Ordinazioni diaconali

1.         Cari fratelli e sorelle, la domanda che alcuni farisei fanno a Gesù, è sempre attuale: «Ã¨ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». è la domanda circa la legittimità del divorzio.

            Qualcuno potrebbe subito dire: “domanda inutile; è da molti anni che esiste una legge che consente il divorzio”. Ed è il medesimo ragionamento che fanno i farisei: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Ma per Gesù il riferimento alla legge degli uomini è ultimamente dirimente? Assolutamente no. Esiste per Gesù un altro riferimento, questo sì decisivo: il riferimento a ciò che Egli chiama «l’inizio della creazione».

            Che cosa significano queste parole? Dirci come la persona umana è creata da Dio; quali sono gli elementi costitutivi della nostra natura. In una parola: chi/che cosa è la persona umana.

            Facciamo, prima di procedere ulteriormente nella nostra meditazione sulla parola di Dio, una riflessione. Le questioni circa il matrimonio sono – ci insegna Gesù – questioni non semplicemente legalmente risolvibili; sono questioni nel senso più forte umane, che coinvolgono la struttura stessa della nostra persona.

            Dunque, ritorniamo – ci invita Gesù – «all’inizio della creazione». Che cosa vi troviamo? Gesù lo ricorda molto brevemente, e rimanda alla pagina biblica che narra «l’inizio», e che noi abbiamo ascoltato nella prima lettura.

            Essa inizia con una solenne dichiarazione di Dio: «non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». E poco dopo il testo biblico narra una misteriosa opera di Dio per fare uscire l’uomo dalla sua solitudine: «Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo». Fermiamoci a questo punto su testi così ricchi di significato.

            Che cosa/chi è la persona umana alla luce di essi? è uomo e donna. L’umanità non è uni-forme; è bi-forme: è questa bi-formità che esprime tutta la ricchezza dell’umanità medesima.

            La mascolinità e la femminilità, poi, «all’inizio della creazione» non sono estranee: appartengono alla stessa natura umana; non sono in conflitto: l’una dice rapporto, relazione all’altra. E pertanto la persona umana è nativamente in relazione. Non è un individuo chiuso in sé. Sono due modi di essere corpo e nello stesso tempo persona, chiamate a completarsi vicendevolmente. è questo il dono che ci è stato fatto all’«inizio della creazione»: esistere come persona “con” l’altra persona. Esistenza che è chiamata a realizzarsi come persona “per” l’altra persona. In che modo accade questa realizzazione?

            Mediante il dono di se stessa, la persona realizza la comunione con l’altra persona, e quindi porta a maturazione la sua umanità. Il Concilio Vaticano II ci ha donato al riguardo un insegnamento profondo: «l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé» [Gaudium et spes 24, 3; EV 1, 1395].

            L’essere uomo – l’essere donna, fisicamente, psicologicamente, e spiritualmente, esprime, «all’inizio della creazione» a cui rimanda oggi Gesù, la vocazione al dono di sé, la vocazione all’amore. Precisamente è nell’amore che si realizza nel dono di sé, che la persona umana è fedele al senso del suo esserci e della sua vita.

2.         Carissimi ordinandi, questo è ciò che troviamo in ciascuno di noi «all’inizio della creazione». Anche ciascuno di voi in questo momento ritrovi in sé questo «inizio», e ne prenda coscienza.

            Voi tra poco manifesterete davanti a tutto il popolo cristiano qui convenuto la vostra decisione a corrispondere alla chiamata di Gesù a vivere in totale continenza nella castità perfetta e perpetua. Ciò che all’inizio della creazione vi è stato dato per il fatto stesso di essere persone umane, voi oggi, mediante quella decisione, lo portate a perfezione. In che senso?

            Attraverso la serietà e la profondità della vostra decisione, attraverso la severità e la responsabilità che essa comporta, attraverso l’intensità che è propria di una scelta definitiva, voi, cari ordinandi, esprimete e fate risplendere l’amore che vi abita: l’amore come disponibilità al dono esclusivo di sé a Cristo, per il servizio di ogni uomo. Non è forse questa la struttura più profonda della persona «all’inizio della creazione»?

            è vero, e Cristo non ve lo nasconde: è una scelta difficile, molto esigente se la custodirete nella sua integrità. Ma questa è la grandezza del cuore umano, accettare di percorrere un cammino anche molto arduo per amore di una persona: l’amore è per sua natura orientato ad una persona. E la persona è Cristo. Solo se Egli è una presenza, e non solo un ricordo, sarete in grado di amarlo con cuore indiviso. Così sia.

 

06/10/2012
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