Ordinazioni sacerdotali

1. «Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Miei cari fratelli e sorelle, fra poco compiremo un rito di grande suggestione e potente significato: imporrò le mani sul capo dei tre ordinandi, e dopo di me lo faranno i Vescovi e i sacerdoti presenti. Qual è il senso di questo gesto?

Esso significa che la persona su cui la mano è imposta, non appartiene più a se stessa; è stata espropriata di se stessa e diventa proprietà di Colui nel nome del quale le mani sono state imposte: proprietà di Cristo. In forza di questa imposizione, carissimi Christian, Marco e Stefano, da questa sera voi siete “i servi di Cristo, prescelti per annunciare il Vangelo di Dio, riguardo al suo Figlio” [cfr. Rom 1,1-2]. La “causa di Cristo” diventa

la vostra causa; per essa voi questa sera avete deciso di “perdere la vita”.

Ma l’imposizione delle mani ha anche e soprattutto un secondo significato che rende ragione del primo. Esso significa efficacemente il dono dello Spirito Santo che vi configura definitivamente a Cristo e vi rende obiettivamente suoi sacramenti viventi. La “causa di Cristo” viene interiorizzata così profondamente nella vostra coscienza, carissimi ordinandi, che diventa la “causa della vostra vita”, la vostra causa nel senso più profondo, da questa

sera l’unica ragione del vostro vivere. Che cosa concretamente significhi tutto questo possiamo capirlo ascoltando le parole dell’Apostolo Paolo: «non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il mio servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio» [At 20,24].

Lo Spirito Santo che vi è donato mediante l’imposizione delle mani vi spinge “a perdere la vita per la causa di Cristo” che da questa sera è la vostra; colui che è “avvinto dallo Spirito”, non ritiene più la sua vita meritevole di nulla purché sia resa testimonianza al «messaggio della grazia di Dio».

«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Carissimi fedeli, lo Spirito Santo viene donato questa sera a Christian, a Marco e a Stefano perché non pensino più secondo gli uomini, ma secondo Dio. In che cosa contrastano i due modi di pensare?

Il contrasto radicale – come è radicale e totale l’opposizione del Satana a Dio – emerge quando il sacerdote comincia a progettare la sua esistenza sacerdotale, a “programmare – si dice oggi – il suo ministero pastorale: la modalità con cui «rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio».

«E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi e, dopo tre giorni, risuscitare». Questa è la modalità con cui Cristo “porta avanti” la sua causa: sofferenza, umiliazioni e riprovazione dagli uomini potenti. La “causa di Gesù” si impone con questo metodo; essa diventa la vostra causa, cari ordinandi, solo se seguirete la via

di Gesù. Sia dunque alieno il vostro cuore da ogni ambizione e spirito di carriera; amate servire più che essere serviti; abbiate una vera predilezione per i poveri e i deboli; non piegate mai il ginocchio davanti a nessun potente di questo mondo; abbiate più gioia nel donare che nel ricevere, nello spendervi più che nel risparmiavi; ogni miseria umana faccia piaga nel vostro cuore indiviso; preferite gli ultimi ai primi posti.

2. «Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Miei cari fedeli, fra poco compiremo un altro rito non meno suggestivo: le mani di Christian, di Marco e di Stefano saranno unte col santo crisma profumato. Parlando delle mistiche nozze di Cristo con la Chiesa, il Salmo dice: «Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi uguali». E Gesù ci ha appena detto che esiste un modo per salvare la propria vita:

perderla per la causa di Gesù e del suo Vangelo.

In questo luogo santo, questa sera stiamo assistendo ad uno stupendo incontro di amore, che emana “profumo di letizia”. Christian, Marco e Stefano fanno della loro persona – corpo, anima e spirito – un olocausto perfetto, un dono a Cristo nella Chiesa mediante la castità perfetta e la promessa di obbedienza. E Cristo li accoglie e li unisce a sé. La loro vita è messa al sicuro e salvata, perché è stata donata.

Ciò che stiamo celebrando, carissimi fedeli,  è anche una profezia che viene pronunciata dentro ad una cultura che ogni giorno più devasta la dignità della persona perché è una menzogna organizzata circa il suo bene. Una cultura che rifiuta la definitività del dono perché pensa la libertà come sradicata da ogni appartenenza; perché pensa la convivenza civile come la fortuita convergenza di forze egoistiche contrastanti; perché pensa

l’uomo come un casuale incidente della evoluzione della materia. Risuoni la profezia che stiamo celebrando in ogni angolo anche della nostra città!

La gioia del dono, il gaudio dell’amore non abbandoni più il vostro cuore, carissimi ordinandi. Così sia.

16/09/2006
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