Mercoledì delle Ceneri

Oggi capiamo con più chiarezza l’importanza della Quaresima, tempo desiderato perché di speranza e che ci invita a combattere contro il male. Spesso, proprio come è successo con le pandemie, facciamo fatica a riconoscerlo. Il benessere illude: è come il cloroformio che fa credere di essere quelli che non siamo, cancella la percezione dei problemi, illude con un ottimismo a poco prezzo, inala un’euforia dissennata. Finisce il cloroformio e sentiamo tutti i dolori, le conseguenze di non avere combattuto contro il male.

Chiediamo perdono: abbiamo permesso che la stanza del mondo si riempisse di tanta energia di guerra, dalla violenza dell’odio verbale al razzismo; dal disinteresse pratico che offende chi è nel dolore al disprezzo della vita per celebrare solo la propria e solo il presente. Ci accorgiamo adesso che basta una scintilla per causare una tempesta che poi, come sempre il male, non rispetta più nessuno e rende tutti, come siamo, vulnerabili. E la stanza del mondo è una sola! Abbiamo poco combattuto il male, la cultura della morte. Spesso ci siamo messi a combatterci tra di noi, curando la personale considerazione e non la soluzione delle difficoltà, imponendo le proprie idee credendole uniche e valide solo perché nostre. Ci siamo accontentati di sentirci dalla parte della verità, l’abbiamo resa un’ideologia e non abbiamo più ascoltato, dialogato, ma giudicato a distanza e senza la misericordia, che è la verità di Dio. L’unica verità, infatti, è fermarsi ad aiutare l’uomo mezzo morto, non passare oltre credendo di stare nel giusto. Gesù non ha mai detto a chi soffre: “Te lo avevo detto”, giudicando senza aiutare, ma Gesù aiuta senza giudicare, butta le braccia al collo senza riserve al figlio che ha sbagliato tutto. L’unica verità è che è tornato in vita, è l’amore!

La Quaresima, allora, non è affatto un esercizio di perfezione individuale, ma lotta per la luce, contro le tenebre. Ci aiuta a rientrare in noi stessi, non ad uscirne! Perdiamo, allora, quello che ci fa male e così capiamo cosa ci piace e ci fa bene! San Francesco, quando cambiò vita, trovò la gioia e scoprì che era amaro il dolce pensare a sé e che aiutare il lebbroso, che gli sembrava amarissimo, divenne motivo di tanta dolcezza nel cuore.

Nella Quaresima ci confrontiamo con la vita vera, con le pandemie, e capiamo anche come non sono un evento straordinario. Quello che è straordinario è esserne protetti, perché vulnerabili al male lo siamo e lo saremo sempre. Siamo invitati a combattere il male, iniziando da ciascuno di noi, per disinquinare il mondo, per vincere il deserto, per spezzare le catene di vendetta. La Quaresima è un invito, debolissimo a ben vedere, rivolto a ciascuno di noi personalmente e insieme. Io e noi. Cambiare il mio cuore mi aiuta a sentirmi parte di questo popolo che cammina con me e a renderlo forte. Convertirsi significa ricostruire la fraternità che il male distrugge, combattendo ogni divisione perché queste producono violenza e mettono il fratello contro il fratello oppure senza il fratello. Proprio come è successo nella pandemia, se io vinco il male – e il male si può vincere! – il mondo è più forte. Siamo custodi l’uno dell’altro e mi prendo cura del prossimo, stando attento per me e per lui. Quando non lo facciamo, il male vince, come avvenne per Caino.

In un mondo così segnato dalle divisioni cambiare significa diventare artigiani di fraternità, con tutti e sempre, combattendo il suo contrario che sono la divisione e l’individualismo. Siamo per davvero e sempre sulla stessa barca e ci salviamo solo assieme. Io mi salvo se amo, non se mi amo. Io sto bene non se sto bene io ma se aiuto a stare bene e così stiamo bene assieme. Ecco il senso della Quaresima in questo mondo pieno delle macerie di tante ipocrisie, di tempo perduto, di occasioni sprecate, di proponimenti non perseguiti perché ci siamo compiaciuti di dirli e non ci siamo umiliati a renderli veri. Scegliamo di essere artigiani di fraternità per costruire e difendere l’unica ragione che è la pace.

Chi usa il male, addirittura il male ultimo che è la guerra, madre di morte e che genera solo morte, perde qualsiasi ragione e diventa solo un assassino. Condannare la guerra richiede, però, di cambiare il cuore e non farsi coinvolgere dalla logica della guerra. È il disarmo che vince il riarmo. Bisogna avere fretta di imporre il dialogo e di aiutarlo, con forza, unità, intelligenza. Ci mettiamo in ginocchio davanti a chi ha in mano il potere di decidere: fermatevi, cercate la via del dialogo. Davvero i nazionalismi deformano i cuori e rendono ciechi, armano le mani tanto che finiscono per stringere le spade. Ama per davvero la propria nazione solo chi ha un amore identico per l’unica nazione che è l’umanità intera. Ed è questo che noi dobbiamo fare, far crescere la fraternità, ritesserla perché è lacerata.

Cosa fare? “La pace non è una terapia psicologica, né l’effetto di qualche slogan efficace, né una tecnica di autocontrollo. La pace che Cristo porta non è una ricetta per un’evasione individualistica o per una realizzazione agonistica. Non vi può essere pace nel cuore dell’uomo che cerca pace solo per se stesso. Per trovare la pace vera dobbiamo desiderare che gli altri abbiano pace come noi e dobbiamo essere pronti a sacrificare qualcosa della nostra pace e della nostra felicità affinché gli altri abbiano pace e possano essere felici”, diceva Thomas Merton. La conversione è scegliere di costruire a qualsiasi prezzo la pace, disarmando i cuori e vivendo da fratelli tutti!

In questo cammino lungo – non si cambia in un giorno! – lasciamoci aiutare dalle opere della penitenza quaresimale, cioè la disciplina concreta per cambiare. Vogliono dire anche che si può cambiare e che dipende da noi, che il male che scatena la pandemia non è l’ultima parola.

L’elemosina è la piccola e concreta solidarietà. Possiamo regalare i nostri sentimenti di amore verso il prossimo. Diamo in elemosina il tempo, regalandolo agli altri, anche per smettere di perderlo. Il tempo di amare non è mai perduto. Diamo quello che solleva il prossimo e che affronta la causa della sofferenza. Elemosina significa essere gratuiti, cioè non calcolare quello che serve a me ma scegliere quello che serve a lui, come fece il samaritano con l’albergatore. L’elemosina richiede di donare senza contraccambio, senza paternalismi e esibizioni, solo per amore. È elemosina donare un posto a chi scappa dalla guerra o dalla fame. È elemosina dare visite, tempo e cuore, vera protezione a chi è affetto da solitudine, sofferenza che rende insostenibili tutte le malattie, anticamera della morte. Elemosina è un gesto di fiducia per il futuro, come regalarne un piccolo anticipo.

La preghiera. Significa restare con il Signore, ascoltare la sua Parola, aprirgli il cuore. Preghiamo da soli e assieme. Ognuno nella stanza del suo cuore e ognuno nella fraternità che si ricompone attorno al nostro Signore. La preghiera ci fa vivere fisicamente la sofferenza del prossimo, ci fa piangere con chi è nel pianto, ci fa essere vicini a chi portiamo davanti al Signore. Pregare ci libera dalla paura, dai pensieri violenti perché ci fa sentire l’abbraccio di Dio alla nostra miseria, ci fa capire che noi possiamo aiutare Dio, ci fa diventare davvero grandi e fare cose grandi. Non preghiamo Dio perché stia dalla nostra parte ma perché noi stiamo sempre dalla parte della pace, dove sta Lui.

Infine il digiuno, per liberarci da tutto ciò che fa male a noi e agli altri. Digiuniamo dalle parole vane, dai giudizi temerari, dall’esibizione di sé che non ci fa ascoltare il prossimo, dal calcolare le convenienze e fare quello che serve a noi, dal piegare tutto al proprio io. “Non stanchiamoci di fare il bene” è il titolo del messaggio di Papa Francesco. Non stanchiamoci perché, se non desistiamo, a suo tempo mieteremo e anche se il cammino è lungo arriverà la primavera.

Signore, insegnaci a convertire il nostro cuore perché ricostruiamo la fraternità che il male distrugge. Tu conosci il nostro peccato e per Te nessuno è mai perduto. Tu vuoi la conversione perché vuoi la vita e la gioia. Insegnaci a temere il tuo giudizio, per non avere paura di amare tutti. Liberaci dall’illusione di restare quelli di sempre, dalla rassegnazione e dallo sconforto per cui niente vale la pena. Insegnaci a curare la fraternità tra noi e con tutti, a tessere relazione e amicizia, perché la terra diventi di nuovo un giardino per tutti, dove ognuno è importante e bello perché amato da Dio. Così sia.

Bologna, Cattedrale
02/03/2022
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