Solennità di Ognissanti

I luoghi ci aiutano a capire la nostra vita. Ne abbiamo bisogno, perché la vita non è virtuale, senza tempo e senza contesto. Il cimitero è entrare nell’altra città degli uomini, quella città che ricorda il nostro passato, che conserva i nostri cari, le radici più profonde della nostra storia, personale e comune e ci apre al futuro. I nostri cari ci sono vicini e ci ricordano di non perdere mai di vista la meta ultima della vita che non è la terra. Oggi è la festa di tutti i Santi, degli uomini santi non dei super uomini che celebriamo regalando loro tanta attenzione e informazione. E’ la festa dei piccoli, degli uomini buoni che hanno creduto all’amore e lo hanno vissuto. Di quelli che non si sono fatti grandi gonfiandosi dell’orgoglio, ma hanno voluto bene. Diceva Mazzolari che non è la festa della bontà, perché troppo vaga o generica e della quale, aggiungeva, se ne parla di più quando ce n’è poca. E’ il ricordo degli uomini che sono stati buoni perché hanno voluto bene.
Questo ci consola per il passato, perché l’amore resta e questo ci permette di guardare al futuro. Siamo consapevoli, come recita il Prefazio, che ci rattrista la certezza di dover morire ma ci consola promessa dell’immortalità futura. Il tempo eterno, dilatato, che viviamo qui ci aiuta non perderlo! E vogliamo essere uomini di speranza che cercano il futuro preparandolo oggi, scegliendolo nel presente, affidandoci alla provvidenza di Dio Padre.
La santità è quello che ci unisce tra noi e che ci unisce con i santi del cielo. Tra essi anche i nostri cari. La santità è ciò che abbiamo di più personale: è l’anima, il nostro io profondo fatto a immagine di Dio. Essere santi non vuol dire non sbagliare, ma amare come Lui ci ama, scoprendo l’amore di Dio nella nostra vita, comunicandolo, riconoscendolo nel nostro prossimo. I santi si affidano all’amore perché sentono in loro quello di Dio. In cielo la comunione sarà piena. I santi non sono solitari, ma fratelli che si amano. Siamo santi, luminosi di gioia.
Diceva San Papa Giovanni XXIII “Aspettare tutto quaggiù dalla terra, da questa misera terra, che é semplicemente luogo di passaggio o campo di prova, é un inganno. Non abbiamo qui permanente città per il nostro soggiorno, noi dobbiamo anelare alla patria vera che é la futura. Una delle illusioni più comuni é quella di stabilirci quaggiù come eterni padroni del pugno di terra su cui teniamo i piedi: di vivere e considerarci come proprietari e non come semplici conservatori di beni che sono forniti all’uomo a comune sostentamento secondo gli ordinamenti di una giustizia divina e umana. La quale, per altro, anche quando venga applicata, lascerà pur sempre in piena efficienza il precetto del Signore, che impone all’uomo di amare il prossimo in spirito di soave ed assoluta fraternità. Il cristianesimo non é quel complesso di fattori opprimenti di cui favoleggia chi non ha fede: ma é pace, é letizia, é amore, é vita che sempre si rinnova, come il segreto pulsare della natura all’inizio della primavera. Dobbiamo affermarlo con la stessa sicurezza degli apostoli e voi dovete esser convinti, come del più bel tesoro che solo può impreziosire e rasserenare la quotidiana esistenza. La fonte di questa gioia é il Signore risorto, che affranca gli uomini dalla schiavitù del peccato e li invita ad essere con lui una nuova creatura, nell’attesa dell’eternità beata. In tutto il tempo pasquale la Chiesa farà risuonare il festoso annuncio: “Il Signore é veramente risorto!”. Questo si deve dire anche di ciascuno dei suoi fratelli: “E’ veramente risorto!” chi era in peccato! Sono risorti i dubbiosi, i diffidenti, i paurosi, i tiepidi! Sono risorti i tribolati, i dolenti, gli oppressi, i miseri!”. (Giovanni XXIII)
 “Signore tu sei la vita senza fine nella patria per tutti gli uomini che tu stesso hai preparato. Tu sei la lampada della casa che illumina dolcemente, sei il giorno che non conosce tramonto; tu sei la luminosa stella del mattino. Tu sei la casa di tutti i poveri, gli stanchi e gli affaticati; tu sei il pastore del gregge disperso, che raduni dalla divisione, fonte di misericordia e di pace; tu sei dolcezza infinita. Tutti coloro che ti appartengono ti seguono là dove tu sei, e tu ci sei per sempre, non vai più via, dirigi in eterno la danza dei tuoi figli sui prati gioiosi”.  (Quodvultdeus)

31/10/2017
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