Nel santuario di Santa Maria della Vita

La prima memoria della beata M. Rosa

Visse 24 anni ricoverata al Bellaria

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“È vissuta ai margini della Chiesa e della società, ma ha dilatato la sua anima e la sua missione fino ai confini della terra”.

A 50 anni esatti dalla morte, la diocesi di Bologna ha fatto memoria giovedì scorso della beata Maria Rosa di Gesù, che recentemente Papa Francesco ha inserito nel calendario proprio dei nostri santi.

La solenne celebrazione ha avuto luogo nel Santuario di Santa Maria della Vita, luogo al cuore della città particolarmente deputato alla preghiera per gli ammalati ricoverati negli ospedali e nelle case di cura della diocesi, per ricordare questa donna che è stata internata per 27 anni nell’Ospedale Bellaria a causa della contagiosa malattia polmonare che l’ha colpita giovanissima.

La celebrazione è stata presieduta – in rappresentanza dell’Arcivescovo impegnato nella visita pastorale – dal vescovo emerito di Carpi mons. Francesco Cavina che nell’omelia ha ripercorso le ragioni profonde che hanno orientato la vita di questa religiosa che nell’isolamento forzato in cui è stata costretta a vivere ha saputo scoprire le ragioni di una vita bella, piena di senso e carica di bene. 

L’intenso momento di preghiera è stato curato con entusiasmo dai volontari dell’Unitalsi che hanno così inteso onorare anche una malata pellegrina che più volte è stata accompagnata dall’associazione a Loreto e una volta a Lourdes. Prima della celebrazione Suor Gabriella Bertot ha tenuto una breve presentazione sulla figura di Rosa Pellesi.

La Congregazione delle Francescane Missionarie di Cristo ha fatto consegnato al rettore dom Lazaro di una reliquia della Beata, in modo che la sua presenza sia particolarmente percepita nel santuario della Vita.

E in ricordo di un miracolo accaduto dopo un pellegrinaggio a Loreto con l’Unitalsi è stato benedetto l’olio votivo in piccoli vasetti.

Al Santuario della Vita è allestita fino all’8 dicembre una mostra sulla vita della beata: la mostra resterà poi a disposizione delle comunità che ne faranno richiesta all’Unitalsi bolognese.

“Il cristianesimo – ha detto mons. Cavina, concludendo l’omelia – tornerà ad essere significativo” non perché capace di incidere con mezzi potenti, “ma perché porta Cristo nella vita delle persone, rendendola più buona e vera. “La beata Maria Rosa Pellesi ci insegna che nel mondo  incide chi ama Gesù”.

 

Qui il testo completo dell’Omelia di mons. Cavina

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