Omelia della Seconda domenica di Quaresima

È bello per noi essere qui! Sì, è davvero bello incontrarsi, sentire la presenza del Signore nei nostri cuori e in mezzo a noi, vedere ciò che è invisibile trasfigurare la vita visibile, sperimentare la gratuità e la bellezza dell’amore, del donare senza ricevere in contraccambio altro che amore. Noi non possiamo dare null’altro al Signore! Qualsiasi altra cosa – ruolo, considerazione, rimborsi di ogni tipo – cambierebbe e rovinerebbe tutto, perché l’amore è libero e non cerca altro che amore.

È bello stare in un luogo dove non dobbiamo possedere perché l’amore fa tutto suo proprio perché regala, non possiede l’altro. È bello per noi, per me, stare qui perché è casa mia, ma non da solo. Qui tutto è nostro perché nessuno è un’isola! Non siamo fatti per essere isole e l’inferno è un mondo di isolati, che non sanno volere bene e si difendono dall’amore di Dio e del prossimo che resta lontano, pericoloso, indifferente. Gesù, al contrario, rende prossimo anche il nemico!

È bello per noi salire su questo monte della Santa Liturgia, che permette di vedere la nostra vita e il mondo perché la domenica ci aiuta a capire gli altri giorni, proprio come sul Tabor. Il cristiano non è un perfetto: quando lo abbiamo creduto pensando così di incentivare a diventare forti, abbiamo solo allontanato tanti che non si sono sentiti capiti. Il cristiano è solo un peccatore perdonato, che ha sempre bisogno di misericordia, pieno di luce perché ha Gesù nel cuore. Pietro non è salito sul monte perché aveva capito tutto. Anzi. Si addormenta, non sa pregare e si lascia banalmente prendere dai suoi problemi. Eppure Pietro condivide il segreto della vita di Gesù.

In queste settimane così tragiche, nelle quali sperimentiamo ancora la pandemia del Covid e quella della guerra, ci siamo di nuovo confrontati con la manifestazione del male. Lo affrontiamo? Aspettiamo che passi? Restiamo paralizzati dalla paura? Cerchiamo solo di salvarci? La guerra è sempre il frutto ultimo del male, conseguenza del non avere saputo dominare l’istinto che è sempre accovacciato alla porta del nostro cuore, come ammonisce Dio a Caino, che rovina la nostra anima e mina le nostre relazioni. Il male ci porta a cancellare l’altro e con lui la nostra stessa umanità.

Il male ci vuole rendere come vuole lui: aggressivi, violenti, al massimo equilibrati per rispondere al male con il male, occhio per occhio. Così vince sempre il male, perché diventiamo ciechi tutti, la vittima e l’aggressore. Solo l’amore “redime”, cioè affranca dal male, restituisce l’innocenza ai peccatori, salva noi e il mondo. Il male semina divisione, cattiveria, pregiudizio usandoci proprio perché pensiamo di potere non fare nulla o di controllare facilmente le conseguenze. Noi stessi, anche non volendolo, finiamo per essere contagiosi del male proprio quando pensiamo che non accada nulla e soprattutto se non facciamo il bene.

Il male fa credere sani senza esserlo e poi rende tutto sporco, brutto, definitivamente rovinato. L’amore, invece, ci rende consapevoli e rivela la bellezza della nostra vita di tutti i giorni anche nelle sue crepe, luce nel buio più grande, porta aperta quando tutto sembra chiuso. Gesù non diventò un altro. Il suo volto diviene luminoso, non illuminato, ma fonte di luce. Anche i nostri volti quando amano diventano così! La parola greca letteralmente significa “lanciare lampi”: ne abbiamo grande bisogno, adesso che siamo messi a confronto con i lampi di morte. E i lampi dell’amore di Gesù che è affidato a noi possono consolare, illuminare, unire, guarire.

La preghiera è la nostra forza e poi diventa solidarietà, non resta nel chiuso dei cuori. I vestiti, il cibo, gli alloggi sono come quei lampi di luce di cui parla il Vangelo e rendono bella la vita di qualcun altro. Lo vediamo in chi, smarrito, cerca conforto. E lo vediamo sempre, anche se non con gli occhi, perché la luce dell’amore non si perde e anche a distanza di tempo e in qualche angolo del mondo risplende. Sì, è bello per noi stare qui: ci fa capire il senso e la grandezza della nostra miseria, non perché ci illude con l’orgoglio ma perché la luce dell’amore trasforma la nostra vita. Nella Casa della carità c’è tanta di questa luce! Quando il nostro cuore diventa una casa della carità vediamo e facciamo vedere anche noi la luce dell’amore.

Pietro si lascia coinvolgere dall’esperienza spirituale di Gesù che gli stava vicino. E la trasfigurazione non è solo oggi, perché il Signore Gesù trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso. È bello per noi restare qui, ma questa luce non resta qui, ce la portiamo con noi, ci aiuterà a trovare consolazione quando il giorno si farà difficile, illuminerà tante difficoltà. È la luce dell’amore di Dio che è nascosta in ognuno di noi che può rendere tutto “bello”. Non teniamola nascosta! Per un mondo finto, illusorio, patinato, come certi influencer – peraltro interessati alla loro gloria e al loro business – la bellezza è finta, esibita, afferma se stessa, impossibile. Invece la bellezza di Gesù è rendere belli gli altri, e quando lo facciamo in realtà diventiamo belli anche noi.

Spesso ci interroghiamo se sapremo essere capaci di raggiungere gli obiettivi, abbiamo paura di non essere all’altezza, di essere rifiutati, di non scoprire cosa ci rende felici! Ci interroghiamo sui risultati, commossi. La sua risposta, prendere amore e rendere luminosa la vita degli altri, ci rende belli come siamo! Gli uomini cercano la gloria rubandola agli altri, nelle cose, nelle onorificenze, nelle caratteristiche esteriori, nel potere, nell’affermazione di sé, pensando che la gloria sia diventare Dio. La gloria è in una solitudine sconfitta, nel peccato perdonato, nell’inimicizia vinta, nei fratelli che si riconciliano, nella fragilità protetta. Per conservare quella luce dobbiamo scendere con Gesù verso l’umanità. Salire con Lui nell’amore e nella preghiera e scendere con Lui nel servizio e nell’umiltà verso il prossimo. Crisostomo dice: “Nulla ci rende simili a Dio come il fare del bene”.

La luce rende luminosi e attraenti noi e l’altro perché amati. La gloria di Gesù è abbassarsi a lavare i piedi ai suoi, donarsi spezzando il pane e versando il vino; lasciarsi inchiodare alla croce di un amore senza limiti. È la capacità di amore, quel pezzo di cielo che è nascosto dentro di noi e che Gesù rivela pienamente e che ci fa affrontare anche il buio più profondo senza perdere il cuore e con la luce nel cuore e negli occhi. È la luce che ci rende pienamente uomini della terra proprio perché del cielo.

Bologna, parrocchia di San Savino di Corticella
13/03/2022
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