Domenica 28 maggio nel Santuario della Beata Vergine di San Luca l’Arcivescovo ha celebrato la Messa in suffragio di Mons. Ernesto Vecchi nel primo anniversario della morte.
Nella domenica di Pentecoste, culmine del tempo pasquale, l’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica nel Santuario della Madonna di San Luca. L’occasione era data anche dal desiderio di ricordare mons. Ernesto Vecchi, nel primo anniversario della sua morte. Si è così rinnovata in modo suggestivo la possibilità di essere uniti insieme nello stesso luogo con Maria.
“Gli apostoli pieni di Spirito – ha ricordato il cardinale – si mettono a parlare con tutti, estranei, diversi, confusi come la Babele di questo mondo. Sono pieni di uno Spirito che è fuoco, che fa ardere il cuore. In questo mondo ferito, confuso, incerto, dove le persone non si capiscono tra loro perché ognuno parla la sua lingua, c’è bisogno di cristiani che parlano con tutti la lingua dell’amore, la lingua di Abele e non quella di Caino, la lingua di Dio, quella che si parla in cielo, quella del futuro che possiamo già usare oggi”.
Il Santuario della Madonna di San Luca era una delle mete predilette di mons. Vecchi nelle sue frequenti escursioni in bicicletta che segnarono quasi tutta la sua vita e una coincidenza provvidenziale ha voluto che pochi giorni prima della sua morte fosse proprio lui, a nome del Cardinale assente per impegni CEI, a impartire in piazza Maggiore la solenne benedizione ai bolognesi con la Madonna di San Luca. Il Cardinale ha dedicato alcuni passaggi dell’omelia – che pubblichiamo integralmente nel nostro canale YouTube – al ricordo del vescovo ausiliare emerito: dal suo servizio di parroco al Cuore Immacolato, fino all’esperienza del Congresso Eucaristico del 97 che lo vide organizzatore del grande evento giovanile che diede a Giovanni Paolo II la possibilità di riconoscere i valori espressi anche nella musica di Bob Dylan, orientandoli all’Eucaristia e al soffio dello Spirito. Fino agli episodi meno noti della sua singolare amicizia con Marcella Di Folco, che già sottoposta a chemioterapia volle fargli visita per renderlo partecipe del suo dramma esistenziale.
Ma ha ricordato anche il suo carattere schietto e sanguigno: “Nel collegio apostolico – scriveva Vecchi, citato dal Cardinale – hanno trovato posto tanto Filippo e Andrea, uomini aperti alla mediazione e al dialogo, quanto Giacomo e Giovanni, gli intolleranti figli del tuono. Nella dinamica ecclesiale – che recepisce l’azione dello Spirito Santo – ciò che è importante è parlare chiaro, con libertà e parresia, ma anche ascoltare con umiltà le ragioni degli altri, per approdare insieme verso la missione”. E concludeva: ““Desidero solo una cosa: essere segno e strumento di comunione anche se la mia caratteristica di figlio del tuono (Mc 3, 17) potrebbe far pensare il contrario”.