Messa in suffragio di Marco Biagi nel 20° della morte

Stare con Gesù e ascoltare la sua parola ci aiutano a comprendere la nostra vita. Facciamo tutti tanta fatica quando le domande si accavallano e ci travolgono, come le onde della realtà che diventa una tempesta confusa e drammatica, che ci lascia senza respiro. Facciamo fatica quando scopriamo con sgomento che il cuore dell’uomo è un abisso e si rivela incomprensibile e imprevedibile, diverso da quello che pensavamo e credevamo sicuro, inquietante. Nell’incertezza della vita ci prende la paura e abbiamo bisogno non di ancora altre interpretazioni, di istruzioni per l’uso ma di amore che aiuti, doni forza, sollevi, regali il motivo per vivere, per cercare di essere migliori, per capire cosa scegliere e per andare avanti. Gesù è il Verbo che continua a farsi carne per parlare alle nostre difficoltà. Lui è il roveto ardente di un amore che brucia senza consumarsi, che scalda, illumina, conforta. Roveto di amore che è la risposta di Dio alla miseria del suo popolo.

Riportano a Gesù due fatti di cronaca, che avevano impressionato la gente. Viviamo nel tempo e questo contiene segni per capire quello che accade e cosa questo ci chiede. Il miracolo non è non avere problemi, non dovere affrontare le tempeste (che poi puntualmente arrivano perché fanno parte della vita), ma è sentire in queste l’amore di Dio. Spesso i nostri giorni passano in un continuo d’immagini, di emozioni, accentuate dalle connessioni digitali, che donano l’illusione di essere sempre al centro, in continua agitazione, confondendo gli affanni con la generosità.

Gesù ci aiuta a comprendere cosa ci chiedono gli avvenimenti che ci inquietano, ci fanno soffrire, che a volte vogliamo cancellare pensando che succeda sempre ad altri o che riguardino persone per qualche motivo diverse da noi. Gesù non guarda con distacco. Ci ricorda che non erano più peccatori di noi. Anzi. Ci chiede proprio di convertirci a partire da questi, perché sono un motivo per cambiare, una grande opportunità per essere diversi. Non dovrebbe succedere così anche con le pandemie, che sono state un grande momento di consapevolezza e quindi di scelta per essere diversi e cambiare?

Conversione non è uno sforzo di perfezione tutta individuale e facoltativa. Ci convertiamo quando capiamo qualcosa in termini personali e scegliamo di smettere di rimandare, di fare finta: vogliamo essere diversi, scegliere Gesù, combattere il male in noi e nel mondo. Quanto sangue abbiamo visto scorrere a causa della violenza, come quello dei Galilei uccisi da Pilato! A volte non ci facciamo più caso, come le vittime della guerra in Ucraina, che non accetteremo mai diventino numeri e non nomi, storie di fratelli e sorelle. Ricordarci i nomi e le immagini, come Alisa di 9 anni e Miketa di 18, assieme alla mamma, Tatiana di 43 anni, uccisi volutamente per strada mentre cercavano salvezza portando con sé tutta la vita nei piccoli trolley, o come Serhii, il papà che stringeva il capo del figlio di 15 anni Iliya morto, mentre stava giocando a calcio, per i bombardamenti che hanno devastato la sua città, Mariupol, disteso sulla barella e coperto da un lenzuolo sporco di sangue. La loro sofferenza, che arriva a bussare alle porte delle nostre case e dei nostri cuori, chiede a tutti noi preghiera, accoglienza, disponibilità, convertirci alla pace.

Quante persone uccise dalla fatalità del virus, pandemia spaventosa che come il crollo della Torre di Siloe ha spento la vita di migliaia di loro! Piazza Maggiore domenica era trasformata in un immenso cimitero di guerra con i loro nomi e la data di nascita. Ecco le due pandemie per le quali interroghiamo Gesù. La sua risposta è molto personale, diretta a ciascuno di noi, esigente, urgente per evitare di decidere solo dopo che siamo travolti dai problemi. “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Non pensiamo a loro come se non ci riguardassero. Accade anche a noi! È una pandemia: non siamo spettatori, riguarda tutti! Non sono diversi da noi e noi da loro! Lo abbiamo capito? Ci siamo convertiti o abbiamo solo cercato di tornare quelli di prima, di verificare se avevamo tutte le capacità precedenti? Non è il Vangelo la minaccia che ci ricorda i problemi.

Gesù ci mette davanti al male, a colui che spegne la vita! Ci rende consapevoli per non essere complici del male, per non pensare di stare bene perché ignari, cosa impossibile quando per di più abbiamo visto! Ci mette di fronte al presente e ci chiede di scegliere il futuro della nostra casa comune, curando il mondo dalle tante malattie e fragilità! È questione di vita o di morte! Dipende da noi, quindi, non da altri! Si converte chi non pensa di avere sempre tempo, chi si accorge che sono già adesso “troppi morti per sapere che troppa gente è morta”, come cantava un poeta.

Convertirsi è combattere il male dentro di sé, per disintossicare il mondo dall’odio, dalla violenza. È la concreta, forte e dolce proposta della Quaresima: prendere sul serio l’amore di Gesù, servire, combattere il male con tanto concreto e umile amore. Gesù è quel contadino paziente che chiede di aspettare ancora, anche se è ingiusto per chi non dona frutti (cioè vive per se stesso) sfruttare il terreno. È paziente non perché fatalista, rinunciatario, senza fretta, ma perché non smette di sperare ed è sicuro che possiamo cambiare. È paziente. La pazienza non è passiva, anzi, richiede di assumersi la responsabilità di zappare, di mettere il concime. Non lascia fare: fa! Non pensa: “chi me lo fa fare?” o “peggio per lui”, o “poteva imparare”. Gesù non vuole perdere nessuno! Non giudica e non fa nulla, ma fa di tutto perché la vita sia piena, cioè diamo frutti di amore.

Oggi ricordiamo, a distanza di venti anni dalla barbara e vigliacca uccisione, Marco Biagi. Colpisce com’è stato possibile che venti anni fa l’ideologia, l’incapacità di dialogare, la campagna di odio, abbiano potuto creare una pandemia che ha cancellato la sua vita e oscurato i sentimenti umani tanto da considerare giusto pensarlo un nemico da abbattere. Marco cercava di risolvere i problemi con competenza, capacità, libertà di analisi. Non accettava posizioni massimaliste e quindi ingannevoli, doppiamente pericolose, perché allontanano le vere soluzioni illudendo di difenderle e cercarle. Era libero però anche dal cinismo realista, che affrontava i problemi come se fossero solo dati, senza mettere al centro la persona, il futuro dei giovani, la necessità di lottare contro il precariato. Aveva intelligenza nel comprendere le sfide del presente e di guardare al futuro senza accontentarsi di qualche opportunismo nel presente. Se non c’è lotta al precariato rimane solo il lavoro nero! Le leggi devono servire alle persone, non le persone alle leggi. È questo il filo rosso della ricerca cui Marco si è attenuto con coerenza, quasi con intransigenza, sempre studiando le migliori pratiche presenti negli altri Paesi.

Marco non accettava l’idea e la concezione di un diritto immutabile, ibernato nell’ideologia, proteso a escludere e a ignorare quanto non fosse riconducibile ai soliti canoni. Innovare con responsabilità e coraggio era la sua scelta, non conservare con egoismo e mediocrità. La sua morte ci chiede di convertirci da un modo ideologico, di stolta contrapposizione, che preferisce l’odio al dialogo, che non cerca l’idea migliore, la via di uscita più alta e possibile! Dobbiamo convertirci dal pregiudizio, dall’ignoranza colpevole, dal parlare male e senza rispetto, dai massimalismi ignoranti e pericolosi, dal distruggere l’avversario.

In questa notte buia delle pandemie, mentre dobbiamo cercare il Piano di riforme che permettano il futuro, credo che abbia molto da dirci. Marco lo ricordiamo cristiano pieno di amore tanto che per lui la vita non avrebbe avuto senso se non fosse stata donata tutta alla sua famiglia, alla città degli uomini. Dio accende le stelle del cielo una per una con la sua luce che non finisce. Marco è una stella che orienta nel buio della notte, ci aiuta a guardare il cielo per vivere bene sulla terra. Le stelle brillano di più quando la notte è fonda. In questa notte così drammatica risplende come una luce che invita a lottare contro le ipocrisie e a credere che niente possa spegnere la luce dell’amore.

Bologna, chiesa di San Martino
19/03/2022
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