Lunedì 19 giugno ore 21

«Alfabeto per l’umano», primo appuntamento a S. Stefano

A Santo Stefano il primo incontro con l'Arcivescovo, don Luigi Verdi e il cantautore Niccolò Fabi

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Lunedì 19 alle  21 un incontro a Santo Stefano fra l’Arcivescovo, il cantautore Niccolò Fabi e don Luigi Verdi sul tema «Perdere/trovare»

Una formula nuova, un ciclo di incontri aperti a tutti in cui, con musica dal vivo, filmati e parole, ci si fermerà a guardare, a guardarsi, a cercare un “Alfabeto per l’umano”, dopo il tempo della pandemia che ci ha cambiati, che ha cambiato il mondo.

L’alfabeto posto nel titolo è quella ‘tecnologia dell’intelletto’, sistema che ci permette ancora di parlare, di credere, di scegliere per la bisaccia del futuro poche cose, esperienze che possano servire a giovani e a adulti, a tutti. Che possano soprattutto significare, ancora. Oggi. Il dialogo del sottotitolo spiega come quell’alfabeto ci renda reciprocamente comprensibili: termine antico (dia- ‘attraverso’, lógos ‘parola’) esso significa anzitutto l’arte di un incontro, l’attraversamento di un territorio speciale in cui si incrociano lingue e pensieri diversi, le ragioni degli uni e degli altri. Perché comprendere comincia dal comunicare, dal ‘tradurre’ le ragioni nostre e degli altri. Non come nella lotta però, schierati e ostili, ma disarmati, con un cuore per orecchio. Perché il dialogo è l’unica via possibile, la sola alternativa a Babele. Una Babele di indifferenza, egocentrismo, di lingue dominatrici «d’un solo labbro».

Nelle serate si metteranno a confronto –  nel bellissimo chiostro di Santo Stefano, nel cuore di Bologna, guidati sapientemente dal giornalista Massimo Orlandi e fra immagini e musica – un cardinale: don Matteo Zuppi; un prete speciale: don Luigi Verdi della Fraternità di Romena in Toscana e un laico d’eccezione. Nella prima serata, dedicata ai verbi “Perdere/trovare”, con loro ci sarà Niccolò Fabi (il 19 giugno alle ore 21); mentre il 6 luglio alla stessa ora ci sarà Francesco Guccini sulla parola “Memoria”.

Verbi e nomi: il movimento libero del verbo, la sostanza concreta del nome. Per un vocabolario nuovo, per riscoprire ciò che ci mantiene umani. Perché solo il dialogo – che è un’arte delicata, da imparare – guarisce la fame di significato, le guerre del cuore, le solitudini del nostro tempo.

Il pane necessario da mettere nello zaino per il tempo che viene, da assaporare insieme a compagni (cum-panis) di viaggio, a testimoni speciali che, a partire da ciò che hanno scavato nella loro esperienza, distillano parole discrete nel fiume frettoloso di un mondo di mille voci, spesso inutili. Poche sillabe necessarie per vivere, non solo per stare al mondo. Dunque: un minimo comune multiplo, non il massimo comun divisore: per crescere in umanità.

L’esergo è significativo, dello scrittore Eduardo Galeano “Se voi non ci farete sognare, noi non vi faremo dormire” e dice un po’ il senso e la sfida di questa nuova avventura: perché non c’è casa senza desiderio di stare e non c’è futuro senza lo slancio di un cuore acceso, un sogno sognato, la visione bella e condivisa di un mondo nuovo, possibile. Come scriveva Nelly Sachs, allora: “Se i profeti irrompessero /Per le porte della notte, /incidendo ferite di parole /nei campi della consuetudine, /riportando qualcosa di remoto /per il bracciante che da tempo a sera ha smesso di aspettare. / Se i profeti irrompessero / per le porte della notte/ e cercassero un orecchio come patria. /Orecchio degli uomini ostruito d’ortica /sapresti ascoltare?”.

Giuseppina Brunetti

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