XXIII Domenica per annum

1. «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti». Miei cari fedeli, la Chiesa custodisce la memoria dei miracoli compiuti dal Signore non per nostra informazione su eventi passati, ma perché quei miracoli conservano un significato permanente per noi credenti.

La comunicazione fra le persone è opera soprattutto della parola: noi comunichiamo cogli altri soprattutto rivolgendo loro la parola. E dell’ascolto: è anche ascoltando ciò che gli altri dicono a noi che entriamo in comunione con loro. Il sordomuto è un uomo chiuso in se stesso. Al tempo di Gesù non avevano ancora inventato l’alfabeto dei sordomuti.

Ma non esiste solo un’incapacità fisica di comunicare. Può esserci anche un’incapacità spirituale. Non raramente anche fra persone che possono parlarsi ed ascoltarsi reciprocamente ci può essere un’infrangibile incomunicazione . Si dice: è un dialogo fra sordi.

Il gesto che Gesù compie sul sordo muto e la parola che Egli dice sono ripresi e ripetuti dal sacerdote quando battezza una persona. Uno dei riti del S. Battesimo consiste nel segnare col segno della croce la bocca e le orecchie del catecumeno dicendo come Gesù: «Effatà – cioè – Apriti».

La ripresa e la ripetizione che la Chiesa fa del gesto di Gesù ci dona una profonda intelligenza della pagina evangelica. Esiste una “sordità spirituale” nell’uomo ben più grave di quella fisica; esiste un “mutismo spirituale” ben più grave di quello fisico; esiste di conseguenza una “solitudine personale”  che pone la persona in un profondo malessere. Da queste “malattie spirituali” ci libera il Signore toccandoci [«gli

pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua»] mediante i santi sacramenti della Chiesa. Miei cari fedeli, con quanta verità risuonano quindi le parole del profeta: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio … Egli viene a salvarvi».

Ma che significa “sordità spirituale”? in un salmo è detto: «Sacrificio  e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto… Allora ho detto: ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore» [Sal 40 (39), 79]. In uno scritto del Nuovo Testamento questo brano viene applicato a Gesù e come messo sulle sue labbra [cfr. Eb 10,5-7].

Gesù è colui che ha perfettamente “aperte le orecchie” poiché ha la legge di Dio nel profondo del suo cuore. Egli ascolta perfettamente la voce del Padre: la sua volontà umana è espressa, in quel «Eccomi»; la sua volontà umana è questa parola «Eccomi». è in forza di «quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù, fatta una volta

per sempre» [Eb 10,10]. La sua umanità glorificata mediante i santi sacramenti ci tocca, “mette le dita nei nostri orecchi”, e ci libera dalla nostra sordità alla parola di Dio.

Miei cari fedeli, questa è la nostra malattia mortale: non ascoltare la parola del Signore predicata nella Chiesa; voler governare la nostra vita secondo regole che noi stabiliamo e non secondo le regole della divina Sapienza. La volontà è creata in noi da Dio che ci chiama alla sua Alleanza. Nella S. Scrittura lo vediamo quando il Signore chiama Abramo e questi risponde: «eccomi». Ci può capitare di essere diventati talmente sordi nello spirito da

non essere più capaci di ascoltare la voce del Signore.

2. Carissimi sposi, voi oggi avete voluto celebrare la “giornata della famiglia”. La pagina evangelica ha per voi un significato del tutto particolare.

All’inizio del vostro matrimonio, di ogni vero matrimonio, c’è stata una chiamata del Signore ad unire le vostre persone in un patto definitivo. E voi avete detto l’uno all’altro: «eccomi». Non fu un’emozione, una semplice attrazione psico-fisica. Fu la vostra vera volontà, poiché questa è la volontà dell’uomo, dire: «eccomi» a Dio che ci parla e ci chiama. La vostra volontà coniugale, l’alleanza

che avete istituito col vostro consenso, sono radicati e fondati nella volontà di Dio e nella sua Alleanza colla Chiesa. Chiedete sempre a Cristo che “metta le sue dita nei vostri orecchi” così che non diventino mai sordi alla sua divina istruzione.

Altri rumori oggi vi giungono, altre voci percuotono le vostre orecchie di sposi. Voci che mentiscono circa l’istituzione matrimoniale equiparandola a convivenze che con quella non hanno nulla in comune. Voci che mentiscono circa l’amore umano riducendolo ad una prova che l’uno fa dell’altro ignorandone la sua vera natura di definitiva donazione.

Miei cari sposi, miei buoni fedeli: oggi se udite la voce del Signore non chiudete le vostre orecchie, non indurite i vostri cuori perché il Signore possa introdurvi nella terra del suo riposo, del suo amore, della sua gioia. Amen.

 

10/09/2006
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