Martedì 26 marzo

Don Nicolini, la Messa nel trigesimo della scomparsa

Un ricordo del sacerdote ad un mese dalla morte

La liturgia sarà celebrata alle 18.30 nella chiesa di Sant’Antonio di Padova alla Dozza

Un ritratto a tutto tondo, quello che venerdì 8 marzo la trasmissione «Dentro La Città» di Tri Bologna (canale 15) ha realizzato su don Giovanni Nicolini, scomparso la mattina del 26 febbraio. Con un testimone d’eccezione: don Andrés Bergamini, fratello delle Famiglie della Visitazione, parroco della Beata Vergine Immacolata e di Sant’Andrea della Barca e nipote di don Nicolini.

Ricordi preziosi, quelli che don Andrés ha condiviso in trasmissione, tra la vita quotidiana, le amicizie e gli incarichi ufficiali dello zio. Incarichi che si sono susseguiti sin da quando, negli anni Settanta, era arrivato a Bologna dopo il Baccellierato a Roma e l’amicizia con Giuseppe Dossetti. Direttore della Caritas, fondatore e presidente della cooperativa sociale per il recupero delle persone con tossicodipendenza «Il Pettirosso», vicario curato del Policlinico Sant’Orsola: un uomo che ha fatto dell’opera per la comunità una missione di vita, sempre accanto agli ultimi. «Aveva anche una particolare capacità di dialogo con le persone più lontane – così osserva don Bergamini – e con quelle di altre religioni. Sempre portatore di un messaggio di apertura e accoglienza». Le parrocchie che ha guidato nel bolognese; l’ospedale Sant’Orsola e il dialogo sui temi della bioetica; il carcere della Dozza e le attività coi detenuti: un’umanità varia e vivace, che don Nicolini accoglieva anche tra le mura di casa. «Tutta la nostra famiglia aveva una dimensione molto più ampia, dai confini sempre larghi e accoglienti – ricorda ancora don Andrés – perché lui era così: voleva bene alle persone e le portava alla nostra tavola».

Una rete di rapporti e di dialogo che don Giovanni ha tessuto fino ai suoi ultimi giorni e che si è vista in quello dell’ultimo saluto: una Cattedrale gremita, che ha testimoniato il segno profondo che don Nicolini ha lasciato nella vita e nel cuore di molti. «E non si viene in tanti se non c’è un profondo affetto» afferma, intervistato sempre da Trc Romano Prodi, che ha conosciuto don Giovanni ai tempi dell’Università. Tantissimi i messaggi, le email, le testimonianze: «Che ci hanno mostrato un orizzonte molto più esteso di quello che potevamo immaginare che don Giovanni frequentasse – hanno osservato don Giuseppe e don Francesco Scimè –. Tante persone, anche lontane dalla fede, che ci hanno confidato che per loro don Nicolini è stato decisivo per le scelte della loro vita».

Empatia, curiosità, ascolto. E poi un don Nicolini privato: dalle sue passioni, come quella per la cucina e per la famiglia, alle sue paure. «Ogni tanto lo diceva che ciò che lo spaventava era proprio la morte – confida don Andrés – che però negli ultimi tempi aspettava, desiderava. Per incontrare il Signore, e i suoi fratelli più giovani». In un mondo che aliena e divide, l’eredità di don Giovanni è un amore concreto e profondo verso tutti: un amore che non muore.

Margherita Mongiovì

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