Omelia nella S. Messa
per l’apertura del 37° anno sociale de “I Martedì di S. Domenico”

1. «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose; ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno». Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica appena proclamata è stata una delle pagine evangeliche più lette, meditate e pregate: in essa la  Chiesa ha sempre cercato di specchiarsi e vedere il proprio volto. Nella tradizione ascetica della Chiesa questa pagina divenne il riferimento obbligato per dimostrare le due forme fondamentali della sequela

di Cristo, e la superiorità della vita contemplativa su quella attiva.

Non è questo il luogo ovviamente per riflettere su tutto questo con la dovuta attenzione, ma molto più semplicemente cercherò di adempiere il mio dovere di omileta con alcune riflessioni umili.

La prima cosa su cui desidero attirare la vostra attenzione è il referente in base al quale Gesù distingue l’attitudine di Maria dall’attitudine di Marta: molte cose, una sola cosa [pollà – enòs, nel testo originale]. La semplice enunciazione dei due referenti e della loro opposizione all’orecchio del cristiano si carica immediatamente di molte e profonde suggestioni.

Quale è l’uno – l’unità di cui c’è solamente bisogno? La dispersione rischia di disgregare l’essere nella molteplicità se la nostra direzione non è orientata all’unità. Quale unità? «quell’altissimo uno, in cui Padre, Figlio e Spirito Santo sono una cosa sola», scrive Agostino commentando questo testo [Sermone 103,3-4]. L’unità vera, assolutamente necessaria è l’unità del

Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ma detto questo, come può il disperso, i dispersi arrivare dentro a questa unità? «Arriviamo a questo uno, soltanto se noi, i molti, abbiamo un cuore solo» scrive ancora Agostino. “La moltitudine non viene superata per il fatto che uno è messo da parte ed esperimenta una sua ascesa privata all’unum, ma, al contrario, mediante l’inserimento nell’unità che deriva appunto dai molti nel loro diventare un Cristo solo nella Chiesa” [J.

Ratzinger, Il nuovo popolo di Dio, ed. Queriniana, Brescia 1971, pag. 30]. è nella carità che si giunge all’unità.

Ciò che è vero quando l’unità denota i rapporti fra più persone, vale anche quando pensiamo all’unificazione che ogni persona deve operare in se stessa, se non vuole vivere molte vite, cioè nessuna.

è stata la grande Teresa di Gesù Bambino a comprendere questo: la molteplicità dei suoi desideri, la dispersione nei tanti servizi è superata perché ponendosi nella carità – nel cuore della Chiesa – ogni fedele partecipa al tutto.

Miei cari fedeli, la pagina evangelica non propone una “separazione di ruoli o funzioni”, ma di avere in se stesso Marta e Maria: di essere al contempo Marta e Maria. Decidere di essere o l’una o l’altra significa o evasione dal corpo di Cristo che è la Chiesa o mondano ed inutile attivismo.

2. «Maria si è scelta la parte migliore». Non possiamo tuttavia ignorare questo chiaro giudizio di valore pronunciato dal Signore: Maria – l’attitudine di Maria – ha un primato nella Chiesa e nella vita del singolo fedele. Quale attitudine? quella dell’ascolto di Gesù che parla: «sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola».

Maria è l’archetipo dell’atto fondamentale, generativo dell’esistenza cristiana, che è l’ascoltare la parola del Signore.

è un ascoltare che la tradizione monastica amava presentare colla metafora del “mangiare” per dire che il credente diventa una cosa sola con la parola del Signore di cui la fede vive.

E l’ascolto esige il silenzio: quando si ascolta non si deve parlare. Le molte parole umane impediscono che risuoni la parola del Signore, l’unica necessaria. Come Maria abbiamo bisogno di ascolto e quindi di silenzio se vogliamo che nelle molte parole nostre risuoni la sola Parola di Dio; se vogliamo che le lunghe parole nostre siano abbreviate dal Verbum che è Gesù.

Perché questo silenzio accada veramente e renda possibile l’ascolto è necessario renderci indifferenti  a che gli uomini applaudano o non, quando diremo ciò che abbiamo ascoltato; renderci liberi dalla dittatura del “ciò che tutti dicono”; uscire da ogni logica politica che contrappone “conservatori” a “progressisti”; non interessarsi minimamente al “politicamente corretto”.

Miei cari fratelli e sorelle, oggi apriamo l’Anno sociale del Centro S. Domenico. La pagina evangelica che abbiamo meditato è un grande dono che lo Spirito Santo questa sera ci ha fatto.

Nelle tante parole che risuonano anche nell’areopago della nostra città, a noi è chiesto di far risuonare “la parola della Verità” che è Gesù, sottoponendoci tutti – più di tutti il Vescovo – alla disciplina anche dura dell’ascolto, seduti ai piedi di Gesù, della sua parola di verità. Sì, poiché «Maria ha scelto la parte migliore»

10/10/2006
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