Desidero ringraziare il Vescovo Laurent, la Chiesa di Parigi e la Comunità di Sant’Egidio per l’accoglienza che ci fa sentire subito a casa, casa comune dove impariamo ad essere Fratelli Tutti e ad immaginare la pace. E immaginare viene dal cuore, ma richiede anche tanta mente e tanto lavoro, come quello che con insistenza Sant’Egidio costruisce da molti anni con sempre crescente convinzione. L’immaginazione, in realtà, è capire come Dio ha immaginato il mondo e ciascuno di noi. Dio vuole la pace e ci regala la fraternità. L’immagine di Dio che è sempre nascosta in ogni persona, qualsiasi sia la sua fede, vuol dire che in ciascuno c’è il desiderio della pace.
Ecco perché immaginare la pace. Immaginare non significa chiudere gli occhi e cercare quello che non esiste, ma aprirli sul deserto e iniziare da lì a costruire il giardino. Immaginano la pace i profeti, quelli che non smettono di credere che il lupo dimorerà accanto all’agnello e iniziano, come San Francesco, a parlare al lupo trattandolo da fratello quando ancora è nemico ma credendo che può ritrovare la via dell’amicizia, capendo le cause della sua violenza e aiutandolo a risolverle, facendosene carico, non lasciandolo solo. Immaginiamo la pace scendendo negli inferni creati dalla violenza e dalla guerra, dove muoiono tanti santi innocenti, dove si oltraggiano i morti, si torturano i vivi e si colpisce il fratello che l’odio e l’istinto rendono un nemico. Immaginiamo la pace con la preghiera che sposta le montagne ma anche nel delicato dialogo che con tanta pazienza la prepara e la raggiunge.
Si immagina perché c’è, e perché senza vederla nella speranza e senza cercarla non ci sarà la pace. Farlo assieme, diversi come siamo, è già una risposta e ci aiuta a pensare itinerari possibili per raggiungerla, itinerari che diventano impegni e scelte. Solo la pace ha valore, perché senza, niente ha valore. Non c’è vita senza pace. Immaginiamo la pace perché non ci arrendiamo al falso realismo della guerra, con la sua logica inarrestabile. Immaginare la pace significa parlare, ascoltare, rispondere, dialogare, senza confini, perché come la guerra è una pandemia così la pace riguarda tutti e richiede un impegno comune. Ci sentiamo in intima unione con l’intera famiglia umana e desideriamo diventare operai che la pace la costruiscono nel quotidiano.
Possa arrivare quel tempo nel quale, “mediante l’accordo delle Nazioni, si potrà interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra” e perché sia “istituita un’autorità pubblica universale, da tutti riconosciuta, la quale sia dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti”. Immaginiamo la pace e costruiamola insieme tutti i giorni. E Dio ci benedica.