1 gennaio 2020

La Marcia della Pace e dell’accoglienza

Anche l'arcivescovo al tradizionale appuntamento nel centro storico di Bologna

BOLOGNA – Mercoledì 1 gennaio 2020 si celebra, per iniziativa della Chiesa, la 53a Giornata mondiale della Pace, sul tema «La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica».

Come da tradizione, a questo tema e al Messaggio di Papa Francesco su di esso sarà in particolar modo dedicata la celebrazione eucaristica che il cardinale Matteo Zuppi presiederà alle 17.30 in Cattedrale. Alle 15, lo stesso Cardinale parteciperà alla 5a «Marcia della pace e dell’accoglienza», che ha come slogan «Città aperte e solidali». Partirà da Piazza VIII Agosto alle 15.30 e giungerà alle 17 in Piazza del Nettuno, dove parlerà Cecilia Strada.

La marcia è promossa dal Portico della Pace, che riunisce un gran numero di associazioni.«Abbiamo promosso questo appuntamento – spiegano gli organizzatori – perché in certi casi bisogna esserci, insieme, per dire basta alle parole e ai gesti di odio, che feriscono i più deboli ma fanno male a tutti. Perché ci si salva soltanto insieme, sempre: dai pericoli del mare, dalla condizione di bisogno, dai rischi per la democrazia, che è un bene superiore che appartiene a tutti. Lo abbiamo sempre fatto, in questa Città, in questo territorio». «È la nostra ricetta proseguono –: tirarsi su le maniche e lavorare insieme, per costruire lavoro, per dare diritti, per aiutare chi resta indietro. Rispettandosi a vicenda. Con semplicità, intelligenza, gioia di vivere. Questo vuol dire essere bolognesi, appartenere a questa terra, a prescindere dal luogo in cui si è nati. Orgogliosi insieme, vecchi e nuovi cittadini, di ciò che abbiamo alle spalle.

Ci hanno insegnato che non si sta in pace da soli ma si fa la pace, tra due o più persone. E la pace non piove dal cielo, ma la si costruisce insieme, dal rapporto con i familiari e il vicino di casa, al rapporto tra stati e popoli». «E fare pace significa, ad esempio – dicono ancora – spendere i soldi di tutti non per comprare armi, ma per tener su un Paese che crolla e costruire scuole. Significa dare casa e lavoro a chi non ce l’ha, dare una mano a chi non ce la fa, ridare dignità a chi sembra averla perduta. Riportare parole e gesti gentili, bellezza, allegria nel territorio in cui viviamo. Camminare insieme in questa direzione, insieme nelle piazze. Si è data la stura, irresponsabilmente, a tanti cattivi spiriti che hanno già fatto malissimo a questo Paese e non sarà semplice rimetterli nel vaso. Ma insieme possiamo farlo. Possiamo costruire “Città aperte e solidali”. Possiamo ritornare ad avere e a dare fiducia».

In allegato la locandina della manifestazione.

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