Solennità di San Giuseppe
[Ordinazione Diaconale : Monte Sole: 19-03-05

1. “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,

tua sposa, poiché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito

Santo”. In queste parole è racchiuso tutto il «mistero» di

Giuseppe ed è interamente manifestata la «missione» della

sua persona. Egli viene introdotto da quelle parole nel Mistero tenuto nascosto

per secoli dal Padre: nel mistero della nostra redenzione in Cristo, della

nostra predestinazione ad essere partecipi della stessa vita divina. Giuseppe

vi è introdotto, per così dire, non direttamente ed immediatamente,

ma attraverso Maria, attraverso il vincolo coniugale che lo univa a Maria.

La fede della Chiesa ci insegna: “Piacque a Dio nella sua bontà e

sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cfr.

Ef. 1,8), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne,

nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi  della

divina natura (cfr. Ef. 2,18; 2Pt. 1,4)” (Conc. Ec. Vaticano II, Cost.

dogm. Dei Verbum 2). Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con

Maria il primo depositario.

Quale è stata la via attraverso la quale Giuseppe vi è entrato

dentro? “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo”.

Queste parole sembrano echeggiare singolarmente le parole con cui anche Maria

entra nel Mistero: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me

quello che hai detto”. La via è stata la fede: ciò che

Maria disse e fece, ciò che Giuseppe senza nulla dire fece, è la

purissima obbedienza della fede. E in questa fede Maria e Giuseppe trovarono

la più intima comunione di vita e compartecipazione allo stesso destino. “ A

Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede»,

per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli

il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà ed assentendo

volontariamente alla Rivelazione da lui fatta” (ib. 5).

Questa descrizione della fede si applica perfettamente a Giuseppe: Egli si è totalmente

e liberamente abbandonato a Dio che gli parlava attraverso l’angelo e “fece

come gli aveva ordinato”. Fu il primo ossequio della sua volontà,

nel quale poi – come in un grembo – tutta la sua esistenza seguente

viene concepita.

2.  “Eredi… si diventa per la fede, perché ciò sia

per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza”.

L’esperienza di Giuseppe è paradigmatica: è esemplare per

ogni uomo. Essa ci rivela una verità fondamentale per capire la persona

umana e la sua vocazione. Quale? Che “eredi si diventa per la fede, perché ciò sia

per grazia”. Eredi, cioè destinati alla salvezza che il Padre

ci offre in Cristo, lo si diventa per la fede. A ciascuno di noi, come a Giuseppe, è chiesto

per entrare nell’opera della salvezza, di accogliere la proposta divina.

Al principio, perché si costituisca il patto, l’alleanza fra il

Padre e ciascuno di noi, ci è chiesto di dire come Maria: “avvenga

in me secondo la tua parola” e di agire come Giuseppe: “fece come

gli aveva ordinato l’angelo”. E’ l’abbandonarsi a Dio

totalmente e liberamente, prestandogli il pieno ossequio della nostra intelligenza

e della nostra volontà.

“Chi si abbandona totalmente nelle mani del Signore può essere

certo di essere guidato. Tutto quello che si consegna a Lui non va perso, anzi

viene custodito, ampliato, innalzato e giudicato in modo giusto. E’ questo

che deve avvenire: l’abbandono totale nelle mani di Dio, senza alcuna

sicurezza umana” (S. Teresa Benedetta della Croce).

Il Signore ci doni  la stessa fede e purezza di cuore che animò S.

Giuseppe nel seguire il Figlio di Dio, nato da Maria.

L’uomo giusto è stato introdotto nell’inizio della nuova

ed eterna Alleanza che è Gesù Cristo: che egli ci ottenga di

conoscere le vie attraverso le quali introdurre la nostra vita dentro al mistero

ineffabile dell’incarnazione del Verbo, del mistico coniugio del Verbo

colla nostra umanità.

3.Questa Parola e la testimonianza di Giuseppe che l’ha vissuta, accompagnano

in modo singolare la tua persona, carissimo Alessandro. Oggi lo Spirito Santo

mediante l’imposizione delle mie mani ti introduce nel sacro ministero

apostolico. Anche a te accade oggi, in un certo senso, ciò che è accaduto

a Giuseppe: vieni introdotto con una modalità nuova dentro al Mistero.

Al Mistero nascosto da secoli e rivelato in Cristo nella pienezza dei tempi,

dal momento che il ministero apostolico è una partecipazione singolare

alla rivelazione e alla realizzazione dell’opera di Cristo.

E come Giuseppe vi è stato introdotto non direttamente ed immediatamente,

ma mediante Maria, così tu lo sei mediante la Chiesa. Oggi si istituisce

fra la tua persona e la Chiesa un patto, un’alleanza singolare. è così profonda

questa unione colla Chiesa, che da oggi ad un titolo singolare – nella

Liturgia delle Ore – tu avrai «piena libertà di entrare

nel santuario per mezzo del sangue di Gesù» [Eb 10,19], e parlare

al Padre a nome della Chiesa.

Si compia spiritualmente in te quanto le Sacre Scritture dissero di Mosè:

sii sul monte un orante instancabile fino a quanto tutti i nemici siano posti

sotto i piedi di Cristo.

Giuseppe assieme ai vostri santi, ai santi cui la vostra comunità ha

voluto affidarsi in modo particolare, ti accompagni ora e sempre. Amen.

 

19/03/2005
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