Omelia per la Giornata della vita 2020

Bologna, Santuario di San Luca

Siamo accolti tutti nella casa della vita. Maria è madre ed è attraverso di lei che abbiamo Cristo, l’autore della vita. La Chiesa è madre, trasmette, difende, anima la vita, dono di Dio insegnandoci a spenderla per gli altri, perché solo così si vive bene.

Maria, alla quale una spada trafigge sempre l’anima, affronta la sofferenza della vita senza mai smettere di amare, la cerca e la ama anche quando dobbiamo cercarla nascosta dal mistero del male che vuole spegnerla, renderla inutile, mediocre, sterile. La vita non è quella caricatura, davvero una pornografia della vita, impossibile, esibita, legata com’è ad un’idea di forza, di potenza che la rende un peso quando queste qualità vengono a mancare. Quante lezioni di vita vera vengono, invece, dalla fragilità che la rivela tutta, perché la vita è l’amore. Quando è amata la vita vale sempre, perché viene dall’amore ed è amore e solo se è accompagnata dall’amore è se stessa, solo donando amore si realizza.

Ecco il senso della giornata della vita e di poterla celebrare qui nella casa di Maria. Siamo deboli quando viviamo per noi; siamo forti quando amiamo e ci sentiamo amati! E la Chiesa vuole la vita, dal suo concepimento come fino alla sua conclusione perché ama la vita, perché ne sente la sacralità, sempre e per tutti. Il male cerca di persuaderci che siamo noi stessi da soli, senza quel primo altro che è Dio e senza gli altri che sono il prossimo.

Così facilmente si finisce per disprezzare il dono della vita stessa, perché si asseconda la propria onnipotenza, piegandola tutta al proprio io oppure cancellando il prossimo. Per difendere la vita non dobbiamo lamentarci, ma mostrarne la bellezza e difenderne la sacralità amando tanto, per primi, tutti.

Questo è il primo modo per difenderla. Dobbiamo rivestire la vita di amore. Il messaggio di questo anno è “Aprite le porte alla Vita”. La vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati. La vita è una meraviglia.

Spesso la capiamo quando viene meno per la nostra debolezza e malattia, che ci costringe e dare valore a quello che nel benessere non sappiamo valutare appieno. Lo stupore per la vita che nasce. “Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi”.

E’ un invito a aprire la vita sia in noi sia noi negli altri, come un doppio invito: apri tu il cuore alla vita e anche aiuta tanti aprendo le porte chiuse dalla paura bussando con amore e attenzione. La vita non è accolta: pensiamo all’aborto, all’abbandono, al maltrattamento, agli abusi, a tante porte chiuse. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia.
Simeone accoglie ed è accolto. L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile.

Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. La vita non è un feticcio da difendere, ma il dono più prezioso da amare con intelligenza e tenerezza. L’accanimento è ben diverso dall’amore ed è sempre un’altra pornografia della vita. Mentre rivestirla di tenerezza, questo si è amore e accompagnare in una morte buona.

Simeone vede la salvezza. “La profezia degli anziani si realizza quando la luce del Vangelo entra pienamente nella loro vita; quando, come Simeone ed Anna, prendono tra le braccia Gesù e annunciano larivoluzione della tenerezza, la Buona Notizia di Colui che è venuto nel mondo a portare la luce del Padre”.

Uscite per le strade delle vostre parrocchie e andate a cercare gli anziani che vivono soli. La vecchiaia non è una malattia, è un privilegio! La solitudine può essere una malattia, ma con la carità, la vicinanza e il conforto spirituale possiamo guarirla”.

Oggi è davvero la festa della luce e dell’incontro. Possiamo riconoscere Dio presente e indicarlo a tanti che cercano sicurezza nelle manifestazioni grandi, che si impongono da sole, nelle grandi pietre del tempio o nella forza, mentre è tutta nelle debolezza di quel bambino che sarà chiamato figlio dell’altissimo e che libera l’uomo dall’ombra della morte, sempre proiettata sulla sua vita.  Apriamo sempre senza paura le porte alla vita, nostra e degli altri. Chi apre le porte le apre alla vita stessa. Chi accoglie trova futuro.

01/02/2020
condividi su