Preghiera unità dei cristiani

Bologna, cattedrale

Con gioia vi accolgo nella nostra cattedrale di San Pietro per questa preghiera in una settimana diversa dal solito che forse ci aiuta a vivere diversamente dal solito questa tradizionale settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il virus divide. Siete a casa e siate a casa!

La guarigione è ritrovare sé stessi e quindi l’unità con gli altri, decisiva per non ammalarsi di virus peggiori, come la solitudine, il vivere per sé stessi, confondere il tralcio con la vite, pensare di bastare a sé stessi o che per esserlo debba dividermi dalla pianta e per questo anche dagli altri tralci. Davvero diventiamo secchi, aridi di amore, perché l’autoreferenzialità o il non sapersi più parlare amichevolmente, come i fratelli di Giuseppe, rende sterili, cioè fanno perdere i frutti. Viviamo in un momento così particolare per la nostra casa comune dove le persone scoprono, o sono chiamate a scoprire, che stanno sulla stessa barca e sono “tutti fratelli”. Lo capiamo tutti ancora troppo poco e per certi versi non basta solo capirlo.

Però è proprio questo il kairos della pandemia: cercare l’unità. Noi cristiani abbiamo un impegno in più: non solo di guarire dallo scandalo, che resta tale, di contraddire la preghiera e il comandamento di essere una cosa sola, ma farlo adesso, perché tutto possano scoprire che non ci sono più gli altri ma solo un “noi” e che solo costruendo una fraternità universale vinceremo per davvero la pandemia. “Fratelli tutti”.

Rimanete nel mio amore. Rimanere non è stare fermi! L’amore mette sempre in movimento. Rimaniamo infatti sempre in una circolazione profonda di amore, che ci unisce anche quando siamo ancora divisi, che è reale anche quando non facciamo niente, per certi versi invisibile, la più interiore, quella che non cura le apparenze ma il midollo: è la linfa della comunione che unisce le diversità e le rende capaci di essere ricchezza gli uni per gli altri. Sì, il tutto è sempre superiore alla parte. È il “to be” che chiedeva Annalena Tonelli: restare, anche quando non capiamo la bellezza di esserci, anche senza rendersi conto di quanto si è preziosi a colui o colei che si ama, ma restare, Ecco in questo “to be” c’è la forza dell’unità.

Si prega per l’unità e la pace, insieme. Sì, la guerra, dichiarata o meno, è sempre frutto della divisione, che è anche, come sappiamo, la sola indifferenza. Ecco, stasera circolerà tra di noi tanta di questa linfa di Dio che è la comunione, misteriosa eppure decisiva. Accordarci nella preghiera ci libera da quello che divide non da quello che si è, per sentirci tutti, come siamo, figli adottivi e per ritrovare noi stessi stando vicini alle tante sofferenze di questo tempo che presentiamo assieme all’unico Padre. La comunione ci chiede di offrire anche insieme i frutti delle opere di misericordia di cui il mondo ha un enorme bisogno. No. Non ci accontentiamo di un tiepido condominio o di un fair play ecclesiale perché la pandemia ci sfida ad essere insieme tra cristiani. Rimaniamo nel suo amore.

19/01/2021
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