solennità di san Petronio

Bologna, basilica di San Petronio

E’ curioso (e anzi può a prima vista sembrare una scelta inspiegabile) che la Chiesa di Bologna – proprio nella festa di san Petronio, da lei invocato come “padre” e da lei esplicitamente riconosciuto come “maestro” di fede e di vita – ci legga la severa raccomandazione di Gesù che abbiamo or ora ascoltato: “Non chiamate nessuno “padre’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo” (Mt 23,9-10).

In realtà, a chi non si limita a una considerazione di superficie tale citazione appunto in questo giorno appare pertinente in modo specifico e persino provvidenziale. Noi oggi ricordiamo e contempliamo un pastore indimenticabile, nel quale i nostri padri da secoli hanno ravvisato, per così dire, una “epifania” della paternità di Dio e un’attualizzazione del magistero del Signore Gesù: paternità e magistero che hanno accompagnato, difeso e ispirato l’intera storia della nostra città e del nostro popolo.

Ed è allora giusto – in questa circostanza – che veniamo esortati a non cercare altrove con troppa facilità i nostri punti di riferimento e a non lasciarci spensieratamente incantare da altre guide, effimere e inaffidabili, né da altri imbonitori di ricette esistenziali senza valore e senza autorevolezza. E’ dunque in sostanza un invito a restare fedeli a san Petronio e, attraverso la sua mediazione, a mantenerci discepoli docili dell’unico vero Maestro e figli affettuosi dell’unico Padre del cielo.

Il cittadino “petroniano”, che ogni anno viene qui a riascoltare questo ammonimento di Cristo, dovrebbe essere perciò il più immune dagli abbagli ideologici e il più allergico a ogni indebito “culto della personalità”.

Bologna ritorna stasera in questa basilica (che è la sua gloria e il suo vanto al cospetto del mondo intero), e in essa si pone in comunione con gli eventi più memorabili della sua storia che qui hanno avuto luogo o quantomeno risonanza. Ritorna davanti all’urna che racchiude le ossa venerate del suo antico Patrono, per rinnovare la ferma adesione a un esempio e a un’ispirazione che le incertezze e le insidie degli anni avvenire non dovranno mai illanguidire e tanto meno dissolvere.

Bologna, conformemente alla sua natura e alla sua tradizione, vuol restare aperta a ogni ricchezza intellettuale e morale sopravveniente, e intende accogliere ogni autentica positività che le potranno offrire le future stagioni. Ma non per questo è disposta a perdere la sua preziosa identità o a smentire la sua ammirevole storia.

Che Bologna rimanga Bologna, cioè “petroniana”: questo è l’auspicio di chi sinceramente l’apprezza, ed è lieto e fiero di amarla. Ed è anche l’implorazione che nell’odierna celebrazione l’assemblea dei fedeli, appoggiandosi all’intercessione di san Petronio, innalza al “Padre della luce”, “datore di ogni buon regalo e di ogni dono perfetto” (cf Gc 1,17).

Oggi siamo qui anche per esprimere a san Petronio la nostra filiale riconoscenza, perché in questi quasi milleseicento anni egli ha svolto bene il suo compito di proteggere la nostra città; ha svolto bene il suo compito di salvarne l’anima nelle molteplici insidie che essa ha dovuto incontrare nella sua lunga vicenda sociale, politica, culturale; ha svolto bene il suo compito di serbare efficace e risolutivo l’irradiamento dell’annuncio di Cristo in mezzo a noi.

Credenti o non credenti che si possa essere, basta la retta ragione e l’onestà intellettuale per rendersi conto che “solo in una cultura cristiana i veri valori umani si salvano. Solo dalla certezza dell’unica paternità di Dio, si può far dedurre agli uomini l’impegno a vivere da fratelli e non da belve che si sbranano reciprocamente. Solo con la persuasione che l’uomo è modellato su Cristo, si può scoraggiare ogni sorta di manipolazione, derivata sempre in ultima analisi dall’egoismo che insidia la dignità umana.

Solo nell’attesa di un giudizio trascendente che valuterà tutte le azioni e le segrete intenzioni, si può sperare che l’uomo faccia sforzi sinceri per vivere e operare secondo giustizia. Solo nella visione della realtà ispirata al Vangelo c’è possibilità di salvare l’uomo” (“Guai a me”” 79).

Credenti o non credenti che noi si possa essere, non è possibile non augurarci tutti che la cultura cristiana che ha nei secoli plasmato la “umanità bolognese” (quella “umanità” a noi così cara e gratificante) abbia sempre a essere presente e attiva sotto le Due Torri.

Tutta la società occidentale, del resto, ha derivato appunto dal messaggio di Cristo i suoi valori più alti e i princìpi che più la caratterizzano e le fanno onore. Ebbene, questo benefico influsso è chiamato non solo a rimanere vivo e determinante, ma anche a estendersi e approfondirsi al servizio di un progresso etico e spirituale, e non puramente esteriore.

Per esempio, si deve senza dubbio all’ispirazione evangelica – che vede in ogni uomo un fratello e riconosce, anche in chi prevarica e pecca, l’indole di creatura e di viva immagine di Dio – se il nostro sistema penale è stato riscattato da una concezione puramente punitiva e intimidatoria della pena e della detenzione. Si deve almeno remotamente all’ispirazione evangelica, se la consapevolezza che c’è anche nel reo una dignità inalienabile da rispettare, ha motivato un giusto garantismo in tutte le procedure giudiziarie.

Adesso però è giunto il momento che si cominci a pensare seriamente anche alle vittime della criminalità, piccola o grande che sia. Bisogna ammettere che oggi le vittime non trovano molta attenzione né molto aiuto nella legislazione, nella prassi burocratica, nella stessa coscienza sociale. Perciò è urgente, in un’ottica davvero cristiana, che il sentimento di equità, la comprensione fattiva e concreta, soprattutto una pubblica solidarietà che non sia effimera e puramente verbale, si esercitino anche e primariamente a favore dei nostri fratelli dolorosamente colpiti o danneggiati dalla delinquenza.

Analogamente, le garanzie a difesa dei diritti di chi è presumibilmente colpevole (o anche, con diversa forma e misura, di chi è stato riconosciuto colpevole) non dovrebbero mai compromettere di fatto (o comunque non dovrebbero mai rendere gravemente astratta e inefficace) la tutela della vita, della serenità, dei beni legittimi, di chi è certamente innocente.

La benedizione di san Petronio discenda illuminatrice e confortatrice su questa sua Chiesa e su questa città che vuol rimanere sua; su quanti si adoperano per la prosperità, la tranquilla convivenza, il vero bene di questo popolo; sulle ansie, i problemi, le onorevoli aspirazioni dell’intera comunità bolognese.

04/10/2001
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