1.«Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo
sottrasse al loro sguardo». La parola di Dio narra con queste parole
l’avvenimento che oggi celebriamo. «Fu elevato in alto»: è l’avvenimento
dell’elevazione o ascensione al cielo di Cristo nostro salvatore. La
nostra celebrazione odierna è una ripresa più consapevole della
celebrazione della Risurrezione del Signore. Oggi infatti celebriamo il passaggio
dell’umanità di Cristo crocefisso – del suo corpo e della
sua anima – alla pienezza della gloria divina, allo splendore della vita
divina: è la conclusione di tutta l’opera che Gesù ha compiuto
per la nostra salvezza.
Quando Egli si accompagnò ai due discepoli di Emmaus, aveva ribadito
che «era necessario» [cioè: era questo il Disegno divino]
che il Cristo soffrisse, ma poi «entrasse nella sua Gloria» [cfr.
24,26]: è questo ingresso che noi celebriamo oggi.
Non è un lusso che Egli si permette: un fatto accessorio e secondario
nella storia della nostra salvezza. Ne è una condizione necessaria.
Come la sua crocifissione. è dalla Croce e dalla sua glorificazione
nell’Ascensione come conseguenza della Risurrezione, che discende su
di noi con immensa abbondanza lo Spirito Santo: ogni giorno, per sempre.
Ma la parola di Dio, che oggi la Chiesa ci fa meditare, sottolinea soprattutto
due dimensioni del mistero dell’Ascensione di Gesù al cielo: una
riguardante più direttamente la persona di Gesù, l’altra
riguardante più direttamente la nostra persona.
La prima ci viene suggerita dalle seguenti parole di S. Paolo ascoltate nella
seconda lettura: «lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra
di ogni principato e autorità , di ogni potenza e dominazione e di ogni
altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello
futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi». Cristo è costituito
vero Signore di tutto ciò che esiste; non c’è più nulla
che possa sfuggire al suo potere salvifico. La storia umana, che ai nostri
occhi dalla corta veduta, sembra essere dominata dal caso o dall’arbitrio
del più potente di turno, è in realtà pienamente diretta
e governata dalla potenza di Cristo. Una potenza che non è commisurabile
con quelle di questo mondo, essendo di natura diversa. Non lasciamoci mai prendere,
carissimi fratelli e sorelle, dalla confusione o dall’indifferenza di
fronte alla storia entro cui siamo immersi; dallo scoraggiamento o dalla paura.
I fili, tutti i fili sono nelle mani di Cristo: siamone certi.
La seconda dimensione ci viene pure suggerita dalle seguenti parole di S.
Paolo ascoltate nella seconda lettura: «Possa Egli davvero illuminare
gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati».
Il mistero che oggi celebriamo è luce che ci illumina sul nostro destino
finale: ce ne svela l’intera verità . Noi non siamo destinati ad
un nulla eterno, ma ad un “tesoro di gloria” in una vera
vita eterna. Colla sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un
qualche modo con ciascuno di noi, così che ciò che è accaduto
a Lui ed in Lui è destinato ad accadere anche a noi ed in noi. Nel Cristo
oggi è glorificata quella stessa natura umana, la nostra, che dopo il
peccato aveva ascoltato la sua condanna a morte.
2.Noi celebriamo l’Ascensione del Signore stringendoci attorno alla
venerata immagine di Maria: la celebriamo con Lei. E non a caso.
Ella infatti fu la prima che divenne pienamente partecipe della grazia di
questo mistero. Come l’umanità del Signore, il suo corpo e la
sua anima, oggi è entrata nella gloria di Dio, così Maria, terminato
il corso della sua vita terrena, non conobbe la corruzione del sepolcro: fu
assunta alla gloria celeste in corpo e anima. Maria diventa così pienamente
conforme al suo Figlio.
Ma ella, assunta in cielo, continua ad intercedere per ciascuno di noi. «Con
carità di Madre» insegna il Concilio Vaticano II «si prende
cura dei fratelli del Figlio suo che sono ancora pellegrini, posti fra pericoli
e tribolazioni, fino a quando siamo condotti nella patria beata» [Cost.
dogm. Lumen gentium 62,1; EV 1/436], dove oggi Cristo ci ha preceduti nella
gloria.
3.Questa Eucarestia, infine è partecipata in modo particolare dal mondo
del lavoro.
Può sembrare strano: il forte richiamo che oggi la liturgia fa alla
vita oltreterrena non distoglie forse l’uomo dalla considerazione della
sua fatica terrena? non gli toglie forse il gusto ed il senso della dignità del
suo lavoro?
Non è così, carissimi. La storia ci dimostra che è proprio
stato il Vangelo a dare all’uomo la consapevolezza della dignità del
lavoro umano. E non per caso ciò è accaduto. Asceso al cielo,
il Signore continua ad operare nel mondo anche in tutti gli sforzi che l’uomo
compie per ordinare meglio la società umana.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi è il giorno della grande consolazione
e della sicura speranza. Non siamo inutili frammenti sperduti dentro un universo
privo di senso. Siamo amati da un Padre onnipotente che oggi nell’ascensione
di Cristo ci mostra a quale dignità ci ha elevati: vivere nella gloria
e nella beatitudine divina.