XXX Convocazione Nazionale
dei gruppi e delle comunità del
Rinnovamento nello Spirito

1. «Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza».  Cari fratelli e sorelle, questa è la più grande promessa fatta all’uomo, la promessa della vita. Che cosa infatti l’uomo desidera maggiormente della vita? E la morte è il nemico più grande dell’uomo. Gesù dice di se stesso di essere venuto – cioè: di essere stato inviato dal Padre; di non aver considerato tesoro geloso la sua uguaglianza col Padre – perché gli uomini «abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza».

Ma che cosa è la vita? Che cosa significa avere la vita in abbondanza? Sul piano della vita fisica sappiamo rispondere facilmente. L’uomo però è istintivamente consapevole che la sua vita non si riduce a quella fisica. Anzi noi veneriamo i martiri che per «avere la vita in abbondanza» hanno dovuto rinunciare alla vita fisica. Di che cosa vive allora veramente l’uomo? dove sono le sorgenti della vita?

Troviamo la risposta a queste domande nel Salmo responsoriale che abbiamo appena cantato. Abbiamo pregato: «manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi; mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore». L’uomo vive prima di tutto di verità e di luce. Ma non solo né principalmente delle verità frammentarie faticosamente raggiunte con l’uso della propria ragione; vive della verità, della luce che Dio stesso gli dona: «manda la tua verità e la tua luce: siano esse a guidarmi».

Per avere la vita che più profondamente il cuore dell’uomo desidera, «ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita. Certo l’uomo ha bisogno di pane, ha bisogno del nutrimento del corpo, ma nel più profondo ha bisogno soprattutto della Parola, dell’Amore, di Dio stesso» [J. Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, Rizzoli ed., Milano 2007, pag. 323].

«Siano esse a guidarmi; mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore». Ecco dove sono le sorgenti della vita: sul monte santo; ecco dove è possibile nutrirsi del cibo che dona la vita in abbondanza: nelle dimore di Dio. Il desiderio della vita nella sua più intima natura è il desiderio di vedere il volto di Dio e stare con Lui: «quando verrò e vedrò il volto di Dio?».

Cari fratelli e sorelle, Gesù può dire «io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», perché può dire di se stesso: «io sono la luce del mondo: chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» [Gv 8,12]. All’invocazione dell’uomo «manda la tua verità e la tua luce» Dio ha risposto in un modo che mai l’uomo avrebbe potuto nemmeno sognare: ha mandato il Verbo stesso, Luce da Luce, che fattosi carne, fa accadere nel mondo la Verità, percorrendo la quale l’uomo giunge alla vita. Lui è la Via, la Verità, la Vita. E lo Spirito Santo ci è donato per introdurci dentro a questa Verità e così è lo Spirito che ci guida alla fonte della Vita, Cristo Gesù. Lo Spirito viene ad abitare nel cuore anelante dell’uomo, che si sente pellegrino ed assetato e che sospira verso la fonte della vita: nel cuore mendicante di verità. E lo conduce a Cristo, pane eucaristico di vita.

2. Cari fratelli e sorelle, in questa sessione pomeridiana voi avete voluto lodare e ringraziare il Signore per il dono del matrimonio e della famiglia. Avete gioito nel sentire la testimonianza alla loro verità, alla loro bontà, alla loro bellezza.

C’è un legame profondo fra famiglia e vita. Il servo di Dio Giovanni Paolo II descrisse questo legame nel modo seguente: la famiglia è veramente «il santuario della vita … il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana» [Lett. Enc.Centesimus Annus 39; AAS 83 (1991), 842].

Esiste come una naturale, profonda amicizia fra la fede cristiana e la famiglia, poiché la fede cristiana è l’incontro con la Vita che si è fatta visibile. La Chiesa non può non prendersi cura della famiglia, poiché essa sa quale è la misura della sua preziosità: la preziosità stessa della vita. Nessuno potrà impedire alla Chiesa di dire ad alta voce il suo “sì” alla famiglia e quindi il suo “no” a tutto ciò che ne mette a rischio l’irripetibile unicità, poiché nessuno potrà impedire alla Chiesa di amare l’uomo, di desiderare che egli abbia la vita e l’abbia in abbondanza, di lottare contro tutti i germi di corruzione che producono la morte dell’uomo.

Cari fratelli e sorelle, «chi ero io per porre impedimento a Dio?» dice con umile e forte semplicità Pietro. Se Dio ha inviato il suo Unigenito perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, chi può porre impedimento al compimento di questo disegno divino? Noi oggi celebriamo la gioia di non aver posto impedimento al dono di Dio: la gioia di aver ricevuto – anche se pagani – lo Spirito Santo «che è Signore e dà la vita».

 

30/04/2007
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