Pellegrinaggio comunione e pace

Don Piotr Zelazko racconta le conseguenze della guerra per i cristiani israeliani

«Cerchiamo di essere sempre con chi piange, con chi soffre, perché le lacrime delle madri non hanno bandiera»

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GERUSALEMME – Don Piotr Zelazko, Vicario Episcopale per la comunità Cattolica di lingua ebraica in Israele, ha raccontato delle conseguenze della guerra per i cristiani israeliani. Il dolore per i caduti, per i feriti, per i rapiti, condiziona fortemente la vita delle comunità.

«È per me una grande gioia e una grande sorpresa che i pellegrini siano tornati in Terra Santa. Sono un segno della speranza che la guerra presto finirà. Il nostro Vicariato di San Giacomo raccoglie i cattolici di espressione ebraica, divisi in sette comunità distribuite in Israele, parte di questa bellissima chiesa di Gerusalemme. Cerchiamo di creare i ponti fra il mondo ebraico e il mondo cattolico».

«Io prego ogni sera con le madri i cui figli sono nell’esercito: sono i nostri ragazzi, i nostri figli. Chiediamo che possano tornare a casa e che la guerra finisca presto. Il 7 di ottobre per tutti noi è stato uno shock. La nazione si è sentita profondamente ferita e così anche noi. Io, come vicario, ho partecipato a tanti funerali di israeliani collegati alle nostre famiglie. Quasi tutti hanno qualcuno in famiglia o tra gli amici ferito o ucciso o rapito. Come cristiani cerchiamo mettere da parte la prospettiva di vendetta, di rabbia. Forse è troppo presto per parlare di perdono. È necessario tempo, perché la ferita è molto profonda. La prospettiva cristiana deve abbracciare tutti quelli che sono toccati da questo conflitto. Cerchiamo di essere sempre con chi piange, con chi soffre, perché le lacrime delle madri non hanno bandiera, non hanno nazionalità e noi come cristiani dobbiamo offrire una luce per tutti».

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