S. Messa per il primo anniversario della scomparsa di Mons. Luigi Giussani

1. «Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni». Con queste parole l’evangelista narra un fatto che si ripeterà costantemente lungo la storia: l’incomprensione da parte degli uomini dell’avvenimento cristiano. Più precisamente: del fatto che il Figlio sia consegnato nelle mani degli uomini, e una volta ucciso, dopo tre giorni risorga. Questo avvenimento è di una tale profondità e grandezza

da incutere «paura di interrogarlo»: l’uomo è confrontato con un Mistero che lo sovrasta nella sua potenza. E produce come una sorta di soggezione e di paura.

Carissimi fratelli e sorelle, che cos’è il cristianesimo? Dio che si è fatto uomo, è morto e risorto, e vive tra noi. Il Vangelo  che questa sera abbiamo ascoltato esprime tutto questo con un formula da capogiro: «essere consegnato nelle mani degli uomini». Dio si fa uomo e si mette nelle mani di questi, a sua disposizione. è singolare che l’evangelista Giovanni, commentando l’incontro notturno di Gesù con Nicodemo, volendo esprimere

l’amore di Dio verso il mondo, usi lo stesso verbo per narrare il dono dell’Unigenito [cfr. Gv 3,16]. è la “consegna” che chi ama fa di se stesso alla persona da cui desidera essere amata. è una totale esposizione, consegna di sé stesso all’altro, alla libertà dell’altro, senza più nessuna difesa nei confronti del rischio di essere rifiutato.

Il S. Padre Benedetto XVI ci ha insegnato che questo è il “fondo della realtà” e la sua spiegazione ultima e definitiva. Nella morte di Cristo sulla Croce «si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo – amore, questo, nella sua forma più radicale» [Lett. Enc. Deus caritas est 12].

Carissimi amici, noi questa sera celebriamo l’Eucarestia ricordando un grande testimone dell’avvenimento cristiano, Mons. Luigi Giussani. Egli ebbe in dono dallo Spirito il carisma particolare di far convergere lo sguardo di chi incontrava verso il Fatto per cui esiste tutto ciò che esiste: «Il Verbo si è fatto carne e pose la sua dimora fra noi»; «Dio ha tanto amato il mondo da consegnare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui non

muoia ma abbia la vita eterna». Il suo carisma è stato di far volgere lo sguardo a Colui che l’uomo ha trafitto, per avere da Lui la vita: «guardate a Lui e sarete luminosi», sembrava dire a chiunque lo incontrasse. «Questo … è il messaggio cristiano: la Bellezza è diventata carne e ha provato “fra caduche spoglie/ … gli affanni di funerea vita», e «questo è il grido naturale dell’uomo, è il grido

dell’uomo che la natura ispira, è il grido, la preghiera dell’uomo a che Dio gli diventi compagno ed esperienza» [in Le mie letture, BUR, Milano 1996, pag. 30]. Il genio educativo di Mons. Luigi Giussani era costituito dalla sua capacità di far udire ad ogni uomo che incontrava questo grido che urge dentro al cuore di ciascuno: che Dio gli diventi compagno ed esperienza.

2. «Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».

Carissimi fratelli e sorelle, questo detto di Gesù subito dopo l’annuncio della sua passione diviene assai chiaro se lo confrontiamo con quanto ci dice S. Paolo: «Egli – Cristo – è morto per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro».

Dal confronto di questi testi santi viene insinuata, una vera definizione di libertà, e quindi di cultura. Sì, carissimi amici, perché la vera domanda a cui ogni costruzione culturale è riconducibile è la seguente: per chi l’uomo vive? Se rispondiamo: «per se stesso», l’orizzonte ultimo di ogni costruzione culturale diventa un concetto ed un’esperienza di autonomia illusoria e devastatrice dell’umanità dei piccoli e dei

poveri. Di questa cultura ci dà una descrizione impressionante S. Giacomo nella prima lettura.

Se invece l’uomo vive per quella Presenza che è frutto della consegna che Dio ha fatto di se stesso all’uomo, allora ogni costruzione culturale diventa coltivazione immensa di ogni frammento della nostra umanità.

Carissimi amici, qui scopriamo l’altra dimensione del carisma di Mons. Luigi Giussani: la sua capacità di generare persone libere; di generare libertà. Sì, volgendo lo sguardo dell’uomo a Cristo, l’uomo trova la libertà piena perché diventa capace di donarsi. è questa capacità, ci ha appena detto Gesù, che misura la grandezza dell’uomo.

L’uomo è posto continuamente “in bilico” fra il «vivere per se stesso» e il «vivere per Cristo». Mons. Giussani ha reso testimonianza all’Avvenimento centrale della storia e del cosmo, mostrando all’uomo che nell’esperienza quotidiana del rapporto con Cristo, «tutto quello che accade diventa un avvenimento nel suo ambito: vivere e morire, vegliare e dormire, mangiare e bere, direbbe S. Paolo» [L. Giussani, Un

caffè in compagnia, Rizzoli, Milano 2004, pag. 149].

Carissimi amici, alcuni giorni orsono un altro grande testimone di Cristo ci ha lasciato, don Divo Barsotti, vero fratello nello spirito di Mons. Luigi Giussani, mi sembra di poter dire. Mi piace terminare con un pensiero che ho trovato in uno dei suoi diari: «Non è dal tempo o dagli uomini, non è dalla storia che ogni uomo riceve la sua dimensione, ma dalla sua partecipazione al mistero. Il Mistero della Presenza. Egli è la Presenza reale. Tutta l’umanità e

tutta la storia divengono reali nel rapporto con quella Presenza unica, definitiva … Gli uomini non procedono, ma entrano in Lui» [D. Barsotti, Battesimo di fuoco, Rusconi ed., Milano 1984, pag. 66]. E tutto questo è semplicemente il mistero dell’Eucarestia.

21/02/2006
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