Saluto al Santo Padre Benedetto XVI

            Santo Padre,

                               questo popolo è profondamente grato alla Santità Vostra per essere venuto a visitarci.

            Siamo stati investiti da un’immane tragedia. Questo popolo ha perduto ciò che aveva di più caro: le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i luoghi del lavoro.

            Siamo certi, Santità, che la sua presenza, segno di una vicinanza che durante queste settimane ci ha profondamente commossi, e la sua parola saranno di conforto, di consolazione, e di speranza. Per i nostri sacerdoti, che stanno dando una testimonianza eroica di condivisione della sofferenza dei loro fedeli; per le autorità civili e militari tutte che con sapienza e instancabile dedizione cercano in ogni modo di rendere meno disagevole l’attuale situazione; per i meravigliosi volontari che si spendono senza misura.

            Alcuni giorni orsono, un bambino, a nome di tanti altri bambini, mi ha detto: “ci sono tante crepe nelle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori”.

            Le parole del bambino mi hanno fatto ricordare una pagina del più emiliano degli scrittori, Giovannino Guareschi. Dopo la famosa grande alluvione, il sacerdote don Camillo dice ai suoi fedeli: «le acque escono tumultuose dal letto dei fiumi e tutto travolgono. Ma un giorno esse ritorneranno, placate, nel loro alveo, e ritornerà a splendere il sole. E se alla fine voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede».

            Sì, Santo Padre, pur così duramente flagellato, questo popolo sta ritrovando un’unità più vera e più profonda.

            Ci aiuti, Santo Padre, colla sua presenza e colle sue parole a vivere questo momento così triste e faticoso nella luce della fede e della speranza che non delude.

 

26/06/2012
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