S. Messa in preparazione alla Pasqua per tutti gli operatori del diritto: Magistratura ordinaria, amministrativa, ecclesiastica, tributaria e Forze dell'Ordine

1.         Il brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, parla dei due tradimenti di cui Gesù fu vittima durante la sua vicenda umana: quello di Giuda e quello di Pietro.

            è importante notare che questa pagina segue immediatamente la narrazione della lavanda dei piedi dei suoi discepoli da parte del Signore: il gesto profetico più sconvolgente perché mostra l’umiltà senza limite di Dio. C’è qualcosa di drammatico in questo accostamento, perché i due tradimenti mostrano due possibili reazioni di fronte all’umile amore di Dio per l’uomo.

            «Mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente». Poche pagine prima di questa che stiamo meditando, si parla pure della commozione di Gesù: di fronte al dolore per la morte dell’amico Lazzaro [cfr. Gv 11, 33]. è ciò che prova il Figlio di Dio di fronte al male e alla sua conseguenza, la morte; di fronte al “potere delle tenebre” che Egli doveva sconfiggere [cfr. Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, LEV 2011, 79].

            Nella tragedia di Giuda il male è la rottura del rapporto umano, operata mediante la falsificazione del linguaggio simbolico dell’amicizia. Sono alla stessa tavola: «e intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda». è mediante un bacio che il tradimento si consuma: «Gesù gli disse: Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» [Lc 22, 48].

            Ma in questo irrompere del male, l’evangelista attira la nostra attenzione su un altro evento molto oscuro: «E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui». Il male non è solo opera dell’uomo. C’è un’altra persona, invisibile ma reale, che “entra nell’uomo” e lo induce al male. Una persona che è all’opera per edificare un’anti-creazione mediante la falsificazione dei legami che costituiscono la vera comunione fra le persone.

            La conseguenza è che «preso il boccone, egli [Giuda] uscì. Ed era notte». “Giuda esce fuori, in un senso più profondo. Entra nella notte, va via dalla luce verso il buio; il potere delle tenebre lo ha afferrato” [Benedetto XVI, op. cit., 82].

            Sappiamo quale fu l’esito finale di questa tragica vicenda: il suicidio. Perché si concluse in questo modo? perché Giuda pensò che il suo peccato fosse più potente, più grande della misericordia di Dio. è, in fondo, il pensiero di chi ritiene che esistano peccati imperdonabili.

2.         Signori operatori del diritto, c’è qualcosa che accomuna il vostro quotidiano impegno pur nella diversità delle competenze: siete al servizio della giustizia. Più precisamente: siete impegnati perché i rapporti fra le persone, il “sociale umano”, siano giusti.

            La pagina evangelica che abbiamo brevemente meditato è profondamente orientativa del vostro lavoro. Da almeno due punti di vista.

            Il primo. Il legame umano che voi cercate di custodire nella giustizia, è forte e fragile nello stesso tempo. Agostino scrisse: nihil enim est quam hoc genus [humanum] tam discordiosum vitio tam sociale natura [De civitate Dei 12, 28]. L’operatore del diritto agisce per superare l’antinomia tra vitium e natura, o quanto meno per rendere meno dirompente e devastante il primo.

            Come agisce il primo? mediante la falsificazione del simbolismo sociale: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?». La giustizia non è solo il principio regolativo della vita associata, ma è costitutiva della comunità umana.

            Ma è possibile che la giustizia custodisca questa sua forza costituente se la si riduce ad un fatto puramente formale e procedurale?

            Il secondo. Sia all’operatore del diritto, sia a chi si ferma a riflettere su quanto è accaduto soprattutto nel secolo scorso, la potenza del male può apparire invincibile o comunque solo a fatica limitabile. Quando siamo presi da questa considerazione, sorgono inevitabili in noi le seguenti domande: il male è forse invincibile? è la vera ed ultima potenza della storia? esiste un limite contro il quale esso si infrange? è ciò che in fondo pensava Giuda, ed “entrò nella notte”.

            Ma questo limite esiste; il male non è nella storia una potenza invincibile; il male non è invincibile. A tutto il male della società sovrasta la Croce di Cristo, ed è presente il suo sacrificio su di essa: stat Crux dum volvitur orbis.

            Abbiamo così compreso il significato più profondo di questa celebrazione pasquale per voi operatori del diritto: farvi incontrare con Chi ha vinto il male. Mediante la fede e i Sacramenti pasquali unitevi a Cristo crocefisso – l’Agnello più forte del drago – e diventerete veramente capaci di introdurre nella vicenda umana almeno quella misura di giustizia, tolta la quale – scrive ancora Agostino – «che cosa sono gli Stati se non grandi bande di ladri?» [De civitate Dei 4, 4; NBA V/1, 257].

            Sarà, il vostro, uno sforzo paziente, geniale, anche se accidentato, per impedire che si rompa il rapporto sociale; per custodirlo nella verità e nel bene.

            Il Signore vi conceda dunque di “celebrare con fede i misteri della passione di Cristo”, perché la “vostra bocca possa sempre annunciare la giustizia”. Così sia.

19/04/2011
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