Omelia nella S. Messa del giorno nella Solennità del Natale del Signore

  A Natale, giorno in cui l’umano e il divino s’incontrano pienamente capiamo quanto non possiamo accettare la tanta ordinaria disumanità; la logica del personale e dell’utile che regola le scelte e rende gli uomini come oggetti; le armi che minacciano tutti e il cui mercato non trova limiti; la guerra mondiale a pezzi che tanti uomini divora e che genera tutte le povertà. La luce del Natale illumina la sofferenza che spesso rimane invisibile, muta, lontana dal nostro cuore. Natale si fa largo nelle nostre paure, nella tentazione di restare nella bolla di sapone, credendo di esserne protetti e di potere restare a guardare. Natale ci porta a Betlemme perché solo lì, proprio nella più piccola delle città di Giuda, troviamo la gioia e la speranza che cerchiamo.
Siamo nell’anno della misericordia. Gesù che nasce è la misericordia di Dio. E’ il suo cuore che “prende carne”. La misericordia non è affatto un sentimento a poco prezzo, come quelli che piacciono ad una generazione superficiale, rapida, che vuole il risultato senza sacrificio e lavoro. E’ il contrario dei sentimenti autoreferenziali, che restano chiusi nel nostro io. Spesso ci accontentiamo delle nostre intenzioni. Proviamo un po’ di compassione in noi, senza fare niente e questo ci fa credere sensibili e attenti agli altri. Come a dire: “Non ti ho dato da mangiare, ma mi sono molto dispiaciuto per te. Non ho pianto per la tua sete, ma mi hai fatto pena. Non sono venuto a trovarti, ma ho pensato a me che non potevo vederti come stavi e non a te che resti solo!”. No, la misericordia non è un mai un sentimento sterile e non si consuma dentro di noi, ma ci apre il cuore, ci lega a qualcun altro che aiutiamo nella sua miseria. La nostra generazione ama compiacersi dei propri sentimenti, ci si specchia continuamente, soggettiva ed egocentrica com’è. La misericordia di Dio, invece, è la scelta irrevocabile di uscire da sé, di nascere, dalla quale non può tornare indietro. La misericordia unisce i due cuori. E’ quello che contempliamo oggi: Dio ha misericordia di noi e manda Gesù “irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza”che “tutto sostiene con la sua parola potente”, come dice la lettera agli Ebrei. Ci cerca per liberarci dalla condanna di pensarci isole. Questa scelta gratuita di Dio ci conferma di quanto è importante la nostra vita e inutile l’esaltazione di sé, perché solo l’amore di un altro ci rende grandi. Dio scandalizza i nostri giudizi, l’abitudine a fare solo quello che ci conviene, la ricerca ossessiva del personale guadagno che genera tanta corruzione. Viene per servire, non per essere servito. Viene per donare, non per prendere. Viene solo per grazie, gratuitamente, perché l’amore vero non si vende e non si compra. Si fa piccolo, per farci grandi e per insegnarci che solo facendo come lui, abbassandoci, scegliendo l’umiltà di servire, possiamo compiere le cose grandi di cui abbiamo bisogno. Nasce all’aperto, perché possa trovare un posto nei nostri cuori e noi nel suo. E’ debole perché non abbiamo paura di prenderlo con noi e di aprici al suo amore. Nasce, per farci vedere sulla terra le cose del cielo. Si abbassa per innalzarci, come Maria. Si svuota e si fa come noi perché la nostra debolezza sia piena del suo tesoro, riveli la sua e nostra forza, liberandoci dalla tentazione di crederci onnipotenti. Ci genera a figli, “non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, perché non viviamo con l’amara solitudine degli orfani.
Oggi contempliamo la gloria di Dio nella debolezza, “gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”. E questo ci riconcilia con la debolezza nostra e degli uomini. Scopriamo in noi la presenza di Dio e la nostra miseria. Dio si fa carne solo per amore e solo questo ci chiede. Non manda un comandamento, una punizione, un giudizio, ma un uomo, anzi un bambino. Questa è la misericordia. Natale non ci fa entrare in un mondo immaginario, come facciamo già così tanto, rifugiandoci in tante dipendenze o in una realtà virtuale! Natale ci porta tra i poveri vicini o distanti, da chi è colpito dalla guerra, da chi scappa, da chi non ha lavoro e da chi non può curarsi perché non ha le medicine, da chi è prigioniero della tortura della solitudine, da chi vive sulle panchine e ha il marciapiede come casa. E dalla sua misericordia scaturisce altra misericordia, sempre non per dovere, ma solo per amore. Dal Natale nasce l’umanesimo da cui ripartire, che ci libera da tante contrapposizioni ridicole e dal volgare e banale pensare a sé. Dio prende posizione. E  invita anche noi a schierarci, a stare dalla sua parte, dalla parte di quella della persona che è ogni uomo, facendoci anche noi carne, cioè vicini e non chiusi e indifferenti. Quanto vorrei che oggi tanti posti a tavola siano stati apparecchiati per chi è solo! Farlo ci aiuta a capire che è possibile e che possiamo farlo spesso e che questo non ci toglie nulla ma ci dona tutto. Allora sì, sarà Natale tutto l’anno, come cantava il poeta. Vivremo la stessa dolcezza ma drammaticamente concreta del Natale, di due forestieri costretti a fare nascere il loro figlio all’aperto perché non c’era posto. Natale é con tutti quelli che chiedono un posto. Chi cerca un posto per gli altri lo trova su questa terra. Questa é la misericordia di cui abbiamo bisogno per sfuggire all’inferno dell’individualismo. Chiedo a Dio che la luce di questa misericordia illumini me e tutti e ci faccia donare tanto cuore al nostro mondo, che ne ha bisogno. Se siamo umili, cioè poveri peccatori come davvero siamo, scopriremo che “Gesù Cristo è un Dio cui ci si avvicina senza orgoglio e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione”, come scriveva Pascal. Amiamo questo Dio che si fa bambino per noi e nasciamo anche noi con lui alla misericordia da chiedere e da donare attraversando la porta santa. Ed è questa la gioia che nessuno può rubarci, che rende piena la nostra vita. Cantava Sant’Efrem: “La parola proferita da Isaia oggi è divenuta realtà. Oggi è nato un bimbo, il suo nome è meraviglia. È proprio una meraviglia di Dio che si sia manifestato come un bambino”. “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” a ognuno di noi, fonte di gioia vera. Alleluia.

25/12/2015
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