solennità di Maria madre di Dio, giornata mondiale della pace

Bologna, Cattedrale

Ancora una volta nel nome e con l’auspicio della pace iniziamo un nuovo anno, l’ultimo prima che la cifra emozionante e quasi mitica del “duemila” cominci a contrassegnare le nostre date.
A ripassare nella memoria il Novecento, si è colpiti dalla gran parte che vi hanno avuto le lotte cruente e le stragi. A ogni tornante di questo percorso tormentato, l’umanità ha sperimentato la violenza e ha conosciuto lo spargimento di sangue.
E a ogni tornante, l’esortazione alla pace si è levata sempre dalla stessa cattedra, quella del successore di Pietro. Bisogna riconoscere che la Sede Apostolica non è mai venuta meno, in questo secolo sconvolto, al suo compito di richiamare gli uomini al rispetto della loro fraternità.

Pio X, giunto all’ora estrema della sua vita, oppresso dal dramma terribile che si stava profilando, trovava la forza di indirizzare un altro ammonimento alle nazioni europee che si apprestavano a distruggersi reciprocamente. “Spavento” e “acerbo dolore” ñ così confessava candidamente ñ opprimevano il suo cuore buono, che di lì a pochi giorni cessava di battere.
Ancora il 2 agosto 1917, Benedetto XV ,che per sei anni era stato nostro arcivescovo ,cercava con un messaggio di porre fine alla “inutile strage”; ed era, per questa sua parola di verità, violentemente attaccato nel nostro parlamento e insultato su tutte le piazze d’Italia.

Prevedendo l’avvicinarsi di una nuova e più tremenda catastrofe, Pio XI il 28 settembre 1938 offriva per la salvaguardia della pace nel mondo la sua vita di “afflitto e stanco operaio” del Signore (sono parole sue). E rivolto ai difficili e arroganti interlocutori che si ritrovava, ripeteva con la voce arrochita dalla vecchiaia ma ancora vibrante di santa passione l’implorazione del salmo: “Dissipa gentes quae bella volunt”. (“Disperdi, o Dio, i popoli che amano la guerra”, cf Sal 67,31).
La sera del 24 agosto 1939, otto giorni prima che l’invasione della Polonia scatenasse il secondo conflitto mondiale, Pio XII compiva un disperato tentativo di fermare la sciagura incombente, con il severo avvertimento: “Nulla è perduto con la pace; tutto può esserlo con la guerra”.

Erano i tempi ,sarà bene farlo sapere alle nuove generazioni,in cui tutti da noi esaltavano la bellicosità. Erano i tempi in cui capitava di vedere per le nostre strade chiassosi cortei di studenti (convinti naturalmente di essere lungimiranti), che manifestavano il loro impetuoso desiderio di combattere e di conquistare nuove terre alla patria. Erano i tempi in cui ogni tanto si bruciava pubblicamente l'”Osservatore Romano”, colpevole di non condividere questi comuni ammirevoli intendimenti.
Come farà la Chiesa a farsi perdonare di aver avuto così spesso ragione contro la ricorrente insipienza delle varie culture dominanti?

L’impegno e l’azione per la pace di Giovanni Paolo II continui, assidui, instancabili sono sotto gli occhi di tutti. L’ultimo suo intervento è il messaggio inviato, proprio in preparazione all’odierna Giornata del 1° gennaio 1999, agli “uomini e alle donne di ogni parte del mondo”, ai “responsabili politici e alle guide religiose dei popoli” e a quanti “amano la pace e la vogliono consolidare” (n.1).
In esso egli esprime un convincimento che in vent’anni non si è mai stancato di ribadire: “L’attualità “torna ad asserire ” prova ampiamente il fallimento del ricorso alla violenza come mezzo per risolvere i problemi sociali e politici. La guerra distrugge, non edifica; svigorisce i fondamenti morali della società e crea ulteriori divisioni e durevoli tensioni. Eppure la cronaca continua a registrare guerre e conflitti armati con vittime senza numero. Quante volte i miei predecessori e io stesso abbiamo invocato la fine di questi orrori! Continuerò a farlo fino a quando non si comprenderà che la guerra è il fallimento di ogni autentico umanesimo” (n.11).

La sorte della pace,ci insegna Giovanni Paolo II , in un’epoca inquieta come la nostra è intrinsecamente legata all’effettivo rispetto dei diritti fondamentali degli uomini. E i diritti fondamentali sono effettivamente rispettati laddove si è davvero persuasi che “la dignità della persona umana è un valore trascendente…dal momento che ogni persona è creata a immagine e somiglianza di Dio” (cf n.2).
Sono molti i diritti inalienabili, e nessuno può essere impunemente violato. Ma “primo fra questi è il diritto alla vita. La vita umana è sacra e inviolabile dal suo concepimento al suo naturale tramonto. “Non uccidere” è il comandamento divino che segna un estremo limite oltre al quale non è mai lecito andare. L’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale.

“Il diritto alla vita è inviolabile. Ciò implica una scelta positiva, una scelta per la vita. Lo sviluppo di una cultura orientata in questo senso si estende a tutte le circostanze dell’esistenza ed assicura la protezione della dignità umana in ogni situazione. Una vera cultura della vita, come garantisce il diritto di venire al mondo a chi non è ancora nato, così protegge i neonati, particolarmente le bambine dal crimine dell’infanticidio. Ugualmente, essa assicura ai portatori di handicap lo sviluppo della loro potenzialità, e ai malati e agli anziani cure adeguate” (n.4).
Inoltre, “scegliere la vita comporta il rigetto di ogni forma di violenza: quella della povertà e della fame, che colpisce tanti essere umani; quella dei conflitti armati; quella della diffusione criminale delle droghe e del traffico delle armi; quella degli sconsiderati danneggiamenti all’ambiente naturale” (ib.).

Poi il papa prosegue a elencare altri e ugualmente decisivi diritti dell’uomo, in un documento luminoso e forte che ciascuno di noi si farà premura di leggere e meditare. La sua conclusione è un invito caldo e pressante diretto specialmente ai cristiani: “Il nuovo millennio è alle porte ed il suo avvicinarsi ha alimentato nei cuori di molti la speranza di un mondo più giusto e solidale. È un’aspirazione che può, anzi, che deve essere realizzata! È in questa prospettiva che mi rivolgo ora particolarmente a voi, cari fratelli e sorelle in Cristo, che nelle varie parti del mondo assumete a norma di vita il Vangelo: fatevi araldi della dignità dell’uomo!” (n.13).
Il 1999 sarà davvero un “anno buono” come tutti a vicenda ci auguriamo in questo momento se ognuno di noi saprà accogliere, nella concretezza delle sue condizioni e delle sue possibilità, questa ardente sollecitudine del Papa.

01/01/1999
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