Candidatura diaconi permanenti

Bologna, Cattedrale

“Ecco l’agnello di Dio”. Ecco l’incontro, sempre nuovo, sorprendente, desiderato, che rende nuovo ciò che è vecchio, che restituisce l’innocenza al peccatore, che ritrova il figlio e che con il suo abbraccio lo aiuta a ritrovarsi, dopo che aveva perduto se stesso credendo di diventare padrone di sé. Gesù è l’agnello di Dio, il vero e ultimo agnello, colui che si offre in “sacrificio per noi” per stabilire la “nuova ed eterna alleanza”.

Dio è agnello perché tutti possano accoglierlo e perché tutti possiamo seguirlo scegliendo di prendere il suo giogo su di noi ed essere miti e umili di cuore come Lui. Non si segue Gesù solo per prendere, ma per imparare da Lui a farsi servi e servendo essere grandi per davvero. E’ Agnello in un mondo di lupi che ama senza aspettare che cambi perché solo con il suo amore può cambiare. Gesù ci restituisce Abele e libera Caino dal suo istinto di morte, amandolo e insegnandogli a dominare quell’istinto che è sempre in agguato.

E’ agnello tra aggressivi e violenti perché la sua presenza mette in fuga gli spirito di divisione. Come avvenne per San Francesco, che con la povertà e la semplicità – sorelle “germane” diceva – “sembrava il possessore di tutti i beni” e attraeva “gli esseri insensibili come fosse già stato ristabilito lo stato di innocenza”, cioè quello dell’origine. Gesù è l’agnello, libera dal male come destino. Significa essere ingenuo tra calcolatori; amico tra maliziosi e diffidenti; umile tra chi si pensa grande e si gonfia con poco; fiducioso verso uomini impauriti e resistenti. Abbiamo visto in questi giorni la cattiveria del virus che come un lupo feroce divora la vita delle persone e genera paura e disillusione, stanchezza e sconsideratezza. Seguiamo Gesù agnello per aiutare tanti a comprenderne la presenza nella lotta con il male.

Sentendo parlare Giovanni due discepoli iniziano a seguire quell’uomo. Gesù si accorge dei due. Non si può seguirlo senza essere conosciuti da Lui. Non siamo spettatori e Gesù non è un’esperienza tra le tante. “Che cercate?”. E’ una delle domande riportate dal Vangelo che Gesù pone agli uomini. Che cerchiamo, cosa cerca la nostra vita, di cosa ha davvero bisogno, cosa le manca e cosa desidera? Questo tempo ci riporta alle domande essenziali, tutt’altro che minimali!

Gesù ci aiuta a fare emergere le vere domande del nostro cuore. Inizia da queste perché seguirlo risponde agli interrogativi più veri della nostra vita. Siamo così poco abituati all’amore vero che spesso pensiamo che ci chieda delle cose perché convenga a Lui e non a noi! Certo, qualche volta non sappiamo nemmeno bene cosa cerchiamo, non sappiamo dirlo eppure cerchiamo speranza, futuro, consolazione, parole vere, credibili, “con autorità” e non formali, stanche, senza calore, ripetute senza convinzione.

Tanti cercano Gesù e non lo sanno e tanti cercano Gesù e non lo trovano perché non incontrano luoghi dove Egli abita, dove si possono vedere i frutti della sua presenza. Quanti hanno bisogno di incontrare l’amore di Dio, luce in tenebre così profonde! Se vediamo dove abita, la sua casa, ecco che cambia la nostra vita. E’ la differenza tra “un” incontro e “l’incontro”, tra una parola che resta tale e la parola che diventa carne, esperienza, evento, nella nostra storia, che la cambia. Quanto abbiamo Noi e tanti hanno bisogno di vedere la speranza. Dove trovo la tua presenza buona per non perderla più, perché ho paura di restare deluso, perché conosco il mio peccato ed ho sempre bisogno del tuo perdono?

Cari fratelli, oggi siete ammessi tra i candidati al diaconato, accompagnati dall’affetto delle vostre famiglie e della famiglia che è la comunità, con il consenso delle vostre spose, a questo ministero dell’ordine nel quale vedete con chiarezza la presenza di Gesù. Come Samuele direte “Eccomi Signore”.

Lo riconoscete solo quando ci poniamo come servi in atteggiamento di ascolto della sua parola. All’inizio penserete si tratta di parola di uomini ma poi comprenderete che è il Signore che vi chiama. Gesù abita nel nostro cuore: chi ha conosciuto dove abita lo fa abitare nel suo cuore. Solo un incontro personale ci insegna a seminare personalmente e a parlare per davvero di Lui ad altri. Siete ammessi, perché solo per grazia e non per merito, stiamo con il Signore. Voi siete diversi, per storia, età, sensibilità. E, vi prego, non smettete di fare crescere tra voi l’amicizia per rispondere alla domanda “Dove abiti?” e per aiutare altri Pietro cui raccontare quello che vi è successo!

Gesù abita nella parola, che diventa preghiera e la nutre; nei poveri, che hanno sempre il volto di Cristo quali restituiamo l’amore che abbiamo ricevuto e che gli appartiene; nella comunità dei fratelli e delle sorelle, specialmente nella sua immagine più piena, quella della Santa Liturgia.

Sono le vostre comunità che rendono vera la formazione e ne danno carne, perché non serviamo in astratto ma sempre chiamati a persone concrete, con una Madre e dei fratelli che hanno dei volti e insieme a loro sono anche i tanti che non conosciamo ancora ma che ci aspettano e che scopriamo sono il nostro prossimo. Senza l’intimità della preghiera sarete senza respiro. Solo questa vi aiuta a camminare, rende limpido l’occhio e disponibile il cuore, liberandolo dalle misure mediocri, da temperature tiepide, insegnando la gratuità come unica regola della vita.

“Siate fedeli all’appello personale di Dio su di voi nella Chiesa e nel mondo; ma state ben attente a non cambiare l’ordine né a fare in modo che essere di più nel mondo o essere di più della Chiesa vi faccia essere meno proprietà di Dio personalmente”, si raccomandava Madelein Delbrel, mistica della strada. Ve lo ricordo anche a voi. Ed esercitatevi sempre ad essere semplicemente buoni, migliori perché avete una chiamata per cui vale la pena esserlo.

Siate lavoratori generosi, luminosi per l’amore ricevuto, seminatori del seme buono del Vangelo tra gli uomini senza perdere nessuna occasione per farlo, sempre con la vostra vita. Che tanti possano vedere già in voi la luce di Gesù e trovare gli occhi il cui sguardo cambia la nostra vita quotidiana. Amen, che sia così e che davvero Dio che ha iniziato in voi la sua opera la porti a compimento.

17/01/2021
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