Prima Veglia di Quaresima

1. «Il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato

fra tutti i popoli che sono sulla terra». Carissimi catecumeni, questa

sera mediante la Chiesa prenderete coscienza di un grande mistero che sta all’origine

della vostra vita. La parola di Dio dice a ciascuno di voi: “il Signore

tuo Dio ti ha scelto”. Ti ha scelto! Sei stato “eletto” dal

Signore.

None c’era ancora l’universo; «ci ha scelti prima della creazione

del mondo, per essere santi ed immacolati al suo cospetto nella carità» [Ef

1,4]. Nessuno di noi esiste per caso o per una oscura necessità. Fin dall’eternità ciascuno è stato

pensato e voluto, scelto per partecipare in Cristo alla stessa vita divina. Sentirete

colle vostre orecchie, carissimi catecumeni, la chiamata divina fra pochi istanti, “perché l’ammissione

[ai sacramenti dell’iniziazione cristiana], fatta dalla Chiesa, si fonda

sulla elezione o scelta operata da Dio, nel cui nome la Chiesa agisce” [Ordo

initiationis christianae 22; EV 4/1370].

Carissimi fedeli tutti, vedendo questi vostri fratelli e sorelle che da questa

sera si chiameranno “eletti”, noi scopriamo la vera risposta alle

due domande più serie che possiamo porci: da dove vengo? a che cosa sono

destinato? Non siamo l’escrescenza di un tutto informe, orme sulla sabbia

che il mare fa e disfa senza ragione: ciascuno esiste perché Dio lo ha

voluto; ciascuno è destinato alla beatitudine eterna.

La celebrazione del rito dell’elezione dice a ciascuno di noi la verità intera

su noi stessi, e ci svela la nostra infinita dignità. L’uomo che

vuole comprendere se stesso fino in fondo, non secondo criteri e misure inadeguate,

questa sera ha la possibilità di farlo, appropriandosi consapevolmente

della realtà della divina elezione.

Lo stupore di fronte alla dignità della nostra persona cresce se riascoltiamo

la parola di Dio: «il Signore si è legato a voi e vi ha scelti,

non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli, ma perché il

Signore vi ama». L’elezione del Signore a vostro, a nostro riguardo

non ha nessuna spiegazione all’infuori della gratuità di un amore

che basta a se stesso. Essa, l’elezione, non è condizionata dalla

nostra risposta; essa permane per sempre. Il Signore mantiene per sempre il giuramento

fatto a ciascuno di noi in Cristo Gesù: in Lui ogni promessa si è adempiuta

una volta per sempre [cfr. 2 Cor 1,19-20].

La celebrazione del rito dell’elezione dice a ciascuno di noi la verità sul

mistero di Dio, ci rivela il volto di Dio. Il nostro Dio è un Dio che

si prende cura dell’uomo; che è fedele per sempre al suo amore,

a quell’amore che egli ci ha donato fin dall’eternità.

2. Carissimi catecumeni, fra poco vi sarà fatta una domanda: “volete

essere ammessi ai sacramenti di Cristo?”, poi il vostro nome sarà iscritto

nel libro degli eletti.

Questo semplice gesto esprime la decisione più grande che ciascuno di

noi, che ogni uomo può compiere: corrispondere all’amore di Dio

che ci ha scelti «per essere il suo popolo privilegiato». Pensate

alla grandezza della nostra libertà. Essa non sceglie solamente fra un

bene limitato o un altro. La nostra libertà, la nostra persona mediante

essa è posta davanti a Dio: sceglie Dio stesso. «Riconoscete dunque

che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele che mantiene la sua alleanza

e benevolenza».

Né poteva essere diversamente. All’amore gratuito di Dio che elegge

si può solo rispondere liberamente: o accogliendolo o rifiutandolo. Da

questa sera inizia per voi catecumeni una storia singolare: la storia del vostro

amore con Dio in Cristo. Quella “storia d’amore” dentro la

quale ciascuno di noi è già inserito.

Dopo questa risposta fondamentale che voi catecumeni date questa sera, che anche

noi con voi ripetiamo con cuore penitente, deve farsi più intensa la vostra

e nostra preparazione spirituale alla Pasqua. Preparazione intesa “a purificare

il cuore e la mente con una revisione della propria vita e con la penitenza e

a illuminarli con una più profonda conoscenza di Cristo salvatore” [Ordo … 25,

cit. 1373].

Concludo dunque con le parole appena ascoltate di S. Cirillo: «entrasti,

fosti creduto degno; fu registrato il tuo nome… Hai quaranta giorni per

convertirti e tutta la comodità di spogliarti, lavarti, rivestirti ed

entrare».

28/02/2004
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