Venerdì 9 aprile, Venerdì Santo
nella Cattedrale di S. Pietro

La solenne semplicità della Liturgia che stiamo celebrando ci invita ad una contemplazione pacata e profonda del mistero della Croce, perché si compia anche in noi la parola profetica: «volgeranno lo sguardo in colui che hanno trafitto».

1. La prima domanda che sorge nel cuore del credente di fronte al mistero della Croce è: perché il Figlio di Dio ha voluto subire una tale passione ed una tale morte? “Ha voluto”, ho detto. Egli infatti non ha subito quella passione e quella morte; l’ha scelta liberamente. La narrazione, appena ascoltata, di quanto è accaduto nel Getsemani sottolinea la suprema libertà con cui Cristo va incontro alla morte. Perché lo ha voluto? La parola di Dio risponde: «egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità … il Signore fece ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti». S. Paolo scrive: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore» [2Cor 5,21]. Le parole profetiche e dell’apostolo riassumono tutta la profondità del mistero della Croce che oggi adoriamo e la profondità del mistero della redenzione dell’uomo.

Sulla Croce Cristo portò tutto il peccato del mondo; è l’intero genere umano a pesare su di Lui con tutto il peso della iniquità e dell’ingiustizia umana. Egli poté misurare il male  intero del peccato umano – del voltare le spalle a Dio – nella profondità della sua unione filiale che anche sulla Croce viveva col Padre. Ed è stata questa intima sofferenza che ha sanato le nostre piaghe, che ha compiuto la nostra redenzione. L’uomo è stato redento sulla Croce: la Croce di Cristo è la redenzione dell’uomo.

2. Scopriamo allora nel mistero della Croce una duplice dimensione: una dimensione divina ed una dimensione umana.

Una dimensione divina: essa mostra l’amore di Dio verso l’uomo. L’apostolo scrive: «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» [Rom 5,8]. Egli si dimostra come il Dio fedele a Se stesso, fedele al suo amore verso l’uomo ed il mondo, fino al punto da mandare il suo Unigenito a cercare chi era perduto, a prendere sopra di sé tutta la miseria umana. E così noi non «abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato».

Una dimensione umana: la Croce mostra il valore dell’uomo. Quale grande dignità è quella della persona umana, di ogni persona umana, se Dio se ne prende tanta cura! La Croce dimostra a quale prezzo l’uomo è stato liberato. Essa è la ragione ultima della cura che la Chiesa si prende dell’uomo, la sorgente della sua missione.

La Croce che è eretta davanti a voi, ogni Croce, indica due direzioni: una direzione verticale ed una direzione orizzontale. La Croce è il ponte che ci consente di passare dalla riva del tempo alla riva della Eternità; di non naufragare dentro alle miserie della nostra vita. La Croce è l’abbraccio che accoglie tutti, poiché ogni uomo è già stato compreso nel suo mistero: il mistero di Dio che dona Se stesso per la redenzione della dignità umana.

 

09/04/2004
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