Omelia della Prima Domenica di Quaresima

Gesù affronta il deserto, l’assenza della vita, come avviene nella pandemia e in tutte le pandemie. Il mondo è ridotto a deserto dalla pandemia della guerra, epifania ultima del male che come una tempesta manifesta tutta la forza nascosta nel piccolo seme della divisione, dell’odio, del pregiudizio, della piccola violenza, del nazionalismo che distrugge il nemico, del rancore che legittima qualsiasi scelta. Questi semi sembrano innocui o facilmente contenibili ma portano a frutti terribili. Tutto esplode e solo dopo ci rendiamo conto che è la pandemia. È talmente grande che a volte nemmeno dopo ci rendiamo conto. È avvenuto così per i tanti pezzi della guerra mondiale che abbiamo pensato non ci riguardassero o che fosse impossibile che crescessero.

Ho negli occhi e nel cuore la fotografia pubblicata l’altro ieri sui giornali di un papà, Serhii, che all’obitorio di Mariupol stringe disperatamente al petto il capo di suo figlio adolescente, Iliya, disteso su una barella coperto da un lenzuolo macchiato di sangue. È come una deposizione di Cristo. È un compianto che ci fa piangere e ci coinvolge nel dolore che vogliamo fare nostro. In quel ragazzo ucciso contempliamo il corpo di ogni vittima, frutto amarissimo di una guerra insensata, pericolosa, capace di rendere Caino assassino di suo fratello e in fondo anche della sua stessa umanità. Le vittime ci chiedono anzitutto la preghiera, prima ribellione al male, che ci unisce a quella disperazione, ce la fa capire e vivere, perché sentiamo spiritualmente e quindi fisicamente il grido di invocazione al Padre del cielo che piange più di tutti il suo e ogni figlio ucciso.

Domenica prossima saliremo a San Luca insieme ai nostri fratelli ucraini e alle comunità cristiane ortodosse per affidarci all’intercessione della Vergine perché riconcili i suoi figli tra loro. Cammineremo assieme, unendoci spiritualmente al cammino di milioni di persone che cercano casa, protezione, futuro, accoglienza. Dalla preghiera nasce la solidarietà, per aiutare a uscire dall’inferno e regalare un poco di paradiso attraverso la nostra accoglienza, premura, sorriso. La pandemia della guerra chiede a tutti noi di essere uomini di pace, artigiani di fraternità sempre, fratelli nell’emergenza. E oggi l’unica preghiera, forte, è a Dio: “Fermali!” e agli uomini: “Fermatevi!“.

Il diavolo, cioè il divisore, ci mette gli uni contro gli altri e contro o senza Dio. Il diavolo approfitta delle nostre fragilità, proprio come è avvenuto con il virus! Ci confonde, ci rende irragionevoli, tanto da non sapere distinguere più cosa è falso e cosa è vero. Polarizza le ragioni tanto che non si ragiona più, non si sa parlare amichevolmente, proprio come avvenne ai fratelli di Giuseppe verso di lui. Gesù affronta il male, che ci prova anche con Lui, anzi soprattutto con Lui perché il male attacca chi può vincerlo. Ebbe fame e subito ecco arrivare il diavolo. Il male non perde mica tempo! Non si fa certo riconoscere che fa male, anzi sembra ragionevole, accattivante, in fondo rispettoso del nostro io, anzi, lo enfatizza tanto da renderci solo dei consumatori, mettendolo al centro di ogni preoccupazione. Tutte le tentazioni cercano di isolare l’io dal proprio io rendendoci un consumatore, dal prossimo, piegando il potere alla gloria personale e da Dio, mettendolo alla prova.

Il male divide, illudendo l’io di essere se stesso senza il prossimo e senza Dio. Il peccato è proprio questo: vivere per se stessi, pensare a salvare se stessi senza il prossimo. Siamo fatti per amare, infatti, non per essere isole, individualisti. La guerra stessa inizia quando viene piegato tutto al nostro io, al bisogno personale, alla personale considerazione senza il prossimo.  Non è questo lo sfruttamento della terra, del prossimo, dei propri beni che devono servire al proprio io? Il male ci irretisce con il “pensa per te, sii te stesso”.

Gesù a tutte le tentazioni non risponde con le proprie parole, con uno sforzo eroico, con una rinuncia, ma sempre con la Parola di Dio e con un amore più grande di quello proposto. Lo possiamo fare anche noi. La Parola è una parola di amore che ci protegge dall’illusione di crederci forti da soli, perché il male lo vinciamo non riducendo il nostro io a consumo perché “non di solo pane vivrà l’uomo”. Cosa diventa il nostro io quando pensa solo a sé, quando pensiamo di stare bene consumando, quando assecondiamo quello che ci serve in maniera compulsiva, non rispettando più niente e nessuno, piegando tutto al proprio interesse? Si diventa bruti, si diventa insaziabili. Non di solo pane vive l’uomo. L’uomo è se stesso quando dona.

Il diavolo non si arrende. La pandemia non si vince in una volta! Come le pandemie, prove che crediamo facilmente di superare e di potere stare bene una volta per tutte. Il diavolo tenta con il potere personale, con la gloria del mondo a qualsiasi prezzo e sempre individuale. Quanta divisione genera la logica del potere, la ricerca della propria gloria che diventa ossessione, perché l’altro diventa un concorrente, una minaccia, un pericolo! Quante stragi di innocenti per piccoli re che sono prigionieri della logica del potere! Per il potere si adora il diavolo e non si riconosce più il prossimo. Chi adora Dio è libero perché è un legame di amore.

Vediamo le conseguenze della logica del potere, che si ritorce sempre in realtà contro chi la cerca e ne finisce prigioniero. Il diavolo, infine, tenta di rovinare il rapporto con Dio, facendone non più un padre che mi protegge, l’amore cui legarsi, ma motivo di esibizione personale, piegato alle nostre volontà. Il diavolo vuole fare crescere la diffidenza per cui deve lui seguire noi e non viceversa.

Vinciamo il tentatore come Gesù, vincendo l’amore per noi stessi con la parola di amore che Dio ci rivolge. La Quaresima, e questa Quaresima così drammatica, è proprio il tempo in cui combattere il male, con la forza di Gesù che il pane lo spezza per gli altri, che ci indica il vero potere e la vera gloria che è quella del servizio e di dare gloria al prossimo amandolo, affidandosi fino alla fine al padre, pur nell’angoscia del buio e del sentirsi abbandonato ma nella certezza che nessuno potrà rapirci dalle sue mani. La fede non ci rende invulnerabili, ma come Gesù forti nelle tribolazioni della vita che possiamo sconfiggere perché uniti a Dio.

Cattedrale di Bologna
06/03/2022
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