Terza domenica di Quaresima. In memoria dei 280 anni dei Domenichini

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Questa casa sul monte è una luce posta in alto per dare speranza a chiunque. È proprio come il roveto ardente, un amore che non si consuma, anzi cresce consumandosi; che non delude, che scalda e purifica. La Chiesa è una Madre che genera la presenza di Gesù nella storia, nel nostro difficile presente. Ne abbiamo bisogno, tanto, perché la miseria del nostro popolo è grande e anche grande la sua incapacità a scegliere e convertirsi. Il Signore non resta indifferente, come spesso gli uomini, che uccidono la pietà con l’indifferenza.

Abbiamo negli occhi e nel cuore le sofferenze terribili del popolo ucraino. Alcune immagini ci aiutano a comprendere una sofferenza terribile, che ci fa piangere. Cosa significa che ci sono centinaia di persone nei sotterranei di un teatro a Mariupol, dove si proteggevano, bombardato apposta perché diventasse una tomba? Facciamo fatica a pensarlo, a capirlo. E alcune immagini che abbiamo visto ci aiutano. Sono nomi, persone, storie, che vogliamo diventino nostre. È la foto di Alisa di 9 anni e Miketa di 18, assieme alla mamma, Tatiana di 43 anni, riversi per strada, uccisi volutamente mentre camminavano portando con sé tutta la vita nei piccoli trolley. È l’immagine di Serhii, papà che stringeva il capo del figlio di 15 anni Iliya disteso su una barella e coperto da un lenzuolo sporco di sangue, morto mentre stava giocando a calcio, colpito dai bombardamenti che hanno devastato la sua città, Mariupol. Non conosciamo il nome di quella donna che stava per partorire il suo bambino, trasportata su una barella improvvisata fuori dall’ospedale bombardato – si bombardano gli ospedali, tra gli atti più gravi che gridano giustizia e mostrano il grado di criminalità, di scelta di massacro, di colpire solo per uccidere. I medici non sono riusciti a trascrivere il nome prima che il marito e il padre della donna venissero a prendere il corpo, suo e del bimbo. La loro sofferenza è un grido che chiede giustizia ed è un giudizio terribile per chi provoca questa strage di innocenti.

È una sofferenza che bussa alle porte delle nostre case e dei nostri cuori, chiede a tutti noi preghiera, accoglienza, disponibilità, convertirci alla pace. Dio ascolta il grido dei bambini, il lamento degli anziani, il grido delle donne, delle mamme, costrette a fuggire dalle proprie case lasciando gli uomini a combattere e a morire. La loro sofferenza inquieta il nostro cuore e chiede preghiera insistente, accoglienza generosa, sostegno fattivo.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato questa sera ricorda due eventi drammatici, quello della strage compiuta da Ponzio Pilato e l’altro, a seguito del crollo della torre di Siloe. Noi oggi parliamo a Gesù delle due pandemie che ci hanno travolto in questi mesi. Quella della guerra, strage di persone uccise da altre persone, e quella del virus che, come il crollo della torre di Siloe, ha fatto crollare quello che sembrava sicuro, spegnendo drammaticamente nell’isolamento la vita di migliaia di persone. La risposta di Gesù è molto personale, diretta a ciascuno di noi, esigente, urgente per evitare di decidere solo dopo che siamo travolti dai problemi. Non dice “pensa per te”, “salva te stesso”, “stai tranquillo, sono problemi che riguardano altri!”. “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

Chi è colpito è come te e la sua sofferenza ti riguarda, è anche la tua. Il male è sempre una pandemia! Non sono diversi da noi e noi non siamo diversi da loro. Siamo sulla stessa barca e solo se ci convertiamo troveremo salvezza. Nessuno può pensarsi protetto, come credendo che sono più peccatori di noi, che queste cose accadono sempre ad altri. È una pandemia: non siamo spettatori, riguarda tutti! Ci siamo convertiti o abbiamo solo cercato di tornare quelli di prima, di verificare se avevamo tutte le capacità precedenti? Non è il Vangelo la minaccia che ci ricorda i problemi. Gesù ci mette davanti al male, a colui che spegne la vita! Ci rende consapevoli per non essere complici del male, per non pensare di stare bene perché ignari, cosa impossibile quando per di più abbiamo visto! Ci mette di fronte al presente e ci chiede di scegliere il futuro della nostra casa comune, curando il mondo dalle tante malattie e fragilità! È questione di vita o di morte! Dipende da noi, quindi, non da altri!

Si converte chi piange e non si accontenta delle lacrime ma cambia, fa delle cose nuove, che non aveva mai fatto prima, diventa artigiano di pace e di fraternità. Si converte chi non pensa di avere sempre tempo, chi si accorge che sono già troppe le morti “per sapere che troppa gente è morta” e ascoltare la risposta nel vento, come cantava un poeta. Convertirsi è combattere il male dentro di sé, per disintossicare il mondo dall’odio, dalla violenza. Convertirsi è la concreta, forte e dolce proposta della Quaresima: prendere sul serio l’amore di Gesù, servire, combattere il male con concreto e umile amore. Gesù è quel contadino paziente che chiede di aspettare ancora, anche se è ingiusto per chi non dona frutti (cioè vive per se stesso) sfruttare il terreno. È paziente non perché fatalista, rinunciatario, senza fretta, ma perché non smette di sperare ed è sicuro che possiamo cambiare. È paziente. La pazienza non è passiva, anzi, richiede di assumersi la responsabilità di zappare, di mettere il concime. Non lascia fare: fa! Non pensa: “chi me lo fa fare?” o “peggio per lui”, o “poteva imparare”. Gesù non vuole perdere nessuno! Non giudica e non fa nulla, ma fa di tutto perché la vita sia piena, cioè diamo frutti di amore.

Oggi ricordiamo i 280 anni dell’istituzione della Confraternita della Beata Vergine di San Luca, detta dei Domenichini. Voi portate la Sacra Immagine ma, come sappiamo, in realtà è Lei che porta tutti noi. Maria ci porta a Gesù, ci dona Gesù nella nostra vita. Siete una confraternita, cioè non soltanto un’associazione di scopo, tesa a venerare Maria. Siete una confraternita, cioè vivete un impegno ad andare d’accordo tra di voi, aiutarvi, sostenervi nelle difficoltà, andarvi a trovare. Chi custodisce la Sacra Immagine vive i sentimenti di questa nostra madre, essendone figlio, e quindi fratelli tra noi, restando come Lei vicino alla croce come la Chiesa vuole restare accanto a chi soffre. Il domenichino prende con sé l’immagine, la porta nel cuore, in casa sua, nella cella della nostra anima.

Mi ha colpito ritrovare un documento del 1939, quindi proprio poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, la lettera del Cardinale Nasalli Rocca rivolta a voi. Scrisse: «È tempo che si dica sul serio che non si vuole gettare nel baratro delle distruzioni, in quella distruzione che è voluta dai senza Dio. Non si usi questa santa parola “pace” che risuonò sul labbro del Redentore risorto e del Redentore che sale al cielo, non si usi a profanazione e inganno. Si mettano insieme gli arbitri delle sorti dei popoli e si ceda un poco da ogni parte quella che ragione vuole che equamente si ceda e si ricordi il grande principio dell’antica sapienza: nihil violentum durabile. Un geniale scrittore francese di gran nome, Victor Hugo, ebbe a dire che, come un tempo vi erano le guerre fra castello e castello e non sono più, così verrà un tempo che non saranno più le guerre fra nazione e nazione, continente e continente e si intenderà che fra uomini e uomini è pur possibile, innanzi agli orrori di una strage universale di uomini e cose, sapersi fraternamente conciliare».

Impareremo dalle pandemie? Cambieremo, saremo responsabili gli uni degli altri? Le nazioni saranno capaci di sconfiggere il terribile e disumano nazionalismo, che nulla ha a che vedere con il patriottismo, perché brama di sopraffazione su altri popoli che diventano nemici, nutrendo l’odio, il pregiudizio, il culto del nemico. Le nazioni potranno diventare un concerto di popoli in pace tra loro? Ecco a Maria confidiamo la nostra scelta di essere figli suoi, di portare nel nostro cuore l’immagine del suo amore perché tanti vedendo la nostra umanità possano scoprirla. La nostra vita personale e di Confratelli sia come la copertura di argento della Sacra Immagine: proteggiamo la Chiesa da ogni logica di divisione e rendiamola visibile ad altri. Siamo orgogliosi di avere una nostra Madre così, madre di tutti. E preghiamo perché Maria possa essere orgogliosa di noi.

Bologna, Santuario della Madonna di San Luca
20/03/2022
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