Questo giorno è intimamente legato alla festa di Tutti i santi. Essi illuminano di speranza il ricordo di chi è scomparso, memoria sempre dolorosa, qualche volta insopportabile. L’assenza infatti è atroce, soprattutto quando chi manca è una persona importante. Infatti il vero amore reclama la presenza, aspetta l’incontro, desidera il contatto. Quando qualcuno non c’è più come accettarne l’assenza? La santità ci aiuta a capire oggi quello che vivremo e saremo domani. Essa è quanto abbiamo di più personale, originale, che sta dentro di noi, è il nostro vero io che troviamo solo lasciandoci amare da Colui che è santo e amando come Lui ci ama. La santità non è la perfezione, deformazione ipocrita di uomini che confidano nella legge, nelle proprie opere e non nell’amore. Essa ci aiuta a comprendere quello che non finisce e che abbiamo scritto nella nostra anima e nel nostro corpo. Ecco, la santità è l’amore nel quale i nostri cari vivono.
Ogni uomo ha l’intuizione che la vita non finisce, sente il bisogno di eterno. Giobbe, provando la vanità del vivere, lo esprime con la sua richiesta: “Se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, per sempre si incidessero sulla roccia!”. I nostri nomi sono incisi nella roccia dell’amore di Dio. La fede aiuta a vedere quello che noi non vediamo eppure sappiamo esiste. Nel Credo confessiamo la resurrezione dei morti e la comunione dei santi, il legame stretto che unisce quanti camminano ancora su questa terra ai tanti fratelli e sorelle che hanno già raggiunto l’altra dimensione della vita, che sono nati, sempre dolorosamente, a quella che non finisce.
Dio non risponde alla domanda del futuro con una prova teorica, ma con la sua scelta – davvero divina – di nascere pur sapendo che anche per Lui se c’è la data di inizio questa porta con sé anche quella della fine. Noi siamo come i due discepoli sulla strada di Emmaus, che hanno visto l’evidenza della morte, hanno qualche informazione di speranza ma non sufficiente a liberarli dalla propria rassegnata delusione. Sono prigionieri anche loro dello scandalo della croce: Dio che soffre e muore, il Messia che attraversa anche lui il buio e l’abbandono della morte. I discepoli quando Gesù parlava della sua morte restano in silenzio, non vogliono chiedere nulla oppure si intristiscono come nell’orto degli ulivi e si addormentano sconfortati di fronte a qualcosa di troppo grande e inaccettabile. Altre volte ascoltano la confidenza di Gesù sul suo futuro ma si mettono a discutere tra loro su chi fosse il più grande, scegliendo di non pensare, di credere di risolvere esercitandosi nei confronti, cercando risposta nell’affermazione della propria forza, forse pensando che erano solo pensieri pessimisti di Gesù.
Il pensiero del cielo, in realtà, ci aiuta a vivere sulla terra. Guardare in faccia la morte non significa intristirsi, ma vincere la tristezza, perché fare finta, illudersi, ingolfare la vita di attività o di sensazioni non risolve il problema della vita stessa, del suo perché e finisce per annichilirci. Senza il futuro si vive affogati nel presente e si cerca di renderlo eterno. E questo non è possibile. Ecco perché i santi vivono pienamente in questa terra e ci aiutano a vedere quello che non finisce. Quello che siamo dura se lo doniamo. I romani pensavano che la vita finisse proprio quando nessuno si ricorda più di te. Anche noi lo diciamo, di fatto, spesso di qualcuno che è morto: tu vivrai in me, non ti dimenticherò. Dio ci chiede di non dimenticarci degli altri anche prima che non ci sono più, di ricordarci di coloro che sono scartati, di dare importanza a chiunque perché solo l’amore rende preziosa ogni vita e il non amore fa sciupare anche i doni più belli. Qualche volta si parla bene di qualcuno o si cerca il suo valore solo dopo che non c’è più. Il Signore ci insegna a farlo sempre, fin da adesso, perché la sua volontà è non perdere nulla di quanto gli è stato dato. Lui ricorda e ci insena ad amare quello che altrimenti è perso. Perfino i capelli del nostro capo sono contati. Tutto ha valore.
Ricordarsi del limite della vita ci rende consapevoli del poco che siamo, di quanto è scandaloso perdere tempo, a pronunciar subito parole che poi possono mancare davvero tanto. Pensando alla nostra fragilità capiamo che non vale la pena litigare per nulla, che è meglio piantare alberi che noi forse non vedremo ma altri sì. E’ dal comportamento in questa vita che si determina ciò che gioverà per l’altra e quello che giova all’altra ci fa vivere bene in questa! L’altro mondo, verso il quale procede la nostra vita, possiamo già oggi consolidarlo in noi vivendo per gli altri, uniti nella comunione dei santi. Il mondo è un riverbero, un riflesso della prima ed unica luce, “rivelazione naturale di una straordinaria ricchezza e bellezza, la quale doveva essere una iniziazione, un preludio, un anticipo, un invito alla visione dell’invisibile Sole”, scriveva Paolo VI. L’eterno, scrive Ratzingher nelle più belle pagine del suo libro su Gesù, é la vita vera: “L’espressione ‘vita eterna’ non significa la vita che viene dopo la morte, mentre la vita attuale é appunto passeggera e non una vita eterna. ‘Vita eterna’ significa la vita stessa, la vita vera, che può essere vissuta anche nel tempo e che poi non viene più contestata dalla morte fisica. E’ ciò che interessa: abbracciare già fin da ora la “vita vera”, che non può essere distrutta da niente e da nessuno”.
Signore, la vita con te non è spenta dalla morte, il nostro giorno non conosce tramonto. Resta con noi, illumina con la luce della tua resurrezione la notte del dolore e della morte, accendi i nostri cuori con la passione del tuo amore. Signore, tu sei la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto. Il tempo degli uomini trova senso ed eternità in te, che ti sei degnato di nascere debole e povero perché tutti abbiano la vita. Ti ricordiamo tutte le persone i cui nomi portiamo nei nostri cuori, ti affidiamo quanti sono morti nella solitudine e nell’abbandono, certi che oggi cantano con Te la gloria a Dio che ama gli uomini e che li libera dall’ombra della morte.
Commemorazione di tutti i Defunti
02/11/2017
