S. Messa Episcopale in memoria dell’ Arcivescovo Enrico Manfredini

Bologna, Cattedrale

Questa celebrazione, che noi dedichiamo a tener viva la memoria dell’Arcivescovo Enrico Manfredini e alla preghiera di suffragio per Lui, ogni anno rinnova nel mio cuore il rimpianto per un amico, che ho molto stimato e mi è stato caro, e fa rifiorire nella coscienza della Chiesa Bolognese la gratitudine a Dio per il suo breve ma intensissimo ministero.
Della sua amicizia ricordo con particolare commozione la sua cortese e premurosa presenza alla mia ordinazione episcopale, l’11 gennaio 1976. Anche mediante l’imposizione delle sue mani, dunque, io sono stato immesso nella successione apostolica; e adesso quel gesto ai miei occhi assume il valore e la bellezza di un presagio, e diventa quasi il segno di una provvidenziale continuità.

Tra i doni che la nostra Diocesi custodisce come sua eredità, uno mi sembra particolarmente prezioso; e della sua coraggiosa decisione – ancora oggi benefica ed esemplare per la nostra vita pastorale – di convocare in San Petronio gli universitari per la messa d’inizio dell’anno accademico.
A molti allora la scelta di uno spazio così vasto sembrava eccessiva e un po’ temeraria. Invece ha avuto ragione lui: i giovani hanno risposto in folla al suo appello. E da quell’anno noi abbiamo la consolazione di vedere nell’occasione il nostro massimo tempio cittadino gremito di studenti, che con la loro presenza testimoniano la fede e attestano di credere nella conciliabilità, anzi nell’affinità elettiva esistente tra il Vangelo, proposto nella sua autenticità, e la cultura del nostro tempo, quando essa non è asservita alle ideologie e variamente strumentalizzata.

Ma nel disegno misterioso del Padre quello doveva essere l’ultimo insegnamento dell’Arcivescovo Enrico. Solo due giorni dopo, repentinamente e in solitudine si concludeva la laboriosa giornata di quel generoso servo del Signore.
Oggi rileggiamo con animo reverente quell’omelia che è stata l’ultima pronunciata da lui e quasi un suo testamento.
Era il 14 dicembre, giorno in cui il calendario liturgico prescrive la memoria di San Giovanni Della Croce. Ispirandosi al pensiero del grande mistico spagnolo, Monsignor Manfredini così illuminava con la sua parola il rito eucaristico davanti a una moltitudine di ragazzi:

“La santa Cena del Signore è il segno efficace della sapienza della Croce. Essa infatti rappresenta simbolicamente e ripresenta realmente quell’atteggiamento oblativo di tutto se stesso, che ha regolato l’esistenza terrena di Cristo; e che Cristo ha lasciato ai suoi discepoli come legge suprema del loro essere e del loro agire; vi coniando: ” Questo io vi comando: amatevi gli uni gli altri”. La capacità di “dare la vita. per gli amici” deriva appunto dalla comunione perfetta con l’Eucaristia.
Di questa qualità di amore dell’amore oblativo che sgorga dalla Trinità, l’Università – e la Città di Bologna hanno, oggi più che mai, un bisogno urgente e assoluto”. “Dalla sapienza della Croce – così proseguiva – viene principalmente ai Maestri cristiani la capacità dl comunicare non solo il contenuto delle conoscenze e il metodo dello studio, ma anche l’intima passione del vero, l’impegno morale che anima la ricerca. Similmente dalla stessa sapienza della Croce i discepoli cristiani sono indotti a impegnarsi in modo attivo e gioioso nella ricerca del bene spirituale della verità, attraverso l’applicazione seria allo studio della scienza e della tecnica, in vista della promozione integrale dell’uomo”

E poi, con la tipica ampiezza di prospettiva, che gli era connaturata e congeniale, chiama in causa e coinvolge tutta Bologna nella missione che egli riteneva propria del nostro glorioso At neo.
“Se l’Alma Mater caratterizza in modo così profondo e determinante la Città, tra l’Università e la Comunità civile ed ecclesiale di Bologna debbono intercorrere rapporti di reciproca comprensione e di concreta collaborazione. Una incisiva presenza culturale dell’Università ravviva nella città la coscienza delle responsabilità e del ruolo che essa ha di fronte alla regione e alla Nazione, all’Europa e al Mondo.

Bologna condivide con la sua Università la missione storica derivante dalla perenne dimensione universale di ogni genuina ricerca del vero….”.
“Bologna e la sua Università, – così concludeva ñ come una sola realtà viva e vitale, segnata essenzialmente dalla sapienza cristiana, dovranno proiettarsi verso il compimento di una identica missione: lo sviluppo integrale dell’uomo, l’unità culturale dell’Europa e la pace universale!”.

13/12/1998
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