1.«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se
invece muore, produce molto frutto». Deponiamo nel suo luogo definitivo
il “seme” che morendo ha prodotto molto frutto. Deponiamo i resti
mortali dei santi Vitale ed Agricola, protomartiri della nostra Chiesa frutto
del loro sangue versato per Cristo. L’odierna celebrazione si colloca
alla fine di una gloriosa tradizione che ha avuto in Ambrogio e nel nostro
santo Vescovo Eustachio la sua origine.
La persona di Vitale ed Agricola non è stata “chicco di grano
che non ha voluto morire”, ma dando la loro vita hanno prodotto il frutto
di questa comunità ecclesiale.
La loro testimonianza a Cristo ha in sé qualcosa di singolare. Essi
nella società civile in cui vivevano erano separati dall’appartenenza
ai due stati sociali più contrapposti: Vitale era lo schiavo, Agricola
era il padrone. Servus-dominus: due qualifiche, due condizioni che separavano
radicalmente gli uomini. Nella vicenda e nel martirio dei nostri santi protomartiri
si avvera pienamente la parola di Dio: «in Cristo non c’è più né schiavo
né libero… ma tutti siamo uno in Cristo». La dignità della
persona è posta non nello status sociale, ma nella testimonianza a Cristo. è ancora
l’Apostolo che ce lo insegna, con parole che hanno anche un’immensa
rilevanza culturale: «sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare;
ma anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione!
Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un
liberto affrancato del Signore. Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo
di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo; non fatevi schiavi degli uomini» [1Cor
7,21-23].
Ciò che è decisivo per la persona umana non è la sua condizione
sociale, ma la sua appartenenza a Cristo. è questa appartenenza che
ci dona la vera libertà . La consapevolezza di essere stati “comprati
a caro prezzo” genera nella nostra coscienza l’intima convinzione
della preziosità somma della nostra persona, e la conseguente decisione
di non “farci più schiavi degli uomini”. Nel martirio vissuto
assieme dal servo e dal padrone si è posto l’inizio di un nuovo
umanesimo che né la comunità cristiana né la comunità civile
di Bologna può tradire o dilapidare.
Non è questo il momento di disegnare il profilo completo di questo
nuovo umanesimo. Mi limito ad indicare solo un aspetto; quello che risulta
più evidente nel martirio di Vitale ed Agricola.
Ciò che la condizione sociale divideva, la fede cristiana ha unito;
ciò che ha servitù ed il dominio separava, il martirio
ha riconciliato. Dentro alle contraddizioni di una vicenda storica in cui il
male della divisione e delle guerre sembra prevalere, opera la forza unificante
del Signore risorto, di cui noi credenti siamo i testimoni. Nessuno è estraneo
a nessuno – Vitale ed Agricola non lo furono l’uno all’altro – poiché ogni
uomo è chiamato ad essere in Cristo. “O non è somma gloria
il fatto che siamo stati apprezzati tanto da essere redenti con il Sangue del
Signore?” [Ambrogio, Esortazione alla verginità 3; NBA 14/II,
pag. 207].
2.«Carissimi, se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi!
Non vi sgomentate per paura di chi vi perseguita, né vi turbate, ma
adorate il Signore». Le parole di Pietro ci aiutano a scoprire un altro
aspetto del martirio di Vitale ed Agricola, troppo importante per non essere
almeno accennato.
Col loro martirio, Vitale e Agricola ci insegnano che non si può costruire
una vera comunione fra le persone se non si riconosce che non tutto nell’uomo è sottoponibile
al compromesso, alla contrattazione. Il vero male, testimoniano i martiri,
non consiste nel «soffrire operando il bene», ma nel tradire le
leggi sante del Signore. L’amore di Dio implica obbligatoriamente il
rispetto dei suoi comandamenti, anche nelle circostanze più gravi od
il rifiuto di tradirli, anche con l’intenzione di un supposto bene sociale
maggiore.
Nel martirio di Vitale ed Agricola splendono in tutta la loro verità le
parole di Pietro: «non vi sgomentate per paura di chi vi perseguita,
né vi turbate, ma adorate il Signore».
Che questo luogo santo in cui deponiamo le reliquie di Vitale ed Agricola
diventi sorgente e scuola di uomini veramente liberi. Uomini che, consapevoli
di essere stati comprati a caro prezzo, non vogliono più farsi schiavi
degli uomini, ma adorano solo Cristo Signore, pronti sempre a rendere ragione
a chiunque domandi loro ragione della speranza che è in loro.