieme anche se distanti. Questo è frutto di quell’invisibile ed efficace comunicatore e agente di comunione che è lo Spirito. Con lui da sempre il cristiano è globalizzato e connesso! Come quando si ama si sente una vicinanza profonda che unisce all’amato. E’ una unione spirituale, quella a cui spesso nella vita ordinaria non diamo importanza, attratti dalle apparenze, bisognosi di vedere, toccare, sperimentare con la fisicità. E’ un legame che vive quotidianamente chi è isolato per malattia o fragilità. Lo siamo tutti e credo che non sottovaluteremo più quanto è importate non lasciare mai nessuno solo! 

Questa novena è un piccolo rito che ci aiuta ad essere felici anche nelle difficoltà, perché sappiamo che ci ritroviamo a questa ora insieme e se sappiamo questo, come scriveva un principe piccolo ma che diceva cose grandi, aspettare questa ora aumenta la nostra felicità’ “perché so che tu ci sarai, verrai, perché se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore”. “I riti sono una cosa da tempo dimenticata” ed è “quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”. Sapere che suonano le campane e che questa preghiera, come il loro suono, raggiunge il cielo e ci unisce sulla terra, in questi giorni così difficili, è una consolazione grande che dona protezione e gioia, identità vera e fa sentire che qualcuno è venuto, che siamo assieme, che nessun virus ci può separare da Gesù e tra noi. 

Abbiamo più tempo in questo stranissimo tempo, che ci libera dagli affanni di Marta e ci costringe ad essere come Maria, che ci fa digiunare da tante abitudini compulsive per ritrovare l’essenziale e soprattutto, nella preghiera, noi stessi e la compagnia di Dio che entra nel nostro cuore, insieme a Maria, madre sua e madre nostra. Siamo proprio sotto la croce, come i misteri che contempleremo oggi e insieme alle croci che inchiodano tantissimi nostri fratelli. E ricordiamo anche quei cirenei che sono quanti aiutano a portare questa sofferenza, in particolare il personale sanitario, ma anche quei fratelli che, sempre con l’attenzione indispensabile, non lasciano soli i più deboli. Dobbiamo incontrare quanti su cui pesa un isolamento doppio, perché lo erano già prima, come gli anziani soli o chi vive per strada o chi è a casa per malattia degenerative o disabilità che hanno allontanato dalla comunità. 

Ci aiutano tantissimo i mezzi di comunicazione. Guardate: a volte finivano per isolarci perché eravamo lontani nello spirito e quello che comunicavamo non corrispondeva al vero. Oggi invece, in questi giorni straordinari, ci aiutano a superare le distanze e a fare sentire meno soli. Non dobbiamo uscire di casa: è un’indicazione chiara a da prendere sul serio. Facciamo entrare lo spirito nel nostro cuore e nelle nostre case. E poi noi mandiamo, comunichiamo, tanti segni di affetto, vicinanza, ricordo, protezione, che se non possono essere fisici, portano un bene enorme. Uniti possiamo vincere, sapendo che dopo la quaresima c’è la Pasqua, che dopo il deserto c’è il giardino. Dipende da te se sei superficiali, presuntuoso, da crederti immune o da mettere a rischio gli altri oppure se, senza terre, ma con tutta l’attenzione necessaria, cambiando le nostre abitudini. 

Il Signore ci aiuti ad essere suoi, a sentirci suoi, ad aiutarci gli uni con gli altri, perché così personalmente e come comunità sconfiggeremo il nostro nemico, l’unico nemico che dobbiamo avere: il male. 

10/03/2020
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